Il blog di Antonio Tombolini

Il finto Brunello è più criminale del vino adulterato, altrochestorie

I

Adesso tutti a tentare di minimizzare. Specialmente i big del giornalismo enoico (tranne i pochi Ziliani in circolazione). Specialmente gli addetti ufficiali alla Qualità (vedi Slow Food et similia). Tutti a spiegarci che una cosa è la storia del vino adulterato (quello sì che è uno scandalo, sono criminali, ecc…) e un’altra è quella del Brunello fatto anche col Sangiovese, ma anche con qualcos’altro che col Brunello non dovrebbe entrarci per nulla.
Ma ditemi voi: è più grave che quattro delinquenti comuni tentino una truffa mettendo polverine nel vino, o non è forse più grave (e più dannoso per tutti) che due celebratissime aziende, due numi tutelari del calibro di Castello Banfi e Antinori abbiano spacciato per Brunello ciò che Brunello non era?

Per rendere l’idea: è più grave che la banda del buco si provi a spacciare banconote false stampate in bianco e nero, o che si scopra che la zecca dello Stato mette in commercio perfette banconote false?
Se poi ci mettiamo tutta la pompa di cui i sullodati numi tutelari amano circondarsi…

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  • Stavolta caro Antonio discordo. E’ più grave spacciare per vino una cosa che vino non è (e che con tutta probabilità fa molto male), piuttosto che ficcare cabernet o primitivo nel Brunello.
    Poi mi pare che di minimizzare stiano cercando solo Maroni e Cernilli.
    Un abbraccio, FA

  • ‘Alló biutiful pipol! mi dispiace citarmi, ma – specie vista da fuori – non c’é discussione :
    “…Allora le strade sono due: o si mette in moto un lavoro prelegislativo e di lobby alla luce del sole o si esce dal Consorzio. (Montevertine lo fece a suo tempo, dal Gallo Nero, tranquillo e papale e con lui qualche altro produttore).
    Rimanere e trarre vantaggio economico della fama del nome Brunello di Montalcino fregandosene del
    disciplinare e dei consoci che lo rispettano, mi sembra un crimine piu´grave di quello commesso dai
    banditi che hanno sofisticato il vino.
    Perché ?
    Perché quest’ultimo sarebbe un “normale” atto di criminalitá economica, purtroppo giá visto nel nostro paese e comune anche ad altri paesi. Insomma : ci sono criminali anche in Italia. Un atto commesso da gente che non ha tradizione virtuosa, né meriti né ha mai goduto il rispetto del consumatore. Gente che
    peraltro vende il suo prodotto contraffato sfruttando solo se stessi e le proprie male idee.
    Nel caso del Brunello invece c’e´uno sfruttamento cinico e scientifico non solo del nome Brunello, ma anche della fiducia del consumatore globale, c’é lo sfruttamento di tutti gli altri produttori che si attengono al disciplinare. E´un crimine ideologico commesso da produttori che hanno tutta l’intelligenza
    per sapere cosa fare e cosa non fare. Per non parlare del ritorno ecenomico.
    Ora si da addosso all’Espresso, al produttore purista che avrebbe soffiato, al giornalista che lo avrebbe
    incitato a farlo, ai media poco attenti e a tutti quelli che per dirla elegantemente “ci inzuppano il biscottino”. Ma se la giustizia dovesse finire per individuare i colpevoli, credo che debbano essere questi e solo questi a dover essere citati per danni materiali e morali non solo dagli altri produttori ilcinesi ma anche da quanti avranno subito danni da questa bella pensata di cui “il mercato”, a mio modesto parere
    avrebbe fatto volentieri a meno.”
    O no ?

  • “Non ho ricontrato il pienone delle grandi occasioni”.dice qualcuno. Io ci sono stato Domenica con i corridoi vuoti, però Castelletti presidente della Fiera parla di un 20% in più di presenze. Cioè cazzate , visione gretta delle cose , immobilismo, politica mediocre e poco lungimirante . Poi ci lamentiamo se sofisticafo il vino, cosa cambia dal sofisticare la realtà dei numeri e non pensare invece di rivalutare e riprogrammare la Fiera stessa come farebbe un imprenditore accorto e come non fa un politico mediocre.Saluti

  • oggi al telefono con un grande fornitore della GDO, uno che fattura milioni di euro, che mi diceva che secondo lui hanno fatto scoppiare lo scandalo del vino adulterato durante il vinitaly per mettere in ombra la scandalo del brunello, così tutti dicono, ma almeno non era adulterato!
    Di solito odio la dietrologia, però…

  • Non sono d’accordo. Il vino adulterato è tossico e pericoloso per la salute. Il brunello finto è una truffa commerciale, non sono paragonabili.
    Anche se ormai è passato in molti il messaggio che il Brunello è un vino adulterato, quindi pericoloso!!!
    Questo danneggia lo stesso produttore ilcinese che, in buona fede, ha fatto l’esposto alla Procura di Siena.
    Diciamo che la situazione è degenerata ed è andata completamente fuori controllo: procura-media-produttori-appassionati-pubblico, la confuzione regna sovrana.

  • No, nessuna confusione mio caro: alcuni truffatori vendono per vino quello che non lo è (e qui la colpa è al 90% del consumatore, così come era del consumatore la colpa delle varie mucchepazze e galline aviarie: se compri una bottiglia a un euro, cosa speri di trovarci?).
    Dall’altra parte, alcuni *supernotabili* del vino, di quelli che vanno in giro a “rappresentare il made in italy” (in ciò supportati da una stampa serva e prona) e a pontificare su come si fa e come non si fa, sono stati presi col dito nella marmellata: spacciare per una cosa (Brunello) ciò che non lo era, e così sputtanare un intero settore. Nessuna confusione se non quella che vogliono creare per intorbidire le acque: la colpa non è di procura-media-produttori-appassionati-pubblico, la colpa è dei signori Antinori-Frescobaldi-CastelloBanfi e compagnia bella.

  • Tra l’altro se io fossi uno della “compagnia bella” non attenderei molto
    tempo ancora per uscire a viso aperto e dire come stanno le cose, e non solo: anche per spiegare cosa ha indotto la mia azienda blasonata o meno a scegliere la via del non rispetto del disciplinare, quali sono i miei progetti futuri e perché credo fermamente che bla bla bla…….
    Quello che piu´e´allarmante é il silenzio stampa di Case che hanno fior fior di addetti all’ uopo e non mancano certo di conoscenze linguistiche. Tra l’altro mi sembra che Antinori – tacendo – tradisca
    anche la propria fulgida tradizione essendo stati loro i pionieri del Chianti senza uve rosse e (vigorello a parte) gli inventori del supertuscan.
    Questo silenzio e questo comportamento danno diritto, anche al consumatore piu´affezionato a pensare male. Ed a pensar male……

  • A me una cosa di tutto questo canaio non va giu’: che ora tocchera’ starsene buoni e smettere di rompere le scatole a gente come gli Antinori (grazie a loro “la zona piu’ antica” e’ stata fatta arrivare a San Casciano Val di Pesa e oltre) o come i Frescobaldi (grazie a loro il Chianti, sia pure non “la zona piu’ antica”, arriva fin nel Mugello). Altrimenti si farebbe anche la figura dei maramaldi che approfittano della situazione. Questo il paradosso italiano.

  • Paragonare lo scandalo del vino adulterato o sofisticato, con il non rispetto al 100% del disciplinare del Brunello, mi sembra una cosa inverosimile. Come paragonare un omicidio ( perchè il metanolo ha fatto morire una 20 ina di persone ..) ad uno schiaffo in faccia.
    Con questo non si vuole assolvere niente e nessuno, chi ha sbagliato pagherà, ma se personalmente ho bevuto un brunello con un 10% di merlot, non credo che mi sia venuto mal di pancia. Non drammatiziamo, c’è di molto peggio in giro, solo per il gusto di correre dietro a qualche qua-qua-ra-qua- che starnazza dalla sera alla mattina, solo per mettersi in mostra ( altrimenti chi lo fila ? )
    salute
    Roberto G.

  • […] Things are better now than they were in 1911, but some things never change. I’ve been following with some fascination the scandal and investigations in Tuscany, though it’s taken so many twists and turns that all but the most ardent Thomas Pynchon scholars were likely lost some time ago. For those of you who have been asleep at the glass, may I recommend some good blogs with which to catch up. One of the best is Franco Ziliani’s impassioned and erudite blog Vino al Vino (in italian; the name is a reference to the expression pane al pane e vino al vino; roughly, “to call a spade a spade” — an apt name since Franco does not mince words). Ziliani and American journalist Jeremy Parzen have teamed up to create VinoWire, an English-language “wire service” which has frequent, useful news updates on the world of Italian wine. Parzen’s own blog, Do Bianchi, is a more eclectic romp through food, wine, music, and travel, weaving in the odd Italian wine update. Also in English, the prolific Terry Hughes’s Mondosapore is an amusing and informative take on italian wine and life in New York (read his hilarious send-up written months before the scandal broke). And finally, might I recommend the blogs of two other Italian friends, Giampiero Nadali’s Aristide and Elisabetta Tosi’s Vino Pigro (”Lazy Wine”); both have focused less on the Brunello scandal but have excellent information on the Italian wine world in general, including the best updates on the other recent wine scandal (the one whose story broke at Vinitaly with L’Espresso’s lurid and irresponsible cover “Velenitaly.” The question of which scandal is more, uh, scandalous, has generated some heated discussions). […]

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