Sarò molto sintetico. Tutte le affascinanti analisi su cui Luca Sofri basa la sua sentenza sulla Fine dei libri (già cautamente ridimensionato dalle osservazioni di Massimo Mantellini) hanno un grosso difetto: non contengono un numero che sia uno. Vizio (questo della non-documentazione) un po’ troppo diffuso a cui sarebbe bene non indulgere, almeno quando ci si avventura su profezie quantificabili e misurabili, come la fine o no di un prodotto.
Non contenendo un numero che sia uno, posso con tutta tranquillità affermare che quel che dice Sofri non è vero, è già stato smentito dai fatti sul mercato USA, sta già succedendo in quello UK, succederà progressivamente sugli altri mercati che stanno seguendo a ruota. Ecco come funziona: il mercato del libro di carta (come già a suo tempo quello dei giornali e delle riviste, e quindi, rectius, il mercato della carta stampata) non è più sostenibile, e declina progressivamente. Grazie all’ebook (per ora significativo solo nel settore trade, fiction e non-fiction, il buon vecchio libro fatto di solo testo o quasi, per capirci) già da due anni il valore complessivo del mercato è tornato a crescere. E il numero di copie distribuite (visto che il prezzo medio dell’ebook è più basso di quello dei libri di carta) è aumentato ancora di più. Insomma: l’ebook sta più che compensando il calo dei libri di carta; i forti lettori si spostano sempre più sull’ebook, e leggono ancora più libri di prima; nelle metropolitane e sui treni sono sempre di più giovani e vecchi che circolano leggendo un ebook.
Mi si obietterà che neanche io sto fornendo pezze d’appoggio, cifre a supporto delle mie affermazioni. Lo faccio di proposito. Io le mie cifre le ho, ma non le dico. Non sono io ad aver sparato la sentenza sulla fine dei libri. Pubblicherò le mie cifre solo quando Luca esporrà quelle in suo possesso, if any.
[BONUS HINT: più che alla fine del libro, stiamo assistendo alla fine del sistema di potere costruito attorno al libro di carta, alla sua tecnologia e alla sua filiera. Succede, col digitale, e non solo al libro.]
[Disclaimer: io di libri, nella forma di ebook, ce campo.]
Concordo sull’osservazione collaterale: quello dell’opinione buttata lì, tra la boutade e la profezia, mi sembra un vizio abbastanza diffuso. Credo che sia allo stesso tempo causa ed effetto dell’abitudine di selezionare interlocutori che hanno le stesse opinioni: se mi rivolgo a persone che la pensano come me non dovrò disturbarmi a convincerli con prove; e non avendo prove mi rivolgerò a chi non ha motivo di contraddirmi.
Condividendo spirito e contenuto, sia di quanto detto da Tombolini, sia del commento precedente, qualche numero (anzi, qualche base per attingere numeri) ce lo metto io.
Il recente rapporto Istat su produzione libraria e lettori:
http://www.istat.it/it/archivio/108662
E di quel rapporto consiglio in particolare la lettura del capitolo “Il Web e gli e-book: un’opportunità per la lettura?”, pagg. 15 ss. del testo integrale reperibile qui: http://www.istat.it/it/files/2013/12/Report_Libri-e-lettura_2012-2013.pdf?title=Produzione+e+lettura+di+libri++-+30%2Fdic%2F2013+-+Testo+integrale.pdf
E stiamo parlando dell’Italia, dove il gap rispetto agli USA è di 4 anni (cioè quel che dice il report è, all’ingrosso, successo negli USA 4 anni fa).
A me era bastato che l’avesse detto Luca Sofri per farmi già una mezza idea che fosse una stronzata. Grazie per l’altra metà.
[…] parere opposto c’è invece Antonio Tombolini, che sul suo blog Simplicissimus.it titola ‘Caro Sofri, il libro è alla fin…. Scrive Tombolini: “Il mercato del libro di carta (come già a suo tempo quello dei giornali […]
[…] non durerà per molto ma per ora di sicuro un po’ funziona. update: si aggiunge anche il parere di Antonio […]
Su questi argomenti (almeno per ora) un po’ come per il meteo o la pizza o l’inferno assumersi le conseguenze di quanto si è detto è forse un pochino complicato. Detto ciò mi sembra che gli ebook magari non potranno far vendere più libri ma alimenteranno – terranno a galla – la vendita di libri aumentando il desiderio alla lettura del grande pubblico. Perchè ormai è palese anche agli scoiattoli che di ebook se ne venderanno sempre di più. Alle nuove generazioni e nei paesi dove di libri ce ne sono pochi poi non ne parliamo. Se ne venderanno a tonnellate, più che altro lì! Oltre a un certo limite varrà il principio che l’insistenza dell’offerta porta resistenza. e il mercato dell’ebook non farà eccezione ma ormai gli ebook saranno diffusi come l’aria. Fino a questo punto è tutto un’ovvietà e perdonatemi.
Ma la domanda che faccio ad Antonio è: sei sicuro che quando un ebook vende c’è un pirla che se lo legge? ( pirla, l’ho detto per riempire il silenzio). Hai mai provato a chiederlo? Stessa domanda che valeva per il Libro ma forse in questo caso la domanda è da fare a voce più alta. Se un ebook diventasse come un cd di musica in un ipod e mi sembra si stia avviando verso questa esperienza allora il rischio che non si legga una buona parte di quanto comprato esiste eccome. (oltre al fatto che nessuno comprerà più il singolo ebook ma un’intera piccola biblioteca alla volta in una sorta di ingrosso). A me sembra che le statistiche di quanto il mondo leggerà andranno prese con le pinse. Saranno cavoli propri come sempre di ogni lettore. Quel che è più sicuro è che cambiando la tradizione dell’offerta di libri intesa come luogo, limite, ritmo, spazi – e molte altre di queste cosine – cambierà anche l’esperienza del Mare di cui la la vita fa parte – e la sua Lettura.
With friendship e molto, molto sonno, perchè è molto tardi
Tobia
Tobia, vogliamo fare un’inchiesta su quanti preziosissimi volumi sono lì ad arredare intonsi gli scaffali da sempre? Curioso come tocchi a chi fino a non più di uno o due anni fa veniva accusato di voler “uccidere” il libro il compito di ricordare che il libro è nato come incisione e stele, è diventato poi rotolo, e poi papiro, manoscritto, tomo a stampa, e sì, oggi ebook. E la riflessione apparentemente attuale di Sofri oggi era già affrontata e superata da Bezos nei primi mesi del 2008: http://antoniotombolini.simplicissimus.it/2008/04/bezos-e-linformazione-snack.html
Si’, poi quando era nella pancia della mamma era solo tradizione orale e forse un giorno ci tornera’. Certo e’ un po’ snobbistico distinguere tra mercato del libro e Lettura ma non sono la stessa cosa. Apprezzo il fatto che avrai sicuramente altre problematiche all’ordine del giorno e che Luca Sofri non ti stia simpatico. Comunque credo che comprero’ presto il mio primo ebook. Quale lettore ebook consigli? Segnalo il fatto che ogni paesino o quasi in Inghilterra abbia una libreria che vende libri usati e almeno una vecchietta che ne compra 1 al giorno. Non mi dispiacerebbe comprare il mio primo ebook second hand. Mi farebbe tenerezza! Ne hai?
OK Tobia, giochiamo al gioco snob (come sai sono lo snob più snob che c’è) di distinguere l’acquisto del libro dalla lettura del libro, e giochiamo fino in fondo. E allora ti chiedo: tra libro di carta e ebook, qual è il libro che più si presta ad un acquisto che non conduca alla lettura? Con un libro di carta, se non lo leggi, qualcosa ci fai: e l’odore della carta e dell’inchiostro e della colla e della polvere…, e la bella copertina, e lo scaffale ben riempito e disordinato giusto un po’, ecc… Con un ebook in più che ci fai? Non dico che tutti quelli comprati vengano effettivamente letti. Dico però che grazie agli ebook il numero dei libri comprati negli USA è in aumento, e che non vedo alcun motivo per cui una maggiore quota di ebook debba far aumentare il tasso dei libri comprati e non letti, semmai vale il contrario. Ergo, Sofri ha torto. Quanto al tuo ebook reader, ne ho anche di vintage 🙂 Mandami il tuo indirizzo via mail e te ne spedisco uno.
Per certi versi mi sembra la diatriba che opponeva i primi fotografi ai pittori.
Libro cartaceo ed e-book sono due cose diverse anche se possono avere lo stesso contenuto.
Il libro cartaceo ha i suoi punti di forza, lo portiamo con noi, lo stipiamo nelle valige, se cade non si rompe, possiamo leggerlo senza batteria e ci possiamo ricordare quella data pagina da un angolo arricciato da una parola sottolineata o venuta male in tipografia.
L’e-book, se ben fatto è un’altra cosa.
Deve avere un sommario a più livelli (capitoli, paragrafi ecc.), un indice delle parole, link su parole o frasi nelle pagine interne.
Tutto questo, se sfiorato, che ci deve portare immediatamente alla pagina che vogliamo.
Non ultimo il risparmio di carta e quindi salvaguardia della natura.
Entrambi, cartacei ed e-book, hanno i loro meriti, ma fondamentalmente un libro cartaceo è per il piacere, un e-book per la consultazione.
Non solo non é morto, ma riprende vigore. BAM (Books-A-Million,) una delle catene di distribuzione più diffusa in USA ha cominciato un esperimento importante: dotare i primi suoi punti di vendita con Flash-POD printers, stampatrici print-on-demand che producono un libro in pochi minuti (stessa qualità di Createspace, per esempio) dal catalogo online.
Perché é importante? Perché al momento tali stampanti costano circa $100,000 e producono un libro di circa 100,000 parole in 6 – 8 minuti. Ogni tecnologia é destinata a migliorare e a ridurre il costo di esercizio. Un libro prodotto da tale stampanti costa all’incirca $4. Immaginate adesso che queste “stampanti editoriali” costino $25,000, producano un libro di 100,000 in 3 – 5 minuti, e portino il costo di produzione per libro a $2. Riuscite a vedere?
I nuovi bookstore potranno vendere libri stampati da cataloghi online, il lettore potrà ‘scoprire’ i libri da stazioni multimediali e decidere se comprare l’audiobook, l’ebook, oppure la versione su stampa. Niente più costi di distribuzione, invenduti (ogni libro stampato si stampa perché venduto), e la vera rivoluzione del self-publishing e print-on-demand può cominciare.
Tobia, le discussioni interessanti sono quelle in cui almeno uno degli interlocutori pensa di avere ragioni per convincere altri della propria idea. Non dico far cambiare parere a chi se n’è già fatto uno, ma almeno tirar dalla propria parte gli osservatori neutri.
Sofri non porta nulla a supporto della sua tesi, che pertanto rimane pura opinione. Eppure avrebbe potuto argomentare anche contro l’evidenza numerica esibita da Tombolini, che non rappresenta necessariamente l’ultima parola, essendo possibile che Sofri abbia individuato una tendenza ancora non prevalente. Avrebbe potuto fare una delle due:
1) portare esempi di idee che si sono diffuse negli ultimi anni “su internet” (questa vaghissima localizzazione è di Sofri), con dinamiche e lunghezze alternative a quelle ritenute dominanti fino ad alcuni anni fa (e sgomberata la discussione dalla questione carta/non carta: ebook vale come libro, rivista online vale come rivista cartacea);
2) portare esempi di libri di successo le cui idee avrebbero potuto circolare in forma alternativa (quale?).
Faccio un esempio a sostegno del mio scetticismo in merito a quanto dice Sofri. Un paio d’anni fa lessi Through the Language Glass di Guy Deutscher (tradotto in italiano come La Lingua Colora il Mondo). Saggistica leggera, scritta da un autore competente e rivolta a un pubblico ampio. L’autore espone la storia di un’idea, quella secondo cui la lingua determina i nostri pensieri, e lo fa in modo appassionante, intrecciando curiosi aneddoti (funzionali ad avvincente il lettore) e risultati di ricerche accademiche. Demolisce le formulazioni più ingenue della tesi discussa, e non tralascia di menzionare gli aspetti critici delle formulazioni più sofisticate. Il testo non ha una conclusione vera e propria, ma rimane aperto a futuri sviluppi. Tutto questo in 300 pagine. Avrebbe potuto farlo in meno? Secondo me no. Cito un esempio dei danni della traduzione in forme brevi: l’autore fu ospite in un programma radiofonico dove ebbe modo di parlare del suo libro. Ciò forni a Jason Kottke (non l’ultimo arrivato tra i blogger) lo spunto per un post. Peccato che nelle poche righe da lui scritte il contenuto del saggio risulti travisato (dalla lettura del libro non si può desumere che people haven’t always seen colors in the same way we do today).
Più in generale: la complessità è il nuovo paradigma, e nella quotidianità ci muoviamo attraverso essa nelle forme che la caratterizzano (esempio: letture e scritture brevi). Ma perché queste forme brevi dovrebbero essere quelle utilizzate per descrivere la complessità stessa, la vertigine che procura, la sua natura aperta e inconclusa, i nostri vari tentativi di adattarci ad essa?
Sempre pronti a divederci in Guelfi e Ghibellini in questo paese: ora tocca alla querelle tra libri di carta e libri elettronici, che s’infila in qualsiasi discussione sui libri.
Ma lo spunto del post di Tombolini, che parte da un articolo di Sofri, non mi pare sia sulla morte del libro di carta, ma sulla morte del “libro”, libro come entità, come un’ insieme abbastanza lungo di parole tale da poter essere letto in alcune ore.
Che questo oggetto sia cartaceo, elettronico, gommoso o verbale, poco conta,
la domanda resta: sparirà questo insieme di parole che richiede tempo e concentrazione per essere assimilato?
Sparirà a fronte della sempre più rapida e superficiale lettura che si trova sul web?
Sofri, e mi pare anche il citato Mantellini, sono di opinioni diverse, ma si soffermano soprattutto sulla saggistica, ravvisandone evidentemente una somiglianza con i brevi articoli sul web, i post nei blog, ecc.
Vorrei si facesse anche una riflessione su un altro tipo di libro: quello di narrativa.
Sofri pensa veramente che non avremo più persone che produrrano romanzi come Guerra e Pace, Delitto e Castigo, Il Maestro e Margherita, Orgoglio e Pregiudizio?
Pensa veramente che “siccome c’è internet” nessuno decida più di raccontare storie e che, se ci fosse, sarebbe considerato solo da una piccola minoranza, una riserva indiana di lettori?
Francamente, e fantozzianamente, mi sembra … una boiata pazzesca.
Forse il supporto su cui si leggerà cambierà, ma il “libro” … quello continuerà ancora, fa parte di noi.
Antonio, mille grazie, certo che te lo mando il mio indirizzo. L’ebook sara’ innannusabile (per ora, ma ancor per poco) ma mi pare sia di molto piu’ comodo da portare con se. Ragione per quinci puo’ anche succedere che uno per un weekend a Rapallo si compri in ebook la divina commedia, tutto Pasolini, il talmud e il Re dei Fenicotteri se li’ metta in una tasca del cappotto e poi ne legga solo 3 pagine in treno.
L’argomento, anyway, e’ inesauribile e forse di minima utilita’.La vita che si sta rifacendo il libro e’ di tutto rispetto e appena agli inizi. Tu stai contribuendo con dei versi preziosi per cui tanto di cappello! Devo dirti che aspetto di innamorarmi di un ebook ma ho perso la testa da tempo per youtube perche’ sento le voci ( per esempio stasera di carmelo bene) oltre a vedere i video introvabili prima. Se certi ebook avessero una voce mi piacerebbe molto. Mi fa molto piacere aver scritto sul tuo forum come ai vecchi tempi. Parecchio vento e’ passato ma gli alberi sono sempre quelli, ritti e verdi.
Goodnight
[…] Una bella riflessione di Luca Sofri: “Il problema è che ne parliamo da decenni, di un declino dei libri e della loro centralità, e quindi pochi prendono sul serio quello che invece sta succedendo in questi ultimi anni e mesi, e che succederà ancora di più. Malgrado le resistenze psicologiche di nostalgici e affezionati – che sono ancora molti e protestano, ma io credo che vedano solo un pezzetto della scena – il libro non è più l’elemento centrale della costruzione della cultura contemporanea. Non parlo, insomma, dell’annosa e noiosa questione del “si leggono pochi libri” eccetera: parlo di quelli che prima li leggevano, i libri; e parlo di quello che comunque ritenevamo “fossero”, i libri, letti o no.” Continua a leggere l’articolo La replica di Antonio Tombolini a Luca Sofri: simplicissimus […]
[…] una così drastica sentenza. Sul primo punto, quello dei libri che non si vendono, gli ha risposto Tombolini, editore di ebook: il dato è falso, libri – in formato cartaceo + formato elettronico – se ne […]
Il libro è vivo e rimarrà. deve innovarsi e l’ebook è sicuramente il futuro. il punto è invece se sopravvivrà il testo, soppiantato dall’ipertesto. questo è il vero pericolo: intorno al testo si è costruita la civiltà della scrittura, l’ipertesto consegna la logica della conoscenza al lettore, negando ogni possibilità di costruzione di una logica autoriale strutturata e immodificabile. senza testi finisce la nostra civiltà.
[…] una distinzione di scopi e ambiti, più che una sopraffazionale dell’una forma sull’altra. Una reazione nettamente più decisa è quella che viene da Antonio Tombolini, uno dei più grandi esperti nel campo della letteratura […]