Premetto che non conosco nulla del processo a Battisti, e che non ho nessuna opinione (di conseguenza) sulla bontà o meno delle sentenze di condanna emesse a suo carico: so solo che ci sono.
Il caso Sofri l’ho seguito un po’ di più (anche come processo intendo) e dunque un’idea nel merito (sulla sua innocenza) me la sono fatta, ma non è questo che rileva.
In queste cose occorre prescindere dalle soggettive convinzioni su colpevolezza o innocenza.
Ciò premesso, la differenza tra Battisti e Sofri c’è, ed è GRANDE COME UNA MONTAGNA.
Sofri continua a proclamare di essere innocente, e per far valere questa sua convinzione mette in atto tutti gli strumenti che il diritto mette a sua disposizione. Ma non è scappato, e non scappa.
Battisti no. Battisti è stato condannato a 2 ergastoli, dopo un processo ricco di dubbi ed incongruenze, per 4 omicidi compiuti durante la sua militanza politica: il giudice che gli accordò l’asilo politico definì il processo ‘degno di una corte militare’. Questa è la descrizione del caso da parte del sito militante e pro-Battisti Bellaciao.org.
Qui siamo in piena illegalità. A parte che non si capisce perché una corte militare non possa condurre un processo come si deve. Il fatto è che Battisti è scappato in Francia, e un giudice francese (e non una giurisdizione internazionale sovraordinata) ha effettuato una valutazione di merito circa un processo svoltosi in Italia: questo è inaccettabile (immaginate cosa farebbero i francesi se un giudice italiano si azzardasse a fare lo stesso con un loro condannato…).
Le regole e i trattati di diritto internazionale sulla estradizione sono precisi, e le regole per far valere la propria innocenza contro una sentenza ritenuta ingiusta, pure. Battisti poteva (come Sofri) perseguire tutti i gradi di giudizio possibili, fino alla Corte Europea. Ma non lo ha fatto.
Ha preferito scappare (suo diritto, certamente) approfittando di una miope valutazione politica di Mitterrand, che passando all’epoca sopra ogni regola di legalità sulle estradizioni e sull’asilo, decise politicamente di dare ospitalità e rifugio a molti terroristi (compresi quelli dell’ETA), senza stare a guardare troppo per sottile. E non a caso sia Bellaciao.org, che – ad esempio – l’intellettuale Finkielkrau ieri a Otto e Mezzo, alla fine non possono giustificare la mancata estradizione di Battisti se non ricorrendo al dovere di mantenere la parola a suo tempo data da Mitterrand:
In una conferenza stampa l’intera sinistra francese ha chiesto la garanzia che tutti i rifugiati italiani in Francia non vengano estradati, sulla base del rispetto della dottrina Mitterand.
Decisione politica fu, dunque: a questa, e non al diritto, si affidò Battisti. Non vedo perché ora – con un clima e valutazioni politiche cambiate – debba appellarsi al diritto (quale?!?) per evitare di essere estradato.
I francesi che lo sostengono dicono che l’Italia dovrebbe chiudere la pagina del terrorismo ecc. ecc… Ok, è un dibattito aperto in Italia, parliamone. Ma intanto Battisti venga estradato, rientri in Italia, si sottoponga al diritto italiano, e si batta politicamente per amnistia, grazia o cos’altro gli pare, magari mi troverebbe al suo fianco (forse è per questo che non lo farà mai…).
Così no, così non va bene.
La Francia, fino a prova contraria, non è un ordinamento giuridico sopraordinato a quello italiano. E se il governo italiano non fosse fatto di quaquaraqua, adirebbe subito la corte europea e ogni competente istanza internazionale per ottenere l’estradizione del condannato.
D’altro lato, se Battisti fosse politicamente credibile, sceglierebbe tra una di queste (per me) parimenti rispettabili alternative:
1) tornare in Italia accettandone le regole, e lottando (se lo ritiene) per cambiarle
2) scappare fuori, ma facendo la vita di chi scappa: il clandestino, e non il cocco di élite pseudo-intellettuali ormai decadenti.
Ecco, questo è quel che penso circa le differenze tra il caso Sofri e il caso Battisti.
Scusate la lunghezza.
[Avevo anche una versione short per spiegarmi, la metto qui ora: Sofri c’ha le palle, Battisti è un vigliacco. Non perché non torna, ma perché vuole ammantare la sua legittima scelta di fuga di un’aura di legalità e di lotta politica che è solo mistificante].
Direi che la versione short è perfetta e sufficiente. Anzi, forse meglio di quella argomentata 😉