Il blog di Antonio Tombolini

Amare Giacomo, ovvero: Liberismo Leopardiano

A

Giacomo Leopardi

Chi mi chiedesse quanto e fino a qual segno la filosofia si debba brigare delle cose umane e del regolamento dello spirito, delle passioni, delle opinioni, de’ costumi, della vita umana; risponderei tanto e fino a quel punto che i governi si debbono brigare dell’industria e del commercio nazionale a voler che questi fioriscano, vale a dire non brigarsene nè punto nè poco.
E sotto questo aspetto la filosofia è veramente e pienamente paragonabile alla scienza dell’economia pubblica. La perfezione della quale consiste nel conoscere che bisogna lasciar fare alla natura, che quanto il commercio (interno ed esterno) e l’industria è più libera, tanto più prospera, e tanto meglio camminano gli affari della nazione; che quanto più è regolata tanto più decade e vien meno; che in somma essa scienza è inutile, poichè il suo meglio è fare che le cose vadano come s’ella non esistesse, e come anderebbero da per tutto dov’ella e i governi non s’intrigassero del commercio e dell’industria
(Giacomo Leopardi, Zibaldone, pagina 2668, 2-3 febbraio 1823)
Postilla № 1, ad uso dell’insegnante di lettere della scuola italiana: alla faccia del pessimismo cosmico!
Postilla № 2, ad uso del mio lettore liberale: le adesioni al Movimento Liberista Leopardiano possono essere annunciate nei commenti a questo post. Seguirà LibLeopCamp. E non sto scherzando.
Postilla № 3, ad uso del proprietario dell’immagine, a mo’ di disclaimer: quella utilizzata qui sopra l’ho prelevata da qui. Avrei voluto, e vorrei, poterla correttamente attribuire, ma non ci sono riuscito. Pronto a farlo al primo cenno, naturalmente.
Postilla № 4, ovvero, come usa dire oggidì, credits: debbo questa folgorante scintilla di pura filosofia alla lettura di un curioso e prezioso volume, ovverossia la Presentazione del Bilancio 2006 (invero originale e godibile assai) della Mythos Arké, società di cui mi riservo di parlare in un prossimo futuro.

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