Finalmente ‘sta palla del viral marketing prende qualche mazzata. Sperando sia la prima di tante. Ecco cosa è successo [via VerbosusNews]: la Sprint, uno dei giganti delle telecom USA, invia gratis ai soliti bloggers influenti un nuovo modello di telefonino (LG Fusic, BTW), ovviamente nella speranza di ricavarne post. Solo che… il telefonino fa davvero schifo! E così, mentre i pretenziosi blog alla web 2.0 di casa nostra si precipitano a parlarne bene (probabilmente senza averlo mai visto), uno dei blogger che l’ha ricevuto gratis gli dedica un super-post elencandone tutti i difetti, dissezionandolo impietosamente.
Morale per il produttore del telefonino: se il tuo prodotto fa schifo, grazie alla rete lo sapranno tutti in un attimo.
Morale per il blogger: se parli bene a priori di una cosa solo perché "va in rete", stai attento, prima o poi arriverà un altro blogger che racconterà quanto fa veramente schifo. E tu non ci avrai fatto una bella figura.
Non credo sia tanto “viral marketing” quanto “blog marketing”. A prescindere dalle denominazioni, che lasciano il tempo che trovano, sono d’accordo sul fatto che la strada da percorrere non sia quella dell’esempio che hai riportato.
La differenza deve essere data dalla qualità del proprio messaggio/prodotto.
SanLorenzo docet.
O no?
Ciao Antonio, forse la mossa ha sortito risultati negativi ma guarda il lato positivo, adesso l’azienda ha una descrizione di tutte le migliorie da apportare al prodotto a costo zero o meglio, a costo di qualche telefonino. Non è molto ma è già qualcosa. Poi nessuno discute che se avessero inviato un cellulare superfico ne avrebbero giovato tutti, blogger ed azienda.
Sento parlare (non solo qui) di “marketing morto” e nuovi modi di usare la rete. Siccome sono come San Tommaso, mi piacerebbe sapere chi usa già questi nuovi metodi per vendere.
I beni di consumo, e non solo, sono ancora in mano salda alle aziende che usano il tradizionale marketing (o almeno mi pare). L’unica rivoluzione negli ultimi 10 anni è data dai discount, dove il consumatore rinuncia alla fiducia delle marche. Niente di più.
Non mi date nomi di aziende sconosciute; vorrei esempi della quotidianità. Per capire.
P.s.: non vale dire eBay ne siti di roba gratuita…
Ciao Santommaso.
I nomi delle aziende famose che hanno usato o usano sistemi di marketing non convenzionale sono innumerevoli.
Fatti un giro sui vari blog dedicati al tema e vedrai che gli esempi non mancano.
Buona ricerca.
Io un giro l’ho fatto, ma di marche famose non ne ho trovate. Ho trovato, ad esempio, la piaggio che fa finta di fare un blog e chiede consigli ai consumatori sull’mp3. Niente di che. L’mp3 è stato principalmente promosso con i tradizionali canoni di marketing.
Voglio dire: io in casa ho prodotti di marca o comunque acquistati al supermercato o negozio. E in casa di amici la storia non cambia.
Comunque se non mi vuoi fare esempi non c’è bisogno di rispondermi. La mia era una domanda seria. Per chi vuole rispondermi seriamente.
Ciao Luca,
l’altro giorno giravo su un sito di marketing non convenzionale. Tra le marche note che rammento aver fatto operazioni i questo tipo : Bulgari, Ferrero, Time Warner, Mazda…
Vado in ordine sparso: Piaggio (negli states fece anni fa una memorabile campagna di Word Of Mouth), Absolut Vodka, Bacardi, Pepsodent, Ariel, Amnesty, Apple, Swissair, Dhl, Duracell, Durex, Post-It, FIAT, Gillette, Starbucks, Guinness, Mini Cooper, Mastro Lindo, Nike, Rowenta, Salvation Army, TomTom, Viagra, Weight Watchers.
Per dirne alcune di cui ho immagini da fornirti, se lo richiedi…
La tua era una domada seria, la mia era una risposta seria. Documentati. Fai lo sforzo. Vai oltre a eBay.
Ragazzi, non vi scaldate troppo: il marketing, vecchio o nuovo, tradizionale o alternativo, classico o non-convenzionale, in ogni caso, per usare un anglismo caro a un mio amico, *suca*. Questo è il problema, e per questo sarebbe ora di farne a meno.
Ciao Antonio ma sei proprio sicuro ?
Perché, scusa, usare un blog per creare una rete di relazioni (se va bene pure di amicizia), come o anche come opportunità di business e poi coinvogliare il tutto verso obiettivi precisi da raggiungere, per esempio creare siti, blog, progetti di vario tipo, non è forse marketing per la “azienda” Antonio Tombolini ? Correggimi se sbaglio.
Mi riferivo proprio a quello! Antonio parla di fare a meno del mktg. Tutti gli esempi postati sono in TV, sui giornali, sulle maglie dei calciatori. Dirmi che Nike fa marketing alternativo, vabbè, allora sono io che non riconosco il mktg tradizionale da quello alternativo. Nike mi sembra fare marteking tradizionalissimo. Ma non importa ora.
E’ ul post di Antonio che voglio riflettere (mi scuso se prima non mi sono spiegato): c’è già qualcuno di “grosso” o che oggi che rinuncia a TUTTO il mktg per concentrare la comunicazione della sua azienda su internet? (che sia blog, forum, mailing list, o-quello-che-vi-pare)?
La mia domanda era in effetti nata leggendo vari post e scritti di Antonio.
Luca, nessuno rinuncia a tutto il mktg tradizionale per quello non convenzionale. Ti sembrerebbe realistico?
Ma il discorso piuttosto è: quanto costa e quanti benefici dà il mktg tradizionale in rapporto ai costi/benefici di quello non convenzionale? Quanto costa un’inserzione su quotidiani, su tv, su una esterna?
Quanto costa invece un post-it messo ne punto giusto, un’occupazione di suolo pubblico, un’operazionedi blog mktg?
Bene… Anche le grosse corporationi si sono accorte che massimizzare il risultato con una campagna di guerrilla o di wom è estremamente utile, specialmente per campagne localizzate.
A parte le grosse corporation, il mktg non convenzionale è particolarmente abbordabile per le piccole aziende, che non hanno grossi fondi e devono comunque avere una comunicazione penetrante e incisiva.
Questo per risponderti più dettagliatamente.
Il post di Antonio invece mi stupisce perchè lui è un blog marketer della prima ora.
Il pesto ai blogger non è nè più nè meno quello di cui parla nel post… A parte il risultato, cosa cambia?
Spedire oggetti e beni per conoscenza e valutazione è un vecchio strumento di marketing che grazie ai blog a ritrovato vita. Blog, valutazione e passaparola.
Mi viene in mente anche un altro progetto non convenzionale di Antonio, quello dei blogger in azienda.
Il punto è, ancora una volta, che l’idea non è sbagliata, è la sua attuazione.
Allora Antonio… Perchè questo post e questi toni soddisfatti? Non vedo nulla di nuovo se non appunto la considerazione che l’attenzione DEVE tornare sul prodotto e non sul modo con cui viene comunicato.
Questa è la dimostrazione che il viral marketing funziona: le aziende non possono “prendere in giro” sul prodotto. Se un prodotto è valido e lo si dà “in pasto” alla rete, le reazioni soo immediate, positive o negative che siano. Quello che ha sbagliato è l’operatore telefonico americano che evidentemente non conosce molto bene le dinamiche del viral.
tfpj0y5bfuvtsmoy