Il blog di Antonio Tombolini

Amare, ma che dico, adorare Pierangelini

A

GGG - Grande Giornalista Gastronomico

“I blog stanno al giornalismo come la pedofilia all’amore”

Ma sì, dai, mi pento e ritratto tutto. Fior di commentoni mi hanno convinto, non si fa così, ne va del Movimento (come sarebbe a dire quale Movimento? Ma quello del Buon Nome della Cucina Italiana, cribbio!). Non si fa così, non si può usare il verbo odiare, neanche rifugiandosi, come ho vigliaccamente fatto io, dietro lo schermo dell’ambiguità catulliana: ché mica uno che ti legge il blog deve averci pure la patente da esperto di letteratura latina, ari-cribbio! E poi vuoi mettere come sarebbe migliore il mondo se nessuno usasse il verbo odiare? Se magari venisse cancellata la parola stessa da ogni vocabolario?

“Una volta, prima dell’invenzione di internet, i disperati che vivevano in solitudine venivano definiti sfigati, ora blogger”

I più premurosi e affettuosi mi hanno invitato a cancellare quel mio post, così violento-signora-mia e inopportuno, ma cancellarlo significherebbe cancellare le tracce della mia nequizia: invece no, voglio che restino a imperitura memoria, a onta mia e della mia progenie, in secula seculorum.
Io voglio però fare di più e meglio, voglio che il mondo sappia che io quell’uomo, ma cosa dico, quel cuoco, ma cosa dico, quel filosofo, ma cosa dico, quel poeta, ma cosa dico, quel genio, Fulvio Pierangelini, io lo amo, anzi, lo adoro.

“‘nickname’ va tradotto con ‘delatore’ piuttosto che ’spia’”

E per far capire a tutti voi come non si possa non amarlo, voglio mettervi a parte di alcune sue affettuose considerazioni su blog, bloggers e dintorni, fresche fresche, di poche decine di ore fa. Le riporto con animo grato e commosso:

“I blog stanno al giornalismo come la pedofilia all’amore. (…) Una volta, prima dell’invenzione di internet, i disperati che vivevano in solitudine venivano definiti sfigati, ora blogger, così come ‘nickname’ va tradotto con ‘delatore’ piuttosto che ‘spia’.”

Ma che ometto delizioso, nevvero? Vien proprio voglia di sedersi al suo desco ospitale, già già.
[UPDATE: per Bonilli è ormai tardi per fare marcia indietro. Ma qualcuno avvisi subito Vizzari Rizzari e Gentili, per l’amor di Dio! Debuttare con un blog, per un vero giornalista, pare non sia una cosa così per bene! 😉 Fuor di celia, benvenuti in questo covo di pedof… ops, di liberi pensatori: leggerò con interesse, naturalmente].

Commenta

  • Bravo tombolini, ci voleva questo post, tu sei persona intelligente, molto, ma proprio per questo è molto triste leggerti in queste righe. Vuoi portare un pò di commenti? Visto che scrivendo di ebook ecc. nessuno o quasi ti “sfiora” , spero non sia così. Ma allora è anche peggio, anche tu come ziliani sovente riuscite a toccare il fondo. Prima o poi scavate pure. Che tristezza, è una offesa alla vostra intelligenza. Non è che Pierangelini ha ragione?

  • “I blog stanno al giornalismo come la pedofilia all’amore”, non male come parallelo. E sinceramente non posso dargli torto. Non per tutti i blog è così, ma per molti, molti si. Basta scrivere in fondo alla homepage che non si tratta di un prodotto editoriale ecc ecc ecc e poi via, si può scrivere di tutto. E poi quante stronzate si leggono e spesso pure cose non vere , questo non sul blog di pinco pallino che magari ci gioca, no, no, ma sul blog del giornalista professionista o del blogger famoso, sbaglio Tombolini? Sono sempre più convinto che alla fine ha proprio ragione Pierangelini, come dice gino. L a maggior parte dei così detti famosi che scrivono qui sopra sono forse un pò sfigati, si, proprio degli sfigati.

  • Queste affermazioni di Pierangelini sono a dir poco sconvolgenti, volgari e inaccettabili. Sulla pedofilia non si scherza ne tantomeno la si prende come termine di paragone. E’ doveroso uno scrupoloso approfondimento sulla questione, nessuno ha il diritto di esprimersi in questi termini offendendo e discriminando.
    – Penoso e pretestuoso il commento di Gino.

  • Dimenticavo, carlo visto che bacchetti tutti, leggiti il post di ziliani “errata corrige” . Se quelle non sono stronzate , beh allora hai ragione te.

  • Non mi sembra si parli di Franco in questo post ma bensì di alcune affermazioni fatte dal miglior cuoco d’italia che lei ha in buona parte avallato.
    Si possono non condividere le cose che uno scrive sul suo blog ma c’è modo e modo di esprimersi. E lasciate stare la pedofilia, portate rispetto alle piccole vittime di questi squallidi abusi.

  • Che il paragone sia forte non c’è dubbio, puoi metterci pure un’altro termine, ma la sostanza non cambia. Il blog di ziliani, c’entra invece. Ma ti sembra un un post di un giornalista professionista o di un bambinone che gioca con le vignette. Ma per favore!! E come fai a dar torto a Pierangelini. E’ da poco tempo che quando capita leggo questi blog (enogastronomici) ma vedo che c’è di tutto e il contrario di tutto e a volte scritto pure dalla stessa persona. Che poi il mio commento sia inqualificabile, beh allora cercherò in futuro ( se non mi stufo prima) di porre maggiore attenzione a quel che scriverò. Essere bacchettato da un blogger non sta bene. E no, da un blogger.

  • Non so se Antonio sia stato o non sia stato in quel ristorante.
    Il proprietario sostiene – in privata sede – di no. Io credo ad Antonio e mi tengo presente il suo post come – se non confermante ed universalmente valido – perlomeno come un’ indicazione da tenere a mente.
    Perché ?
    Prché é la nona persona che conosco e di cui mi gastronomicamente mi fido che
    “parla male” del Ristorante di Fulvio Pierangelini. Ne parla male per
    esserci stata e per essersi sentita poco benvenuta. Il particolare del vedersi presentata una bottiglia di annata non richiesta é – oltre quella di
    Antonio Tombolini – la quarta volta che lo leggo o ne sento dire.
    Questi miei amici e conoscenti non hanno blogs e neanche hanno fatto critiche aperte o tantomeno “scenate” nel corso della loro visita. E´ gente che per lavoro viaggia per tutto il mondo e e´ solita mangiare per passione o necessario, nei ristoranti piu´ prestigiosi. Hanno pagato il conto e se ne sono andati. Comune a tutti una delusione sullo scarso senso di ospitalitá, l’accueil, percepito.
    Ora, non c’é cosa piu´ gratuita e spesso gratificante del parlare male di un ristorante in cui si é speso molto e – sport nazionale – dare addosso al primo della classe.
    Peró visto che non tutto il torto puó stare da una parte sola, forse oltre al fumo, un po ´di arrosto c’é.

  • @ Carlo Merolli, che scrive: “Non so se Antonio sia stato o non sia stato in quel ristorante. Il proprietario sostiene – in privata sede – di no.”. Scusa Carlo, questo mi interessa:
    1. Come sarebbe a dire “Non so se Antonio sia stato o non sia stato in quel ristorante”? Certo che lo sai, visto che l’ho *pubblicamente* (e non “privatamente”) detto io. E non c’entra che dopo dici “Io credo ad Antonio”: questa non è materia di fede, ma di fatto, se ho detto che ci sono andato, ci sono andato punto e capo, non ti pare? Se qualcuno (chissà poi perché) vuole mettere in dubbio, si faccia avanti ad affermarlo, altrettanto pubblicamente, e ne parliamo. Non reagisco mai alle opinioni diverse dalle mie, se non per discuterle. Ma non tollero che si mettano in dubbio – “privatamente” per di più – le *affermazioni di fatto* che enuncio pubblicamente.
    2. Com’è questa storia che “il proprietario” (stai parlando di Pierangelini?) “in privata sede” (?!?) “sostiene” di no? Che senso ha una frase come questa? Cioè uno dice che è andato a mangiare da lui tipo cinque anni fa e lui “smentisce”? In base a che? Mi piacerebbe capire. Anche perché – nonostane la palpabile scortesia di cui fummo fatti segno (compresi i nostri ospiti, si era in cinque a tavola quel giorno) – non ricordo ci venisse richiesta la carta d’identità.
    E poi come potrebbe l’Immenso ricordarsi di me? All’epoca non solo non ero un GGG (Grande Giornalista Gastronomico), che tuttora non sono: ma figuriamoci, non avevo manco un blog! Ero ancora, per dire, semplicemente, uno “sfigato”. Mica ancora un “delatore” e una “spia” come sono diventato oggi 🙂
    Scherzi a parte, come ho spiegato qui sopra, visto che hai reso “pubblica” un’affermazione resa “in sede privata”, dovresti per cortesia darmi modo di tutelare non le mie idee (giuste o sbagliate, ciascuno decida) ma la mia – come si diceva un tempo – “onorabilità”, relativamente alle *affermazioni di fatto* che faccio. A quella – parrà strano – ci tengo, e pure tanto.
    NB Ho qui appollaiata sulle mie spalle mia moglie che non mi da pace se non scrivo che quel pasto dal Genio lei lo ricorda ancora perché non c’era verso di farsi servire l’acqua (all’epoca la mia signora era astemia), e che le toccò alzarsi per andarsi a prendere la bottiglia tenuta a distanza di sicurezza dagli avventori.

  • Scusa eh tombolini ma quando scrivi, sei sicuro di scrivere sempre il vero? Non metto in dubbio questo caso,anzi… ma altri interventi tuoi più datati, su eataly ad esempio o la memoria m’inganna oppure ho letto male, sempre sulla blogsfera.

  • Ciao Antonio, alla fine ci avevo visto bene, ecco il post “d’amore” 😉
    Le frasi del nostro che hai riportato mi fanno venire tanto in mente una triste serata di Porta a Porta con Facci e Vespa nel ruolo di detrattori del web.
    Sicuramente il “rigetto” che questa gente (compreso il nostro) ha verso la rete è dovuto alla mancanza di conoscenza della stessa. Spesso l’attacco è la prima reazione istintiva verso qualcosa che non si conosce e di cui, di conseguenza, si ha paura. Nel caso di Pierangelini forse si aggiunge una componente di frustrazione dovuta alle innumerevoli pagine dedicate a lui e al suo ristorante. Che dire al nostro ? Che è il prezzo da pagare per far parte dell’olimpo degli chef italiani ? Lui che è così riservato forse farebbe fatica ad accettarlo. No, forse il consiglio che mi sento di dare a Pierangelini è di provare a conoscerla questa rete, di non scordare mai che l’umiltà forse è la più grande virtù di un grande uomo e che se tanto può avergli tolto, anche tanto gli ha dato.

  • Giusto Antonio: ora non sono davanti al mio computer solito quindi non ti posso “copia ed incolla” la mail relativa, ma appena a casa chiedo permesso ai coinvolti e ti passo per filo e per segno quanto di merito. Verso le sei di stasera circa.
    Poi quanto di merito te lo passo anche senza permesso dei coinvolti perché credo che internet e la chiarezza siano in tutte le cose piu´importanti della segretezza e della malintesa privacy. Anche perché poi la discrezione
    non segue automaticamente le mail private cosi´per definizione, ma si richiede espressamente delicatamente di volta in volta.
    Lo so: su questo mio modo di concepire internet e la chiarezza relativa sono in minoranza ma tant’é.
    Se poi qualcuno volesse raccontarci le proprie esperienze sia positive che negative che cosi´cosá
    presso il Gambero Rosso penso si aiuti tutti a farsi un’idea del posto. Utile ai potenziali ospiti dello stesso.
    E ho una fede cieca nel fatto che siano proprio le millevoci degli sfigati, delle sciampiste e di tutti gli altri onestissimi bloggisti ad essere il fatto nuovo di questo mezzo rivoluzionario, la rete.
    Secondo me chi li sottovaluta e li disprezza: o non ha capito il mezzo o ne ha in qualche modo paura. Con la rete assume un altro aspetto e viene modificata la concezione elitaria del sapere e mano mano anche del modo di comunicare e vendere.
    Siccome anche un ristoratore top deve in qualche modo vendere ( se stesso i posti a tavola etc) bisogna che accetti il fatto che i clienti parlano e reagiscono: anche se non ne hanno le qualifiche culturali perché da che mondo é mondo, il Cliente (sic) é quello che paga cioé tira fuori i soldi che tengono in piedi un’attivitá, modesta o di lusso che sia. Questo é il significato profondo del detto “Il Cliente ha sempre ragione”. Anche quando ha torto e non ci capisce niente di gastronomia e a casa sua vive di surgelati e noodle cups.

  • non sono mai stato da pierangelini ma penso che abbia ragione ronco quando dice che magari fulvio (al di là del carattere che potrebbe essere un pò da orso) è semplicemente spaventato dalla rete e da ciò che ssa può veicolare. E come lui molti lo sono. Anche un mio fidatissimo agente di commercio tempo fa mi diceva che si dovrebbe spengere internet per 5 anni per permettere a tutti di mettersi in pari (ideona di elton john mi pare).
    Ovvio che non si può fare ma ragionare sul digital divide mentale che c’è in italia (e non solo) è urgente e doveroso.
    E tra tanti mi pare che tombolini, che è riuscito in una università della Calabria a portare gli ebook, il suo lo stia facendo e tutto il clamore intorno alle sue dichiarazioni mi pare un pò esagerato.
    Poi io antonio di persona non lo conosco, ma mi pare di aver inquadrato il tipo e mi garba.
    Così come mi piace pierangelini (altrettanto non conoscendolo).
    Quindi direi che possiamo sicuramente spostare la discussione sul vero problema che non sono le parole di tombolini o la pedofilia giornalistica dei blog (buona questa, soprattutto definizione tipica di chi ha paura di qualcosa e la denigra).
    YouTube, twitter e simili sulla stampa finiscono solo quando uno gli usa per annunciare un massacro, e allora giù tutti a dire che la rete è pericolosa. Mai che si scriva che praticamente in rete si può imparare a cucinare come Pieragelini o a insegnare ai bimbi dell’Africa ad usare un Pc…
    continuiamo a farci del male…

  • Beh, Andrea, questa cosa che io mi debba preoccupare del “digital divide mentale” di Pierangelini per essere “comprensivo” verso le enormità che dice mi sembra o comica o lunare. Io mi preoccupo del “digital divide” *VERO*, quello di chi *NON HA LA POSSIBILITA’* di essere in rete, e di esserci come si deve. Nel terzo mondo, certo, ma non solo. Quello di tantissime aziende in Italia, ad esempio, ancora oggi non raggiunte dall’ADSL e alle prese con connessioni dial-up ridicole, che impediscono di lavorare e di stare al passo con la modernità, perdendo opportunità e quindi lavoro.
    Non scherziamo: se vuole, il suo “digital divide mentale” il signor Pierangelini (e quelli come lui) se lo può “curare” da solo: compra un pc, un computer, si connette, e comincia a leggere, scrivere, discutere, scambiare, litigare, ritrovarsi, fare amicizie ecc. ecc. ecc…
    E se proprio non vuole farlo, faccia almeno come mia nonna, che il suo digital divide mentale se lo tiene stretto, e di andare online non ne vuole sapere. Ma non l’ho mai sentita pontificare su Internet, i blog e i bloggers, né tantomeno insultarli gratuitamente.
    > “Mai che si scriva che praticamente in rete si può imparare a cucinare come Pieragelini…”
    ROTFL! Perché non provi a spiegarlo proprio a lui, a Pierangelini, e provi a vedere se è d’accordo? Secondo me ti converrebbe guadagnare un “physical divide” consistente, e anche alla svelta! 😀

  • @Antonio: allora rieccomi in sede prima del previsto. Antefatto : avevo scritto a Paolo Marchi di cui ricevo la newsletter Identitá di Vino e Identitá di Gola, la stess mail postata qui (#8).
    Nella sua risposta, pronta e garbata Paolo Marchi scrive tra l’altro ” …Pierangelini sostiene anche che Tombolini al gambero non vi
    ha mai mangiato.”

  • “Essere bacchettato da un blogger non sta bene. E no, da un blogger”
    Sconcertante Sergio, torni pure sulla terra, probabilmente le parole di Pierangelini le hanno montato la testa. Forse le serve una ridimensionata.

  • Torno subito, dopo aver letto il post di Marchi su di te, Antonio: ha ragggione, ma “con quel che succede in Italia e nel mondo in questo momento”, figlio mio ti metti a usare il verbo odiare? Ma non li legge i gggiornali, signora mia? Da pisciarsi addosso il commento sul FP “cosi’ introverso e cosi’ affascinante… cosi’ Pierangelini”.. Dio santo, non immaginavo che questo paese potesse scendere cosi’ in basso

  • Filippo, già che sei da queste parti: ieri in enoteca (dai un’occhiata al blog col menu) s’è fatto un antipasto con 5 oli d’oliva, ultimo il tuo, con bietole patate americane e peperoncino. Non solo, ma s’è pure bevuto il Salvino col pesce, pensa te! E adesso che fai, mi scomunichi anche te? 😀
    @Carlo Merolli: grazie per le informazioni. Come temevo le affermazioni non sono del diretto interessato, ma di colui che sembra fungergli da portavoce in rete, e francamente non me la sento di chiedere conto a Pierangelini di un’affermazione non sua di prima mano. E mo’ come si fa? Toccherebbe chiederne conto a un Giornalista Blogger, sospeso tra la Pedofilia e l’Amore Vero, in quanto Giornalista degno d’ogni venerazione, ma in quanto blogger sfigato come tutti noi, e persino dotato di un nickname, cosa che ne fa (a giudicare dalla mai che ti ha scritto con una certa fondatezza) un “delatore” e una “spia”, giuste le osservazioni (per la verità anche quelle riportate dalla stessa fonte) del buon Pierangelini?
    Accidenti, in che imbarazzo mi trovo! :-DDDD

  • Fortunatamente non faccio parte nè del mondo enogastronomico nè di quello dei blogger. Almeno quando l’atmosfera diventa nauseante io posso dedicarmi a cose più interessanti.
    Sembra che vi divertiate molto a cantarvela e suonarvela da soli cercando di dimostrare che l’individuo Fulvio Pierangelini, oltre a non piacervi per niente, è proprio antipatico e magari anche un po’ stronzo.
    Anche fosse così, come questo si colleghi poi con la qualità della sua cucina lo capite solo voi.
    A nessuno qui interessa ascoltare opinioni e punti di vista diversi da quelli della cricca. Inutile sprecare tempo e clic.

  • No Gumbo, la questione ora è ben diversa. Ci sono delle affermazioni pesanti e volgari, ributtanti nella loro essenza. Le opinioni personali di chiunque siano, sono libere e vanno pertanto accettate, le offese gratuite no.
    Sulle affermazioni sprezzanti nei confronti dei blogger di Pierangelini non si può sorvolare, commentare questo post senza esprimere sdegno per queste significa avallarle.

  • E basta con questa storia , dai, si può andare avanti all’infinito, uno scrive una cosa, l’altro non è d’accordo perchè avvalla certe affermazioni, il primo mantiene le posizioni oppure arriva un secondo con le posizioni del primo e si ricomincia e dai su, andiamo a mangiare in trattoria e lasciamo perdere Pierangelini.

  • Basta? Uno dice che: “I blog stanno al giornalismo come la pedofilia all’amore” e che: “Una volta, prima dell’invenzione di internet, i disperati che vivevano in solitudine venivano definiti sfigati, ora blogger” e sarebbe da lasciar perdere. In Italia vige forse la libertà di offesa?

  • Vabbè, è lunedì mattina una ricognizione per vedere che ssi dice in giro si fa e qualcuno si rivolge a me, mi pare giusto rispondere:
    bene, io di blog e internet con Pierangelini ci ho parlato per ore, non ho sentito solo una frase come voi. E so bene che il suo pensiero è ovviamente articolato e con tutte le dovute distizioni.
    Semplicemente come la maggior parte delle persone che io conosco – o almeno sicuramente IO faccio lo stesso – parlando, magari in un momento in cui si è incazzati, capita di buttare una frase particoarmente dura in mezzo a tante altre.
    Poi se si riporta solo quella (non dico che questo sia colpa vostra, è arrivata così sul web, quindi a oloap già ho tirato le orecchie sul suo blog!) ognuno ci può costruire i film più incredibili.
    Quello che mi pare assurdo è che si possa dedurre che se è un tipo fatto così e cosà allora non merita di essere considerato il miglior cuoco d’Italia – perchè le due cose non c’entrano un c**** una con l’altra.
    Se Pierangelini badasse di più alle PR dovrebbe essere diplomatico come tutti gli altri cuochi che io non sento mai sbilanciarsi o parlare d’altro se non di cucina (certo si sentono anche meno in generale, perchè si sa che i migliori sono più facilmente al centro dei mirini di tutti…haaaaaaah).
    Probabilmente non gliene frega niente…boh… continuerà a dire cose su cui poi la gente discute, qualcuno si farà l’idea che sia una persona insopportabile, altri no…ci sono pagine e pagine su un sacco di personaggi noti prima di lui e tutto andrà avanti così.
    Io semplicemente voglio partecipare il meno possibile, stavolta, perchè preferisco freqentare posti uin cui si respira un’atmosfera diversa da questa.

  • Scusa Carlo Zaccaria ma ti sei mai soffermato a leggere cosa si è detto in passato e recentemente su di lui? A dire cose offensive non ha certo iniziato Pierangelini…
    (boh basta, ieri sera ho visto un bel concerto, passato unas erata con gente simpatica a ridere e scherzare e scambiare opinioni che cavolo ci vengo a fare a innervosirmi qui che poi non riesco mai a stare zitta!!!)

  • Lo so che forse non c’entra molto ma scusate, il post di ziliani sulle “mogli” di Marchi vi sembra corretto? E’ degno di novella2000, e allora forza non cerchiamo di dare ragione a Pierangelini su blog-giornalisti (pedofilia a parte), certo è che se si continua a passare di qua, tra un lavoro e l’altro, a vedere se ci sono commenti nuovi, non si va da nessuna parte.Mi ci metto pure io.

  • gino, stiamo cercando di disintossicarci dalla “dipendenza da navigazione” e tu mi vuoi mandare a leggere pure i blog che non leggo mai (già qui ci sono arrivata per caso)? 🙂
    Ho visto riferimenti alle mogli sull’altro post…non ci ho capito una mazza e non voglio approfondire le beghe tra Ziliani e Marchi. Ho scoperto però che il sig. Z era il tizio che aveva avuto qualche diverbio con Muccapazza a Squisito l’anno scorso, ho l’impressione che le due cose siano collegate ma onestamente….non me ne può fregar di meno!!!
    gino, visto che abbiamo lo stesso problema…prendiamo un impegno reciproco a non passare più qui per non alimentare discussioni del genere? (io sì, poi tu fai come vuoi – ma spero di non vedere un’eventuale riposta affermativa!)

  • Iniziava con un definitivo :
    “Inutile sprecare tempo e clic.”
    proseguiva però con un altro prezioso intervento che chiudeva così:
    “Io semplicemente voglio partecipare il meno possibile, stavolta, perchè preferisco freqentare posti uin cui si respira un’atmosfera diversa da questa.”
    Sembrava un addio definitivo, invece l’ineffabile gumbo, pochi minuti dopo, come in preda ad una attrazione fatale per il brutto e cattivo simplicissimus, ritornava con un:
    “che cavolo ci vengo a fare a innervosirmi qui”
    Qualche minuto fa l’autodiagnosi:
    ” gino, stiamo cercando di disintossicarci dalla “dipendenza da navigazione” ( … )gino, visto che abbiamo lo stesso problema…prendiamo un impegno reciproco a non passare più qui per non alimentare discussioni del genere? (io sì, poi tu fai come vuoi – ma spero di non vedere un’eventuale riposta affermativa!)”
    Se da soli non ce la fate, per la disintossicazione consiglio San Patrignano, usano metodi quanto meno discutibili, ma a settembre c’è Squisito…

  • Cara Gumbo,
    a parte il fatto che le considerazioni sul Nostro sono espressamente targate “note caratteriali”, e non appunti critici di culinaria, tuttavia una correlazione fra i due ambiti da te ritenuti assolutamente impenetrabili io me la sento di farla. Ripeto, a mo’ di disclaimer, che non conosco la sua cucina e potra’ pure cucinare in modo “stellare” (mi cito), ma si puo’ anche essere liberi di dubitarne, e aggiungo: aprioristicamente. Io personalmente ho dell’ospitalita’ una nozione brillatsavariniana, e che l’ospitalita’ sia data per il gusto di darla o per ricavarne un reddito, poco cambia: sempre ha da essere la ricerca della felicita’ dell’ospite per tutto il tempo che soggiorna sotto il nostro tetto. E’ come si vede un concetto di ospitalita’ abbastanza “a tutto campo”, e formulato in tempi certamente non sospetti, a prescindere da decaloghi, nouvelle choses, scoperte dell’acqua calda piu’ o meno recenti, eccetera eccetera.
    Proprio se si e’ in cerca di un’emozione (da dare o da provare), contano tutte queste considerazioni fatte, eccome se contano. C’e’ (o c’era) chi ritiene che per valutare una cucina bisogna aspettare almeno tre ore, chi addirittura il giorno dopo, segno che da parte di molti si ritiene che l’esperienza gastronomica non si esaurisca al momento delle gambe sotto il tavolo. Vogliamo negare a questa esperienza la componente data dalla stima intellettuale o affettiva che si puo’ nutrire per chi ci ammanisce i piatti? La quale agisce altro che tre ore dopo, altro che il giorno dopo, puo’ aver gia’ agito prima di avvicinare il primo boccone.

  • Antonio, il fatto che il mio olio sia stato l’ultimo (spero in ordine temporale) dei cinque mi torna, anche se non conosco gli altri quattro: a parte l’esigenza (universale) di chiudere in bellezza :-PPP, essendo un olio che definirei “deciso” anch’io lo porrei dopo e non prima di altri magari piu’ garbati.
    Il Salvino col pesce.. perche’ no? col baccala’ alla livornese morte sua. Rincaro la dose: col panforte (quello nero, ovviamente, altresi’ detto pampepato).. 😉

  • Antonio chiede a un giornalista-blogger che ne pensa. Ebbene: io penso che il paragone di Pierangelini non stia in piedi, semplicemente perché bloggare col giornalismo non c’entra nulla. Chi anni fa ha cercato di accreditare una presunta competizione tra queste due categorie ha sbagliato seccamente. E’ come paragonare il lavoro che fa un elettrauto a quello che fa un gommista, oppure un meccanico, solo perché tutti e tre si occupano di macchine.

  • Peccato che questo blog chiusa perché una cosa che mi sta a cuore é venuta fuori, ben incorniciata da Filippo Cintolesi :
    “che l’ospitalita’ sia data per il gusto di darla o per ricavarne un reddito, poco cambia: sempre ha da essere la ricerca della felicita’ dell’ospite per tutto il tempo che soggiorna sotto il nostro tetto.”
    Molti ristoratori dovrebbero ripartire da qui. Poi su molte cose e piatti
    piu´o meno riusciti, e olii poco adatti al pesce o pesci poco adatti all’olio, sarei anche disposto a passarci sopra se ricevo quel tipo di ospitalitá.
    D’accordo ?

  • Tommaso, il paragone ha una sua certa qual dignità soltanto spostandone i protagonisti. Ad esempio io proporrei un besagnino, insomma un verduriere se più chiaro, un fruttivendolo e un cocomeraio. Tutti si occupano di verdure ma solo uno è specialista in Patate.
    @Merolli, potresti utilizzare olio di merluzzo. Vai sul sicuro, tanto per tagliare la testa al toro, opss…scusa, al pesce.

di Antonio Tombolini
Il blog di Antonio Tombolini

Antonio Tombolini

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