Il blog di Antonio Tombolini

Ebook a scuola: il testo della finanziaria 2009 non è affatto male

E

Avevo espresso le mie forti perplessità rispetto al testo della Finanziaria 2009 così come anticipato dal Sole 24 Ore qualche giorno fa.
Devo dire invece che il testo ufficiale del decreto fuga tutte le mie perplessità, e lo trovo invece assai convincente. Per comodità (mia e vostra) rendo disponibile da qui il PDF del decreto stesso.
Secondo il testo del Sole 24 Ore tutto sarebbe stato obbligatorio da subito, a partire dall’anno scolastico 2008-2009; secondo il testo ufficiale invece “a partire dall’anno scolastico 2008-2009 (…) i competenti organi individuano preferibilmente i libri di testo disponibili, in tutto o in parte, nella rete internet“.
Secondo il testo del Sole 24 Ore “il collegio dei docenti potrà adottare solo testi forniti nelle due versioni”; secondo il testo ufficiale invece, entro un triennio, i libri scolastici “sono prodotti nelle versioni a stampa, on line scaricabile da internet, e mista“.
Infine, ed ecco la norma potenzialmente rivoluzionaria, nel testo del decreto si dice:

A partire dall’anno scolastico 2011-2012, il collegio dei docenti adotta esclusivamente libri utilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista.

Si tratta di un decreto, e deve ancora essere convertito in legge. Vedremo se chi nel Governo ha sostenuto un testo così innovativo saprà resistere alle pressioni (che si annunciano fortissime) della lobby degli editori scolastici dominanti.

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  • Ciao,
    non mi sento di cantar vittoria, un conto stabilire il principio “l’accesso al sapere è garantito a tutti” un conto è riversare i costi e problemi sulle famiglie.
    Quando avremo accesso diffuso e a basso costo a lettori di e-book, allora potremmo cantar vittoria.
    Nel frattempo, le famiglie avranno l’illusione di spendere di meno, ma dovranno dotarsi di stampante e dovranno sostenere il costo di stampa.
    Magari il costo sarà anche basso rispetto al costo di acquisto dei libri, ma la cultura non ha COSTO, la crescita culturale dei Nostri figli deve esser sostenuta con adeguati strumenti…e non dipendere dalla qualità di una stampante Inkjet…
    Resto un fatto oggettivo, la qualità di un libro stampato in casa è notevolmente inferiore ad un libro acquistato.
    Chi potrà, continuerà a comprare i libri per i propri pargoli, gli altri….
    … beh gli altri andranno in giro con fogli stampati con una Inkjet e al primo sudore delle mani…. la cultura, letteralmente, sublimerà, svanirà con tale rapidità… da far rimpiangere il papiro.

  • luca, non sarei così pessimista 🙂
    dalla scuola media in avanti, lasciare uno studente senza pc è ormai impensabile.
    il lettore diventa quindi una comodità che si diffonderà sempre di più, ma non un oggetto indispensabile ai fini della lettura dei pdf.
    inoltre bisogna pensare che, a fronte di una qualità indiscutibilmente peggiore, le stampate a inkjet offrono notevoli vantaggi.
    l’utilizzo didattico dei testi digitali, se strutturati bene, cioè progettati a monte per essere digitali, è un buon argomento da affrontare a rimini.

  • una nota sul presunto costo della cultura (scusate, rifletto a rate, sarà l’età).
    luca sfiora un aspetto interessante della questione: il costo dei testi e degli strumenti didattici.
    è difficile sostenere che le spese sostenute per far studiare i figli non sono da considerarsi costo ma investimento, però è importante farlo.

  • Il vero problema che vedo palesarsi è la possibilità di itroduzione nei testi scolastici di meccanismi di DRM.
    Non vorrei trovarmi con i miei figli (quando li avrò) obbligati a comperare libri lucchettati… ed io vecchio e decrepito a fare il cracker per sbloccarli. ^__^

  • Assolutamente si.
    La pirateria va combattuta diversamente: bisogna semplicemente (ma non che sia semplice) fare in modo che non abbia motivo di esistere.
    La BBN ha aggirato il problema e non ha bisogno di blindare nulla, anzi la licenza d’uso consente la libera fotocopia (oltre al materiale rilasciato con licenza CC che, a volte, supera per quantità quello a pagamento – ma questa è una nostra scelta politica).
    Però non è un sistema applicabile all’editoria non scolastica, credo.
    Ma non aspettare, LordMax, di essere decrepito per far dei figli 😀

  • Scusa Luca, sono uno studente universitario e ho acquistato diversi libri originali e altri li ho fotocopiati (legalmente, nelle copisterie autorizzate); va bene l’impostazione grafica ma la qualità, se non quella estetica, non cambia affatto.
    il contenuto non varia al variare del contenitore.
    L’iniziativa è ottima; ridurre il costo della cultura significa non sminuirne il contenuto ma renderla maggiormente accessibile.
    Ben vengano libri (specie se universitari che arrivano a costare 100 euro l’uno) a costi minori.

  • questi gli emendamenti presentati sul testo precedente:
    emendamenti
    ART. 15.
    Al comma 1, primo periodo, dopo la parola: grado, aggiungere le
    seguenti: del sistema nazionale di istruzione.
    15. 4. De Pasquale, De Torre, Coscia, De Biasi, Ghizzoni, Bachelet,
    Nicolais, Mazzarella, Picierno, Levi, Siragusa, Russo, Pes, Ginefra,
    Sarubbi, Lolli, Rossa, Madia, Melis.
    Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: disponibili, in tutto o in
    parte, nella rete internet, aggiungere le seguenti: a con azione che i
    testi presentino garanzie sulla provenienza, sull’integrità dei
    contenuti e sul rispetto dei diritti di autore.
    15. 10. Capitanio Santolini, Galletti, Ciccanti.
    Al comma 2, primo periodo, sopprimere le parole: scaricabile da internet.
    Conseguentemente, al secondo periodo, sopprimere le parole:
    scaricabili da internet.
    15. 9. De Biasi, Ghizzoni, Levi, Picierno, Bachelet, Nicolais,
    Mazzarella, Siragusa, Coscia, Rossa, Russo, De Pasquale, De Torre,
    Pes, Ginefra, Lolli, Sarubbi.
    Al comma 2, primo e secondo periodo, sostituire le parole: on line
    scaricabili da Internet con la seguente: informatica.
    15. 12. Capitanio Santolini, Galletti, Ciccanti.
    Pag. 205
    Al comma 2, primo e secondo periodo, dopo le parole: on line
    aggiungere la parola: anche.
    15. 14. Rubinato.
    Al comma 2, terzo periodo, dopo le parole: soggetti diversamenti abili
    aggiungere le seguenti: con difficoltà specifiche di apprendimento.
    15. 8. De Torre, Ghizzoni, Coscia, De Pasquale, Pes, De Biasi, Levi,
    Picierno, Bachelet, Nicolais, Mazzarella, Siragusa, Rossa, Russo,
    Ginefra, Lolli, Sarubbi.

  • Ottimo lavoro, Livio, grazie mille! 🙂
    Dunque com’era prevedibile la lobby è al lavoro, normale che sia così. Continuiamo a seguire la vicenda. Intanto do un’occhiata a chi sono i firmatari, da dove vengono, ecc…

  • Sro proseguendo con le mie indagini. Ora ne ho trovata un’altra bella: indovina indovinello chi ha sollevato il problema “eh ma stampare a casa costa di più che comprare il libro?” e ha chiesto di cancellare “liberamente scaricabile” dal decreto?
    Indovinato? Sì, proprio lui, Ricardo Franco Levi, ve lo ricordate?
    “Ricardo Franco LEVI (PD) rileva che l’articolo 15, pur perseguendo un obiettivo lodevole, presenta una serie di aspetti negativi, quali innanzitutto il fatto della obbligatorietà dell’applicazione di tecnologie di cui non tutti sono in possesso. In secondo luogo, vi sono riflessi negativi dal punto di vista dell’economia domestica, dato che è più costoso stampare un libro che comprarlo. Sarebbero inoltre in sofferenza anche le imprese del settore, oltre ad essere non tutelate a sufficienza le prerogative a difesa del diritto d’autore. Ricorda quindi che ha presentato un emendamento in Commissione di merito volto a sopprimere le parole «liberamente scaricabile» dal testo dell’articolo indicato.”
    http://tiny.cc/uLijv

  • salve sono un insegnante,
    cercherò di esprimermi “super partes” sulle questioni che riguardano noi docenti ‘precari’ e quello che si profila con l’avvento del nuovo governo:
    La manovra economica, il D.d.l. per la finanziaria 2009 e il D.L. 112/2008 non lasciano dubbi sulle intenzioni:
    Nella scuola 8 miliardi di tagli fino al 2012, meno 100.000 insegnanti e 43.000 ATA. La rete scolastica viene saccheggiata peggiorando le regole per la formazione delle classi e dei posti del personale. Si disegna un sistema che vedrà la scomparsa delle scuole nei piccoli Comuni e la riduzione del diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione.
    Si spinge per la privatizzazione delle Università mediante la trasformazione in fondazioni di diritto privato. Si rallentano le carriere dei docenti, si tagliano le risorse economiche per il funzionamento ordinario degli atenei e il salario accessorio del personale.
    Nella ricerca si cancellano numerosi enti (compresi quelli predisposti alla tutela dell’ambiente) e li si subordina ai ministeri di riferimento.
    Si attaccano i diritti che tutelano le condizioni di lavoro; il futuro dei giovani è il precariato.
    mi chiedo: alla luce di questa premessa il Governo sta investendo bene?
    Un es. è il mio insegnante di musica alla scuola media, che ques’anno è stato mio collega… ebbene il prossimo anno andrà in pensione da precario… avete inteso? io lo trovo assurdo! anni spesi per lo Stato, fino alla fine, che non è stato in grado di garantire con certezza un lavoro stabile. questo esempio mi sembra paradigmatico della condizione degli insegnanti italiani, come in un gran premio di formula 1 abbiamo preso già un giro agli altri e noi siamo partiti dopo… ( i cambiamenti, i passaggi di ruolo solo lentissimi)
    con questo non voglio abbracciare nessun sistema nè rinnegare altri, semplicemente mi domando se alla luce di queste riflessioni cosa sia meglio fare.
    Certamente quello che si profila _ il “mercato dell’istruzione” qualcuno lo chiama_ è da rinnegare con tutte le forze, così e da denunciare questa visione di Stato in particolare di una Istruzione che nonostante spendi poco rispetto agli standard europei si pone l’obiettivo di tagliare la spesa recuperandola attraverso spaventosi tagli d’organico…
    finisco dicendo che il 23 lugio ci aspetta una giornata importante a Montecitorio dalle 11 alle 17, delegazioni di precari si incontreranno per protestare contro queste posizioni irragionevoli e fuori da ogni logica sociale.
    aderiamo tutti
    saluti

  • C’è qualcosa che non mi torna.
    Perché se il libro digitale è semplicemente la versione on-line del libro di carta, e ogni famiglia dovrà davvero dotarsi di computer e stampante e cartucce e stamparseli per avere il libro in fogli sparsi A4, io non vedo proprio né il risparmio né la comodità (in questo, dunque, avrebbe ragione chi obietta ai costi). Forse, allora si dovrebbe cominciare a pensare che la faccenda dei libri on-line non è semplicemente ‘stàmpati il libro’, ma deve far ripensare in toto le modalità di uso del libro di testo.
    Detto questo, e lasciata aperta ogni porta all’innovazione, l’anno scorso avevo un gruppo di 12 alunni in uno dei terribili laboratori morattiani; 12 tra i più bravi della classe. 7 (sette) non avevano computer a casa e non se lo potevano, per il momento, permettere. Uno dei sette andava dallo zio. Gli altri dovevano aspettare l’unica ora settimanale in cui ci vedevamo per riuscire a usare il computer a scuola (quando il laboratorio non era già occupato da un gruppone che si preparava per l’ECDL).

  • Prof!
    è un piacere leggerti anche da queste parti.
    Certo, quando si parla di e-book scolastico non si dovrebbe intendere “stampati il libro”, ma sono pochi a comprendere il discorso dell’innovazione nell’uso stesso del testo. Anche tra i docenti. Ci vorrà qualche anno (a essere ottimisti) e speriamo che nel frattempo la situazione informatica di scuole e famiglie si evolva.
    Noi siamo consapevoli di lavorare per il futuro e non abbiamo fretta alcuna. Stiamo sperimentando e lavorando proprio alla struttura e all’uso dei testi, abbiamo bisogno di tempo anche noi e lo abbiamo. È il privilegio di esser poveri: un lusso che le grandi aziende non possono permettersi.

  • Parlo da insegnante e da osservatore attento delle nuove tecnologie che utilizzo nelle mie classi. Faccio corsi di formazione per la documentazione nella didattica. Sono in disaccordo con le parole di Tombolini. Mi sembrano affermazioni di chi non è veramente all’interno della scuola.
    Ora, si parla sempre più spesso di digital divide (c’è anche una voce su wikipedia) di nativi digitali e immigrati digitali (che saremmo noi di una certa età). Io credo che il digital divide non si superi con la versione pdf dei libri. Un testo da scaicare in rete dovrebbe essere un IPERTESTO e non semplicemente il cartaceo salvato in PDF.
    Altra cosa: è vero molti hanno il computer, ma molti dei nuovi migranti no, o cmq non subito. Inoltre, conosciamo bene i costi delle cartucce e quanto le case produttrici, in accordo con le case di hardware, facciano di tutto per impedire le cartucce non originali. Non è questa la strada del libero accesso al sapere: semmai una alfabetizzazinoe informatica più attenta e in grado di dare ai ragazzi tutti gli strumenti e le procedure di accesso al sapere.
    Poi, Tombolini parla di libri, ma non fa alcun accenno al taglio degli organici, alla riduzione del tempo scuola, alla quasi sparizione del tempo prolungato. Jm Rose, esperto di didattica in Inghilterra, quando parla del digital divide, non fa riferimento ai testi scaricabili in pdf. Non è questa la vera rivoluzione. La vera rivoluzione è quella delle intellingenze collettive, così come le ha immaginate Pierre Levy nel suo “L’intelligenza collettiva. Per una antropologia del cyberspazio” Feltrinelli 1994. Per altro, nonstante la sua fiducia (ed era solo il ’94) Levy dice:”[…] un nuovo spazio antropologico, quello del sapere e dell’intelligenza collettivi, il cui avvento definitivo non è peraltro garantito da alcuna legge della storia”.
    Bisognorebbe interrogarsi più a fondo sui nuovi meccanismi di apprendimento, sul libro cartaceo che è altro da una sua versione on line. Io credo che occorra stare molto attenti a non creare nuove forme di discriminazione.
    Pensiamo a Google e al suo progetto di editare on line milioni di libri, o agli strumenti cooperativi come i gruppi di yahoo o le eccezionali funzioni di Google Doc.
    Infine: vi immaginate il ragazzetto con il suo ebook reader che ti dice: “prof non più batteria”.?
    Ricordiamoci che la riforma della Gelmini è stata voluta da Tremonti con una progettualità di tagli precisissima.
    Non leggete solo leggi, chiedete alle scuole come devono barcamenarsi per rientrare nei nuovi ordinamenti. Ci saranno prof che faranno 1 ora di geografia in 8 classi, non ci saranno più compresenze che consentivano lavori cooperativi e progetti.
    Insomma se parliamo della scuola non basta esserci andati, occorre conoscerla.
    scusate la vis affabulatoria, ma proprio non se ne può più: tutti parlano della scuola, compresi gli esperti che vengono a tenere corsi, ma non la conoscono, non la frequentano.
    vittorio

  • sì, è vero, ma è solo un aspetto della questione, che mi pare voi affrontiate sopratutto da un punto di vista “editorial/cartaceo”. Sembrerebbe non un vero interesse per la diffusione e l’accesso al sapere, ma la strenua difesa di una lobby, che stampa libri in B/N al costo di 30 € quando Taschen pubblica meravigliosi libri a colori a prezzi accessibili. Lo diciamo che i distributori ricevono i libri dagli editori al 40%. La gente scarica la musica perché i cd costano troppo, lo stesso vale per i libri. E se ne pubblicano tanti e spesso inutili. Inoltre le case editrici scolastiche cambiano l’ordine delle pagine e hanno un nuovo codice isbn e gli studenti sono costretti a comprare lo stesso libro, ma solo con un codice e un prezzo più alto.
    L’editoria italiana doveva essere più attenta alla qualità e meno alla quantità. Ci si chiede perché grandi autori non vengono ristampati e si stampano fesserie su fesserie?
    Tombolini, ha estrapolato dal mio post la parte più ovvia.
    Erano ben altre le problematiche che sollevavo.
    grazie cmq della tempestività
    vittorio

  • Io non ho estrapolato niente, ho fatto un’osservazione. Su quello che lei dice sono in gran parte d’accordo, salvo il fatto che voi che “conoscete” la scuola non vi esce mai detto che c’è un vizio di fondo, e cioè che il personale è ahimé sovrabbondante, soprattutto per dove e per ciò che non serve, e questa è la palla al piede che frena ogni politica scolastica “a crescere”.
    Ma il mio post tendeva semplicemente a dire che magari cominciando dall’obbligarli a mettere mano ai pdf di stampa per “arricchirli”, costringere gli editori-rentiers a rivedere le loro politiche non è poi così male.

  • Si è vero, bisogna pungolare gli editori. Ma mi scusi, rispetto a quali dati ritiene il personale sovrabbondante. Ora aumenterà il numero max di alunni per classe, e mi creda non hanno ancora iventati i banchi a castello, ma dovranno farlo. E la forte presenza di migranti e di situazioni sociali sempre più complesse, richiederebbero invece più personale specificamente preparato per es. all’insegnamento dell’italiano come L2. Ma le risorse mancano, e già a partire dal prox anno scolastico, l’alfabetizzazione di base (fatta da classi di accoglienza e da docenti che coprivano l’orario, anche con ore dedicate all’insegnamento dell’italiano.

  • Vado con l’accetta (se servono pezze d’appoggio, qualche ricerchina nel sito OCSE aiuterà: http://www.oecd.org/): l’Italia ha uno dei sistemi scolastici più cari e meno performanti, comunque la si voglia giustificare. E’ l’OCSE che rimarcando le scarse performance raccomanda guarda caso proprio “di aumentare il numero degli studenti per classe, minimizzando il numero di classi all’interno dell’istituto scolastico e raggruppando gli istituti piccoli.” Perché è vero che molte classi saranno molto affollate, ma questo accade (e come mai non viene mai detto?) perché “le categorie”, in questo paese governato dalle corporazioni, docenti inclusi, non mollano sul mantenimento in vita (vita?!?) di migliaia di classi e istituti che non hanno più ragion d’essere, in zone praticamente disabitate. Insegnanti che non esitano a utilizzare demagogicamente i “casi umani” (oh, la bambina che dovrà fare tutte le mattine mezz’ora d’autobus per andare a scuola, oh!). Un po’ come avviene per gli ospedali, insomma: gli insegnanti in gamba sono fottuti dalla maggioranza dominante di insegnanti fannulloni. Altrove sono le scuole a scegliersi gli insegnanti, mettendoli in competizione tra loro, da noi sono gli insegnanti (quelli garantiti, ovvio) a scegliersi le scuole.

  • Conosciamo le statistiche ocse, ma i numeri vanno interpretati. È certo auspicabile uno snellimento necessario, ma non si può non tener conto, ad esempio, di un’edilizia scolastica spesso non in grado di contenere (letteralmente) un certo numero di alunni. Non credo che la soluzione al nostro misero posizionamento Ocse, sia solo quella di una giusta “risistemazione di classi, istituti, ecc. Credo che l’Italia presenti altre forme di arretratezza, alcune attribuibili ad una classe docente, stanca, non sempre preparata, spesso non contemporanea al reale; altre ad una veloce trasformazione etno-socio-culturale alle quale è difficile stare dietro. Ci si interroga su nuove strade per la didattica -e non solo in Italia- e sui contenuti attuali e futuri, proprio perché c’è una grande rivoluzione a livello mondiale. È anche vero che sono in aumento le patologie legate al mestiere dell’insegnante, come quelle di alunni con patologie spesso non certificate. Insomma c’è una SCUOLA e poi c’è ogni singola scuola. Perché, mi creda, avere in classe 7 migranti che parlano 6 lingue è una bella sfida d’integrazione. Stimolante, ma estramente complessa. Ho lavorato a lungo nel privato e sono d’accordo sul fatto che il sistema pubblico sia una sorta di metastasi. Credo che occorra agire non solo asportando chirurgicamente, ma anche apportando nuove energie e risorse.
    È anche vero che nella scuola c’è moltissimo volontariato, e che in diversi paesi la retribuzione economica è più alta. Anche questo è un oggetto di riflessione.
    Mi dispiace comunque sentirmi parte di una minoranza operosa, dominata dal popolo dei fannulloni. Se è proprio così è veramente uno schifo.

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