“Chi mi chiedesse quanto e fino a qual segno la filosofia si debba brigare delle cose umane e del regolamento dello spirito, delle passioni, delle opinioni, de’ costumi, della vita umana; risponderei tanto e fino a quel punto che i governi si debbono brigare dell’industria e del commercio nazionale a voler che questi fioriscano, vale a dire non brigarsene nè punto nè poco.
E sotto questo aspetto la filosofia è veramente e pienamente paragonabile alla scienza dell’economia pubblica. La perfezione della quale consiste nel conoscere che bisogna lasciar fare alla natura, che quanto il commercio (interno ed esterno) e l’industria è più libera, tanto più prospera, e tanto meglio camminano gli affari della nazione; che quanto più è regolata tanto più decade e vien meno; che in somma essa scienza è inutile, poichè il suo meglio è fare che le cose vadano come s’ella non esistesse, e come anderebbero da per tutto dov’ella e i governi non s’intrigassero del commercio e dell’industria“
(Giacomo Leopardi, Zibaldone, pagina 2668, 2-3 febbraio 1823)
Postilla № 1, ad uso dell’insegnante di lettere della scuola italiana: alla faccia del pessimismo cosmico!
Postilla № 2, ad uso del mio lettore liberale: le adesioni al Movimento Liberista Leopardiano possono essere annunciate nei commenti a questo post. Seguirà LibLeopCamp. E non sto scherzando.
Postilla № 3, ad uso del proprietario dell’immagine, a mo’ di disclaimer: quella utilizzata qui sopra l’ho prelevata da qui. Avrei voluto, e vorrei, poterla correttamente attribuire, ma non ci sono riuscito. Pronto a farlo al primo cenno, naturalmente.
Postilla № 4, ovvero, come usa dire oggidì, credits: debbo questa folgorante scintilla di pura filosofia alla lettura di un curioso e prezioso volume, ovverossia la Presentazione del Bilancio 2006 (invero originale e godibile assai) della Mythos Arké, società di cui mi riservo di parlare in un prossimo futuro.
Forse rivalutare la figura mogia mogia del Leopardi può aiutare molti insegnanti nella loro opera di erudizione scolastica!!!
🙂
Leggendolo lo definirei più irrazionalismo che liberismo.
Secondo me parlando di ‘fiolosofia che si briga dello spirito’ si riferiva alla psicologia. Non era ancora praticamente nata e già Leopardi aveva lanciato un monito sulla sua possibile dannosità.
Notevole.