Il blog di Antonio Tombolini

Dialogo di un Candidato e di un Monsignore /1

D

(Nell’appartamento privato di un Monsignore, circa un mese e mezzo fa)
Monsignore. Oh! Ma finalmente, benvenuto! Entra, accomodati, accomodati. Come va?
Candidato. Bene, bene. Sai, era da tanto che avrei voluto rivederti. Però, sì, insomma, negli ultimi tempi… beh, pensavo che magari ce l’avessi un po’ con me. Per questo quando mi hai chiamato ieri, sono stato felice!
Monsignore. Ma cosa vai a pensare, R. mio!

Avevo tanto desiderio di incontrarti, di parlarti un po’. Certo, me
ne hai combinate delle belle, benedetto figlio, non dico di no. Per un
po’ ti ho seguito, anzi, lo sai, sono stato io a benedire il tuo
impegno col centro sinistra. Ma tu, porca pupazza, c’era proprio bisogno che ti sentissi in dovere di legarti così ai comunisti?
Candidato. Dai, don C., i comunisti non ci sono più, lo sai.
Monsignore. Hai ragione: e peggio mi sento! Magari i comunisti fossero quelli di una volta, e invece, macché. Comunque, hai capito, coi diesse,
come vuoi tu. Ma almeno, anche lì, potevi scegliere meglio. Che ne so,
un Violante per esempio, gente più nostra, più vicina a noi. E invece
vai ad appoggiarti ad un Fassino.
Candidato. Beh, in fondo è lui il loro capo, no?
Monsignore.
Mah, è tutta da vedere. Comunque: e il referendum? Che mi dici del
referendum? Era proprio necessario che dicessi a tutti che andavi a
votare?
Candidato. Ma dai don C.! Ma se ho fatto di
tutto per parlarne e farne parlare il meno possibile! Insomma, come
facevo a non dire nulla? Era impossibile, avevo tutti alle costole,
sono perfino scappato in vacanza per una settimana intera pur di
evitare!
Monsignore. Sì, ma quel poco che hai detto, è
stato che andavi a votare, come quella Bindi, la solita: per carità,
brava cristiana, obbediente, obbedientissima, ma deve sempre farsi
notare. Ma tu che bisogno ne avevi?
Candidato. Hai
ragione, su questo ho sbagliato. Ma in buona fede, te l’assicuro: ho
pensato che fosse giusto dire qualcosa, magari poco e subito,
all’inizio della campagna referendaria, ad animi ancora tiepidi; e ho
pensato (ecco il mio errore) che col partito più grande
dell’alleanza schierato per il sì, non potevo essere l’unico del
centrosinistra a schierarmi per l’astensione. Dicendo andrò a votare
pensavo di salvare capra e cavoli. Non potevo mica immaginare che quel
mangiapreti di Rutelli ti si sarebbe poi attaccato alla sottana a
strombazzare, falso com’è, l’astensione ai quattro venti!
Monsignore. Eh, caro R., sta scritto non giudicate e non sarete giudicati,
non parlare così di Francesco. E’ sincero nelle sue intenzioni, sai? E
vuole davvero rendersi utile alla nostra causa, per il bene di tutti
noi. Credimi. E infatti anche dopo i referendum non ha smesso di dirmi
che lui è, per così dire, a disposizione.
Candidato.
Ma scusa, don C., come fai a fidarti di uno come lui? Per carità, poi
decidi tu, ma insomma! E’ stato perfino radicale, abortista,
anticlericale; e poi, non hai visto quel che ha fatto al mio Ulivo? Patatrac! In quattro e quattr’otto mi ha buttato tutto all’aria.
Monsignore. Beh, veramente, R. mio, in quella storia c’entro un po’ pure io…
Candidato. Cosa?

(1 – Continua…)

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