Avevo chiesto a Luigi Malvino Castaldi un parere sul mio post circa le recenti aperture (come usa dire) del cardinal Martini su preservativi e affini. Luigi mi ha usato la gentilezza di diffondersi oltre ogni mio merito e speranza sul tema, rispondendomi qua.
Della sua risposta ho meditato in particolare la chiusa, che qui riporto:
Ecco, per esempio – permettimi un suggerimento, Antonio – non potresti dare un assetto "politico" alla tua dimensione antropologica e psicologica di appartenente alla ecclesia, invece che alla Chiesa. Mi spiego: tu sai che Pannella insiste e insiste e insiste – io, bada bene, non sono d’accordo – sul fatto che le battaglie della Rosa nel Pugno in senso liberaldemocratico possono liberare l’ecclesia dalla Chiesa; bene, chi meglio di te potrebbe essere il teorico di questa posizione "avanzata" nell’ambito cattolico? Sei ancora in tempo a entrare in polemica con Luigi Bobba, per esempio: immagina che occasione di doverti poi lamentare che non sei più "isolato", ma eccessivamente centrale. Insomma, Antonio, non ti isolare, partecipa.
Sai qual è il problema, Luigi? Che non ci credo manco io a quella roba lì di Pannella.
Che i radicali facciano il loro mestiere di radicali, la politica. E chi crede nella Chiesa, o nell’ecclesia che sia, faccia il suo mestiere di cristiano. Fuori i mercanti dal tempio. E fuori i preti dal mercato. Se occorre persino con la frusta. In fondo, essere anticlericali (cioè laici, ché filologicamente, filosoficamente e storicamente la parola laico non ha altro significato che questo ricchissimo significato negativo, non-chierico) è tutto lì.
Sono radicale, nel senso di iscritto alle robe radicali (non chiedermi quali, non lo so più manco io, ma questo è un altro discorso) dal 1995. Mai, mai: mai ho usato i miei trascorsi ecclesiali (e financo ecclesiastici, verrebbe da dire) e il mio presente di peccatore di Santa Romana Chiesa per far(n)e politica.
Feci outing, è vero, l’anno scorso, quando andò a monte la questione dell’ospitalità, perché qualcuno osò "da cattolico" porre il veto sul nome di Luca Coscioni (questo qualcuno era Romano Prodi, tra gli altri, ma di questi tempi non si può dire. Ma pure questo è un altro discorso). Fu allora, e solo allora, che sentii il bisogno, il fisico bisogno di fare quanto possibile per far sapere che c’era qualcun altro che da cattolico pure lui trovava scandaloso quel veto. E fu per questo che da cattolico e da radicale insieme mi impegnai nella campagna referendaria.
Fu in quella fase che si innescò il meccanismo che tu ora mi raccomandi di re-innescare. Ma fu in quella fase che – per quanto credo e ho affermato all’inizio, e mi pare credi pure tu – lo disinnescai immediatamente io stesso. Si era all’Assemblea dei Mille: annoverato tra gli eroi (perdenti) della campagna referendaria, campione del cattolicesimo dissenziente, fui chiamato a svolgere una delle relazioncine introduttive. Tutti, Pannella in testa, si aspettavano una bella orazione a tema: la Chiesa, l’ecclesia, e il Papa, e i Vescovi… Era pronto per me, era evidente, una bel ruolo tanto tanto centrale, come dici tu: il radicale cattolico esperto in materia ecclesial-ecclesiastica.
Mi scrollai dalle spalle ogni aspettativa in questo senso: la mia laicità mi portava a rispondere al tema del Convegno ("Che fare?"), e mi misi (unico credo, in quel consesso) a fare politica, come avevo fatto per anni. Me ne uscii con "i Radicali col centrosinistra, e Pannella alle primarie". Fui immediatamente scomunicato, a mezzo stampa, il giorno dopo: "Non mi sembra un’idea seria", tuonava Pannella specificamente interpellato sull’argomento dal Corriere della Sera.
Senza spocchia, Luì, mi sa che hai frainteso: se resto isolato tra i radicali, francamente, il problema non è mio. Il problema è dei radicali. Non che questo mi dispiaccia di meno, ovviamente, e per questo ho piacere di discuterne con te.
[PS Hai ragione, Luì, sono un cervellone: di "entrare in polemica con Bobba", capirai, non ho nessuna voglia].
Cazzarola, era un esempio. Se pensi di poter essere più utile in altro modo, fa pure. Io volevo solo dire: prendi un attrezzo dalla rastrelliera e lavora.
Sulla faccenda dello “specifico”, guarda che io sono medico ma non sto tra i radicali come medico (chessò, tipo Viale). C’è tanto da fare, Antonio: la posizione di “isolamento” (così la definivi) è tutta soggettiva, e bada bene che questo non vuol dire astenersi dalle critiche, anzi, sai bene che si collabora anche e soprattutto con le critiche. Ma, ti prego, tienile alte come sai ben fare. Pensaci, fammi sapere, mi piacerebbe “combinare” qualcosa assieme.
I link in ‘La Laicità secondo me’ non funzionano.
Adesso li ho messi a posto, grazie Tobi!