Il blog di Antonio Tombolini

Elogio del Precariato

E

Luca ContiLuca Conti pubblica nel suo blog personale la sua Lettera aperta alla direzione generale di San Lorenzo, in relazione a notizie di stampa circa la chiusura di call center in Italia e loro spostamento in Romania da parte di San Lorenzo. L’azienda farà conoscere presto la sua Risposta aperta alla lettera aperta. A me, fin d’ora, e a titolo strettamente personale, preme dire (e così giustifico il titolo di questo post) che bisognerà pure organizzare prima o poi un bel PrecarPrideCamp. A presto per i dettagli.

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  • Caro Antonio, sinceramente non ho mai sentito nessuno essere fiero del suo precariato.
    Un nuovo modo di intendere il lavoro dici tu. Non lo so. Mi sembra piuttosto utopico.
    Da quel poco che ho avuto modo di vedere mi pare che ci sia una piccola distorsione nel tuo modo di vedere le cose, quella che io chiamerei da “primo della classe” e assolutamente non in senso spregiativo. Mi spiego.
    Gran parte di quello che hai fatto ha avuto un discreto successo, e (almeno a quanto traspare da te e da quel che so della tua storia) gran parte del tuo successo e’ dovuto alle tue notevoli capacita’.
    Ma non sono tutti cosi’, anzi. E non dobbiamo farne una colpa. Meta’ della popolazione mondiale per definizione ha un’intelligenza sotto la media, per quanto facciano e si impegnino nulla cambiera’ questa cosa.
    Se in una stanza c’e’ una sola persona e scoppia un incendio questa dara’ l’allarme, se ce ne sono due nessuna delle due dara’ l’allarme, sembra incredibile ma e’ cosi’ le persone cercano di scaricare le responsabilita’, del resto ci puo’ essere un solo capobranco o cane alfa non e’ questione di cultura o impegno ma di natura.
    Il lavoro per molti (e direi quasi per tutti) e’ e deve essere un mezzo per garantirsi una vita degna e non la realizzazione della vita stessa che deve essere ricercata altrove, anche perche’ chi spurga le fogne dovra’ sempre esistere (per non parlare di altri lavori sparsi in giro per il mondo ben piu’ infami) e sfido chiunque a sentrsi realizzato spurgando 2 o 3 fogne al giorno.
    Il precariato inteso come modo di vivere il lavoro credo sia qualcosa che richiede uno sforzo psichico eccessivo per la persona media. Destabilizza il suo stile di vita rendendo ogni giorno difficile da affrontare.
    Inoltre le aziende che fanno uso massiccio del precariato lo fanno per abbattere i costi e non perche’ hanno bisogno di avere mobilita’ del personale, come infatti fanno di solito i call center, che tengono precarie figure che dovrebbero essere in realta’ assunte visto che sono stabili su una sedia e che lavorano 8 ore al giorno con la stessa mansione per anni.
    Quindi prima di affrontare un PrecarioPrideCamp proviamo a vestire la pelle del precario e a vedere quanto si sente Pride, senza considerare quali potrebbero essere i vantaggi per un “primo della classe” che ne vestisse solo i panni.

  • A Luca Conti “piacerebbe conoscere la sua [della signora Angela Cardinale] posizione e quella dell’azienda [San Lorenzo] su questa scelta”, cioe’ quella di rilocare il call center in Romania.
    A me, che di fare della discriminazione antiromena non mi interessa, e ancora meno di attardarmi a difesa “de lu posht fiss di lavor”, piacerebbe sapere invece le loro posizioni sull’accusa che viene contestata in seguito a controlli dell’INPS, cioe’ quella di evasione contributiva per milioni 10 di euro.
    Personalmente non amo il sistema che fa capo all’INPS, ma ancora meno amo gli evasori

  • Piccolo aneddoto in favore degli operatori del Call Center italiano….
    Antonio, sai che seguo assiduamente il tuo blog e quindi sono stra-informato sulle tue attività… ma pensa come sono diventato cliente di S.Lorenzo.
    Il call-center S.Lorenzo chiama a casa e risponde mia moglie (me lo ha raccontato successivamente) che non sapeva che hai curato il Web di S.Lorenzo.
    L’operatrice propone dei prodotti e mia moglie chiede se c’e’ un sito per vedere con calma ecc. ecc.. L’operatrice dice che sì certo c’e’ un sito dal quale si può anche ordinare.
    A quel punto mia moglie le chiede “ma allora scusi perchè dovrei ordinare al telefono invece che via web” e l’operatrice risponde: ” perchè se ordina via Web io non ho la provvigione”.
    A tale sincerità e’ stato impossibile cedere.
    E’ così che da allora siamo clienti di S.Lorenzo via call-center….
    Noi che usiamo internet per fare tutto, compreso fare e ricevere telefonate !

  • comunicazione di servizio:
    ma cacchio, antonio, non vendi negli stati uniti con la san lorenzo??? e io che contavo sull’olio nostranissimus???
    baci,
    sam

  • …io aspetterei comunque la replica dell’azienda.
    non so, essere obbligati ad assumere 600 persone improvvisamente “per editto inps” (e dal cui editto immagino derivi la presunta evasione, ex-post in quanto ‘quelli erano dipendenti e non collaboratori’), mi sembra assurdo. Ma scusate, chi le assume 600 persone dipendenti per un lavoro come il call center? se foste un imprenditore, lo fareste? io no.
    Questo sarà solo l’inizio della fine per il settore call center in italia. Tutti in romania, come negli USA sono andati tutti in india.

  • Che lo si creda o meno, esistono delle realtà sociali (inghilterra ad es.) dove il precariato non è subito, ma voluto e gestito dal lavoratore stesso. Per una certa fascia di persone, parlo di lavoratori giovani con un istruzione universitaria, categoria non rara in inghilterra, è normale anzi auspicabile non rimanere ancorati alle prime aziende dove si lavora. Questo perché gli avanzamenti di carriera si fanno molto più velocemente passando da una azienda all’altra che rimanendo a vita nella prima che si è trovato. Semmai qui, guarda il paradosso, sono le aziende a lamentarsi del precariato impostogli, e si scervellano sul come fare a trattenere le persone di qualità.
    Certo, chi spurga le fogne forse non ha la stessa tipologia di carriera, ma se è per quello posso dire che in Italia chi opera nel settore sono milionari. Comunque chi ha basso grado si scolarità è destinato a passarsela male, sia qui che là, e in genere sono le prime generazioni di immigrati che fanno quei lavori, e spesso già le seconde generazioni escono dai college con una grinta che li porta ad occupare posizioni rilevanti.
    Ecco come mi piacerebbe poter vedere il precariato in Italia, ma purtroppo da noi il mercato del lavoro, anzi la società è talmente bloccata nei suoi meccanismi di nepotismo, gerontocrazia, burocrazia, familismo, che quello che altrove è una opportunità, da noi è un dramma.

  • Il precariato non ha nulla a che vedere con l’evasione contributiva. E’ possibile fare contratti di lavoro a termine, sui quali si pagano i contributi. Far passare per consulenza un lavoro chiaramente subordinato e’ scorretto, to say the very least. Sarebbero in tanti a volerlo fare. Ma la legge lo vieta. Allora si abolisca la contribuzione INPS e festa finita. Finche’ c’e’ (cioe’ finche’ c’e’ il bischero che rispetta le regole) la legge si rispetta.
    Aspetto anch’io il commento che a questo punto mi piace chiamare col suo nome, cioe’ corporate, pero’ qualche idea sto cominciando a farmela.

  • Premetto una volta di più che io non sono l’azienda, anche se sono molto orgoglioso di gestirne la divisione web, e parlo dunque a titolo del tutto personale. Io dico i fatti che so: la San Lorenzo di Imperia vende 40-45 milioni all’anno di prodotti dell’eccellenza enogastronomica italiana (chiunque operi nel settore può verificare la qualità dei prodotti e dei fornitori e può confermarlo). Lo fa vendendo questi prodotti *direttamente ai privati*, utilizzando, da quindici anni, call center di proprietà, che impiegavano, con contratti temporanei, a termine, part-time ecc., 600 persone in 30 call center, ovviamente col turnover caratteristico di questo tipo di lavoro. Call center, si badi bene, non in outsourcing, perché il tipo di prodotto richiede una formazione specifica molto importante. Arriva l’INPS, e come niente fosse decide che *tutto il lavoro in tutti questi anni svolto in base a contratti del tutto legali e regolari* deve essere oggi considerato come “lavoro a tempo indeterminato”, cosa che ovviamente non sta in piedi, e fa i conti degli “arretrati”. Ricordo una vicenda del tutto analoga, venti anni fa, in Poltrona Frau, dove lavoravo: d’improvviso l’INPS “decise” che tutte le ditte artigiane che lavoravano per la Frau dovevano essere considerate in realtà “dipendenti” e fece un “verbale” per (se ricordo bene) più di 10 miliardi di lire dell’epoca. Ovviamente la cosa non sta in piedi (tanto è vero che dopo un po’, nonostante i soliti articoli della stampa locale del tipo “Frau chiude”, di quel verbale il giudice fece carta straccia).
    Il punto dunque non è l’ammenda. Il punto è, a mio avviso, un altro: l’indubbio uso semischiavistico fatto dei call center da parte degli operatori delle telecom, ha dato il destro al governo “de sinistra” per fare di ogni erba un fascio, e demagogicamente sparare contro qualsiasi forma di contratto flessibile, indipendentemente da compensi e diritti riconosciuti: tutti cattivi, a priori. Chi volesse oggi gestire per la sua azienda un call center di proprietà, dovrebbe procedere per forza ad assunzioni a tempo indeterminato (in un lavoro peraltro in cui sono le stesse persone che lo fanno a interpretarlo e volerlo, il più delle volte, come lavoro flessibile e/o temporaneo). Ovviamente questo è insostenibile, e questo è il motivo per cui un’azienda come San Lorenzo è costretta ad utilizzare call center in altri paesi, nel caso specifico in Romania (paese UE, vorrei ricordarlo, dove quindi non è consentita la schiavitù). E’ felice di questa soluzione San Lorenzo? Io penso di no: credete sia facile fare formazione a personale rumeno per la vendita di prodotti di alta qualità dell’enogastronomia italiana? No, non lo è. Ma è l’unico modo, per ora, di continuare a garantire il lavoro dell’azienda, dei suoi dipendenti e collaboratori, e (non dimentichiamolo) dei tanti *piccoli produttori artigiani* che sono suoi fornitori, e di cui così spesso siamo tutti pronti a prendere (retoricamente e a chiacchiere, per lo più) le difese contro l’invadenza omogeneizzante della grande industria alimentare.
    Quindi, caro Filippo qui sopra, prima di sparare sentenze a vanvera (sulla base di quali fatti a te noti, please?) pregasi informarsi: i contratti di tutti i dipendenti di questi ultimi 15 anni sono lì, così come sono lì (e iscritti nei bilanci pubblici) i relativi contributi INPS versati secondo la legge per quel tipo di contratti, dalla legge stessa previsti.

  • Una cosa è essere precari per obbligo svolgendo un lavoro non professionalizzante e una cosa è scegliere di non avere un impiego fisso e fare, per esempio, l’artigiano o il libero professionista.
    Non sono d’accordo con Gianluca che dice che non assumerebbe 600 persone: se sono la tua forza vendita, allora andrebbero assunte. Eppoi tutto questo stride un po’ con il sito che dice: “Incontri, riunioni, e soprattutto il Customer Care, certo. È qui il cuore del rapporto tra San Lorenzo, i suoi produttori e i suoi clienti…” Insomma sa un po’ di presa per i fondelli e detto questo il buon Tombolini (che scrive Risposta con la maiuscola come usa nell’aziendalese) censurerà il commento! Pace…

  • In questa Nazione ‘ per chi non se ne ancora accorto, sta salendo una nuova “lotta di classe” tra chi (pochi)tirano la carretta tutti i giorni solo con le proprie forze e senza alcuna sicurezza ma solo con molti rischi ( legggesi: imprenditori piccoli, artigiani, produttori etc)e chi vuole tutto garantito, il posto, la pensione, lo stipendio etc.L’altra sera leggendo in 1 ora il libro di Stella “La Casta” mi sono alzato e davanti allo specchio del bagno mi sono detto a voce alta “COGLIONE”.Nell’ufficio dove lavora mia moglie su 10 dipendenti 4 si sono presentati alle elezione per le Circoscrizioni, per amore della politica e del bene altrui? Non credo.Confidezialmente, diceva una
    Signora neo-eletta (70 voti)a mia moglie, che un consigliere di circoscrizione con un gettone di presenza di 40-50 euro bastano 13-14 riunioni per portare a casa quasi un secondo stipendio. Per la mentalità di un “funzionario” dell’INPS fare una verifica ad una azienda che porta i ns. prodotti in tutto il mondo che crea ricchezza non è basata sul rigore ma anche sull’ammirazione , ma è vista come un nemico da abbattere. Il problemma viene da lontano (’68 in poi)e sarebbe lungo parlarne. La gente che ha l’orgoglio di creare , fare e rischiare ha già mandato un segnale a questo baraccone di Governo che vuole risolvere 30 anni di danni causati dai loro antenati (leggesi posti pubblici, coop,regioni, ministeri,assistenzialismo a go-go etc)sulle spelle di quelli che non hanno mai condiviso le loro idee: appunto “lotta di classe”. Chi parla è un piccolo produttore di salumi che oggi parte per Londra con il salame sotto il braccio, con il biglietto aereo pagato di tasca propria,con tanta incertezza e poca sicurezza, ma con tanta dignità e orgoglio. Saluti

  • Antonio, nel tuo post hai detto anche delle cose giuste, ma non e’ assolutamente vero che se vuoi fare un call center in azienda sei obbligato ad assumere tutte persone a tempo indeterminato.
    Non penso nemmeno che ci sia bisogno di argomentare la mia affermazione, per verificarlo basta fare 4 chiacchere con un consulente del lavoro (se sei proprio digiuno in materia) o una semplice ricerca con google…
    Se un imprenditore vuole risparmiare sui costi ed avere, quindi, un vantaggio competitivo sulla sua concorrenza, puo’ decidere di prendersi dei rischi, ma che poi non si lamenti se deve mettere mano al portafoglio.

  • Nicola, non sono d’accordo con te. La maggior parte delle forze vendite in azienda non sono mica dipendenti (sono agenti, procacciatori, ecc. ecc.) o comunque pagati in modo non fisso ma direttamente proporzionale alle vendite effettuate (con percentuali, premi, gare o altri incentivi). L’assunzione di una forza vendita di quelle dimensioni, secondo me, non sta in piedi.
    ciao
    gluca

  • Solidarizzo con quello che ha scritto Franco il salumiere. C’e’ chi vuole tutto garantito, e c’e’ chi rischia di suo con nulla garantito, a partire dalla certezza delle regole del gioco.

  • Saro’ io miope ma non vedo la connessione logica diretta fra chi rischia, chi vuole tutto garantito ed i precari.
    A parte questo se uno vuole tutto garantito e non se la sente di rischiare non e’ che per questo deve essere messo alla forca, teoricamente la societa’ dovrebbe garantire le condizioni perche’ anche questo avvenga. E avere tutto garantito non implica logicamente che uno non lavori.
    Del resto voi stareste li ad obbedire ad ordini ciancicati da un capo grasso calvo e con l’alito pesante in cerca di rivalsa? Io neanche per tutto l’oro del mondo. Insisto non tutti hanno le capacita’ o l’atteggiamento mentale per essere imprenditori di se stessi.
    Riporto uno stralcio tratto da http://blog.nicolamattina.it/?p=458 perche’ secondo me rappresenta molto bene l’attuale situazione della maggior parte dei precari in Italia:
    Ma c’è qualcuno che sostiene che precario è bello?
    No perché avrei da fargli qualche domanda, tipo:
    1. Dall’alto di quale 740 sostieni ciò?
    2. Dopo quanti giorni di ferie ritieni di esserti riposato?
    3. Quanto prenderai di pensione?
    4. Te la danno la carta di credito?
    5. E con il mutuo per la casa come hai fatto?
    6. Hai mai avuto desiderio di maternità o di paternità?
    Insomma, se qualcuno rispode a queste domande così:
    1. non arriva a 20k Euro
    2. non so, perchè non ne ho diritto
    3. la metà di quanto prenderebbe un mio pari livello con contratto
    4. No, non me la danno
    5. Non ho fatto
    6. Sì ma non faccio figli perchè sennò perdo il lavoro

  • Ma come la prendi larga, Antonio.. E soprattutto come TE la prendi per nulla. Prego indicare col ditino le “sentenze” che io avrei “sparato”. Io ho semplicemente richiesto un supplemento di commento sull’articolo di Luca Conti, da TE linkato e sportivamente commentato soltanto con un ariosa e spedita allusione ad argomenti a favore di un nuovo modo di intendere il lavoro (che in generale posso pure condividere); io (e questa non e’ una sentenza, ma una mia ferma opinione) ritengo che il dato piu’ rilevante dell’articolo di Luca Conti fosse la citazione di quell’accusa contestata di evasione contributiva per 10 milioni di euro. E soprattutto ritengo che rispetto a simili accuse in primo luogo ci s’abbia a discolpare, se nella posizione di poterlo fare; e poi, solo poi, ci si possa mettere a pontificare sulla valenza rivoluzionaria del proprio operato da alcuni cosi’ ingiustamente calunniato.
    Altrimenti, se proprio ci si sente cosi’ olimpicamente sereni e al di sopra delle accuse al punto da non ritenerle neppure degne di avvedersene, be’, dico io, si sia conseguenti e si rimanga sereni fino in fondo, senza perdere quello spirito e quella fresca bonomia per cui tanto e giustamente si e’ noti, che poi si rischia di andare fuori tema. E’ sufficiente dire che la cosa in contestazione e’ la caratteristica del tempo determinato vs indeterminato del rapporto di lavoro, il quale e’ comunque subordinato e non autonomo, come invece da alcuni commenti precedenti il mio poteva sembrare di capire. La “flessibilita’” inoltre non riguarda solo la possibilita’ di stabilire rapporti di lavoro a tempo determinato, ma anche il tempo parziale (orizzontale, verticale), che e’ un’ altra cosa.
    Le argomentazioni che tirano in ballo i tanti fornitori la cui sopravvivenza sarebbe appesa all’accettazione di questa impostazione del lavoro alla SanLorenzo, te le puoi tenere buone per qualche comizio: i ricattini con l’argomento dell'”occupazione” per zittire chi contestava le industrie inquinanti li rispedivo al mittente quando venivano fatti dai sindacalisti e/o dagli stalinisti, figuriamoci se ora me li faccio propinare da te a proposito di questa storia… Ma non scherziamo proprio;-))

  • Gianpaolo, a proposito del discorso fatto da Franco e da assurdita’ come quelle della nuova lotta di classe: io sono d’accordissimo che e’ improponibile andare avanti a sognare “il posto”. Ma vediamo di non sognare a occhi aperti paragonando la precarieta’ (che sarebbe meglio chiamare rischio di impresa) di un lavoratore autonomo (che si costruisce il suo reddito a seconda di quanti beni o servizi riesce a produrre e vendere) con la precarieta’ (a cui non fa da contraltare nessun profitto) di chi puo’ solo vendere il proprio tempo di vita (salario). In altri termini: che il lavoro salariato sia al fondo del barile in termini di potere contrattuale l’hanno capito anche i sassi e infatti siamo qua tutti a rimboccarci le maniche e darci sotto; pero’ vediamo di non far passare gli schiavi contemporanei per imprenditori di se stessi, per cortesia. Almeno con quale droga dobbiamo farci spero che la scelta sia lasciata libera.

  • Cintolesi
    “lotta di classe” è tra virgolette avrai capito la forzatura o fai l’avvocato (delle cause perse) che giochi sulle parole.

  • Franco, che l’espressione “lotta di classe” in quel caso fosse una forzatura me n’ero accorto si’, proprio questo era il senso del mio discorso; il fatto e’ che il suo uso non mi pareva cosi’ ironico, e sono contento di essermi sbagliato se invece lo era. Il succo del mio discorso rimane, pero’: non ha molto senso opporre quelli del posto fisso garantito e inamovibile (Questo e’ lo scandalo vero! E’ l’inamovibilita’ come se fossero tutti primi presidenti di corte di cassazione. Non tanto l’aspirazione a una “permanent position”, che poi e’ permanent solo nel senso che non e’ sicura la sua fine come invece nel caso dei contratti a termine), ripeto non ha molto senso opporre i permanenti inamovibili ai lavoratori autonomi. Li si opponga ai precari, quelli veri. A chi va tutta una vita “a salario” (anche se si chiama stipendio) a suon di contrattini. Bisogna averla provata come situazione prima di mettersi in cattedra. Il sottoscritto l’ha assaggiata per quasi quindici anni. E se oggi io faccio l’elogio del “precariato”, e’ del MIO “precariato”, di me che ho deciso di mandare affanculo contratti e stipendi a termine per mettermi a fare il padrone di me stesso. E’ stato facendo l’operaio della catena di montaggio (temporaneo, il che non significa “a termine”, significa finche’ non ti licenziano o finche’ tu non ti decidi ad andartene) che ho capito sulla mia pelle questa MIA personale verita’: che per uno stipendio (ed era anche un bello stipendio, ma chi me lo pagava era la BMW mica un’impresetta di provincia) quel lavoro di merda e’ il massimo che si puo’ chiedere a un essere umano: lavori le tue dieci ore al giorno e poi via! basta! sei libero! nel corpo e nella mente. Sembrera’ scontato ma per chi ha lavorato i precedenti dodici anni e i successivi tre nella cosiddetta “ricerca scientifica”, dove non stacchi mai, e quando stacchi ti senti in colpa con te stesso, non e’ scontato manco per nulla. Quindi ci credo che molti giovani sono contenti di lavorare in modo flessibile un orario di merda per un salario di merda: perche’ serve loro per una fase momentanea e ben definita, “tattica”, della loro vita. Quelli che sono costretti a dover rincorrere una prospettiva simile senza altre alternative (e sono tanti), sono degli schiavi. Altro che pride! Vivono da schiavi. Quindi, eventualmente, non pontifichiamo poi tanto con “i lavori che da noi non vuol fare piu’ nessuno”. Non ci lamentiamo troppo se “bisogna importare manodopera dalla Romania” (e credo che anche dalla Romania non bastera’ piu’): un’impresa che si basa sulla “flessibilita’”, a meno che non sia in condizioni di produttivita’ tali da poter pagare loro un gran bello stipendio in cambio di un orario o di una settimana veramente brevi, offre ai suoi dipendenti delle condizioni di lavoro talmente di merda che tutti quanti quelli ci lavorano a salario sognano di uscirne e di diventare imprenditori loro pure. E auguro a tutti quanti di diventarlo. Allora pero’ chi assumiamo come forza lavoro? Chi assumeremo quando si saranno tutti smaliziati, istruiti e saranno tutti imprenditori?

  • Trovo tutta questa storia terribile. La decisione di chiudere il call center in Italia è orribile. Una scelta aziendale miope che porterà rapidissimamante alla chiusura dell’azienda stessa. I consumatori non sono più quelli di una volta. Tu (leggi la società) puoi avere il il miglior formaggio del mondo ma non te lo comprerò mai se non contribuisci in maniera equa al sostentamento della mia comunità(tasse e contributi compresi). Se fossi un fornitore della San Lorenzo **da oggi** ti chiederei il pagamento anticipato. Se fossi una banca ti ritirerei le linee di credito. Se fossi un cliente sarei amareggiato e ti dimenticherei. Se fossi un lavoratore ti manderei a quel paese e ti porterei in tribunale. Caro Antonio, ti stimo molto personalmente ma vorrei che tutto ti fosse chiaro perchè secondo me molti condividono questo punto di vista.

  • Mauro
    e se facessimo chiudere la CGIL! Leggi l’intervento di Tombolini con le dichiarazioni del sindacato, sarebbe da fare manifesti e attacarli per tutta Genova visto che siamo al ballottaggio. Ha ragione Franco il salumiere il problema non è di adesso il problema nasce dal ’68 e adesso viene fuori, la Storia ha tempi suoi e i nodi vengono al pettine. Visco quando manda la Finanza a controllare i “bilanci” dei sindacati? Si fa chiudere un negozio per tre giorni per non avere emesso uno scontrino fiscale. Ha fatto bene la San Lorenzo se ha ricevuto quel ricatto (perchè di ricatto si tratta)a chiudere tutto, la globalizzazione farà saltare questi schemi feudali di gabelle di questi signori. I 600 dipendenti si costituissero parte civile ( e anche penale) contro il sindacato, se le cose stanno come Tombolini ha spiegato nell’altro intervento.

  • Mah, per me qua ci sono solo due errori:
    1-E’ sbagliato che si cerchi di convertire il lavoro precario in lavoro stabile ricattando le imprese.
    2-E’ sbagliato prendere a pretesto tale ricatto per delocalizzare completamente il servizio.
    In primis perché se l’attività di call center è tanto importante per San Lorenzo, rinunciare a gente già esperta e di provata affidabilità è un controsenso.
    Secondo perchè la San Lorenzo, come molte altre aziende, ha convenienza a delocalizzare per ridurre i costi, insomma ha solo un fine utilitaristico e coglie la palla al balzo.
    Non mi si venga a dire che tutti i lavoratori del call center San Lorenzo VOGLIONO essere precari!
    Se qualcuno vuole lavorare part-time può farlo benissimo, ma assumere a tempo determinato i più bravi non mi sembra una cosa fuori del mondo.
    A meno che, come ho già ricordato, la San Lorenzo non voglia solo utilizzare il pretesto della multa per portare il lavoro all’estero risparmiando soldi.
    Ricordo inoltre che assumere a tempo indeterminato, nel settore privato, non significa assumere a vita, perché è possibile licenziare il personale.
    Il posto garantito a vita ce l’hanno solo i dipendenti statali ormai!

  • Continuo a postare qui anche se il nuovo post di Antonio è molto interessante.
    L’atteggiamento dell’azienda è terrificante e penso che la vera risposta arriverà non dal sindacato, dalle multe degli ispettori o da altro ma dai clienti.
    Ma voi lo comprereste un prodotto da chi ha deciso che:
    l’italia è un buon posto per vendere ma non per dare lavoro ad italiani?
    Io no mai e poi mai e parlerei anche male di un’azienda così perchè é giusto che il *mercato* la punisca.
    Sinceramente il panino con la finocchiona mi andrebbe di traverso!! E non perchè la finocchiona non è buona ma per la mia testa mi ricorda che dietro quella finocchiona non ci sono solo sorrisi ma anche gente *come me* che è stata lasciata senza lavoro.
    Antonio comprendilo:
    l’unica cosa che l’azienda può fare è negoziare.
    Se non mantenete il call center in Italia penso che chiuderete.
    L’azienda ha corso un rischio pazzesco a non aderire alla sanatoria, è semplicemente stata fatta una scelta sbagliata. Chi ha fatto questa scelta che si assuma la sua responsabilità e apra l’ombrello… xchè di panini con la finocchiona gliene lanceranno parecchi…

  • “Dall’articolo si evince che l’INPS, a un certo punto, decide che tutti i contratti che negli anni hanno regolato legalmente il rapporto di lavoro tra l’azienda e gli addetti ai call center erano da considerarsi (chissà perché) contratti a tempo indeterminato. Su questa base ricalcola i contributi “come se” tutti quei contratti per tutto quel tempo non fossero stati regolari (e con regolare versamento di contributi, quindi niente evasione). Risultato: la notifica del conto, 10 milioni di Euro per mancato versamento contributivo.”
    Ai lavoratori sono stati fatti contratti a progetto (per dire) e poi fatti lavorare con vincoli di subordinazione analoghi a quelli di un dipendente. Quindi questi contratti, pur regolarmente registrati, pur con tutti i contributi pagati, non sono legali.
    “Ecco il vero scandalo: lo Stato ti commina un’ammenda da 10 milioni di Euro. Poi ti dice: hey, però se ti metti d’accordo col sindacato, cancelliamo tutto, come se niente fosse, ok?”
    art.1 comma 1205 L. 296/06:
    La validità degli atti di conciliazione dei lavoratori rimane condizionata all’ adempimento, da parte del datore di lavoro, dell’obbligo del versamento alla gestione separata presso l’INPS di una somma pari alla metà della quota di contribuzione a carico dei datori di lavoro per i periodi di vigenza dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa anche a progetto, per ciascun lavoratore interessato alla trasformazione del rapporto di lavoro. Tale versamento a titolo di contributo straordinario finalizzato al miglioramento del trattamento previdenziale.
    NON SI CANCELLA TUTTO… si paga almeno la metà!!
    NELL’EVENTUALE ACCORDO (al fine di evitare contenziosi):
    Il datore di lavoro si impegna ad assumere il lavoratore con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a far data dal…….
    Il datore di lavoro, senza riconoscimento di debito, offre al lavoratore a titolo meramente transattivo sulle eventuali rivendicazioni di natura retributiva, contributiva e risarcitorio per il periodo pregresso la somma omnicomprensiva netta di €…….
    Il lavoratore accetta la somma di cui al punto che precede per il titolo e i termini di pagamento ivi indicati; dichiara che – a fronte del puntuale adempimento di quanto previsto dal presente verbale e dalla legge – rinuncia nei confronti del datore di lavoro, che accetta, a qualsiasi credito diritto azione e ragione comunque derivante dal pregresso rapporto di collaborazione a progetto (e/o di collaborazione coordinata e continuativa).

  • “Dall’articolo si evince che l’INPS, a un certo punto, decide che tutti i contratti che negli anni hanno regolato legalmente il rapporto di lavoro tra l’azienda e gli addetti ai call center erano da considerarsi (chissà perché) contratti a tempo indeterminato. Su questa base ricalcola i contributi “come se” tutti quei contratti per tutto quel tempo non fossero stati regolari (e con regolare versamento di contributi, quindi niente evasione). Risultato: la notifica del conto, 10 milioni di Euro per mancato versamento contributivo.”
    Ai lavoratori sono stati fatti contratti a progetto (per dire) e poi fatti lavorare con vincoli di subordinazione analoghi a quelli di un dipendente. Quindi questi contratti, pur regolarmente registrati, pur con tutti i contributi pagati, non sono legali.
    “Ecco il vero scandalo: lo Stato ti commina un’ammenda da 10 milioni di Euro. Poi ti dice: hey, però se ti metti d’accordo col sindacato, cancelliamo tutto, come se niente fosse, ok?”
    art.1 comma 1205 L. 296/06:
    La validità degli atti di conciliazione dei lavoratori rimane condizionata all’ adempimento, da parte del datore di lavoro, dell’obbligo del versamento alla gestione separata presso l’INPS di una somma pari alla metà della quota di contribuzione a carico dei datori di lavoro per i periodi di vigenza dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa anche a progetto, per ciascun lavoratore interessato alla trasformazione del rapporto di lavoro. Tale versamento a titolo di contributo straordinario finalizzato al miglioramento del trattamento previdenziale.
    NON SI CANCELLA TUTTO… si paga almeno la metà!!
    NELL’EVENTUALE ACCORDO (al fine di evitare contenziosi):
    Il datore di lavoro si impegna ad assumere il lavoratore con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a far data dal…….
    Il datore di lavoro, senza riconoscimento di debito, offre al lavoratore a titolo meramente transattivo sulle eventuali rivendicazioni di natura retributiva, contributiva e risarcitorio per il periodo pregresso la somma omnicomprensiva netta di €…….
    Il lavoratore accetta la somma di cui al punto che precede per il titolo e i termini di pagamento ivi indicati; dichiara che – a fronte del puntuale adempimento di quanto previsto dal presente verbale e dalla legge – rinuncia nei confronti del datore di lavoro, che accetta, a qualsiasi credito diritto azione e ragione comunque derivante dal pregresso rapporto di collaborazione a progetto (e/o di collaborazione coordinata e continuativa).

  • E’ vero di garantito non c’è nulla!! Se desideri qualcosa te lo devi guadagnare altrimenti prendi ciò che passa il convento.Sono cliente San Lorenzo continuerò ad esserlo non per solidarietà ma per la qualità dei loro prodotti che alla fine ci evitano di saziarci da prodotti ormai globalizzati e di sintesi!! (leggete gli ingredienti dei prodotti e ditemi se ci capite qualcosa)
    Per il lavoro condivido la scelta fatta da loro per una semplice ragione che non ho letto nei post: l’attività è vendere per cui se ti “va bene” oggi vendi e domani forse no quindi questa professione(che io faccio)non può garantire un fisso “garantito” in quanto è variabile per cui un contratto det o indet. non può stare in piedi con la variabile che ha di natura la vendita stessa;conosco persone che ci lavorano hanno avuto affiancamenti e ti insegnano il mestiere, ovvio è che se non sei capace non vendi e non mangi ma se non vendi tu, non lavora nemmeno l’azienda quindi è interesse di tutti vendere e farlo bene !! Perchè La san lorenzo o altre aziende simili devono garantirti un fisso se non sanno se vendi oppure no? SE SEI CAPACE GUADAGNI ANCHE 2500 EURO al mese!!QUALE POSTO DI LAVORO DI OFFRE UNO STIPENDIO COSI’?
    pS:Chi di voi è in possesso di Fiat AlfaRomeo Lancia non usatela più tanto sono tutte costruite all’estero( anche in Romania)!! TANTO PER FARE UN ESEMPIO

Il blog di Antonio Tombolini

Antonio Tombolini

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