Il blog di Antonio Tombolini

Libri di scuola, ebook, strumenti digitali

L


Dunque dunque, vediamo se riusciamo a fare un passo avanti. Rispetto a cosa? Rispetto allo scambio di idee avviato in questo post e nei relativi commenti. Provo a buttare lì alcune considerazioni che ad oggi ritengo acquisite, in maniera lapidaria e sintetica, e non necessariamente in ordine di importanza.

  • La sinistra (ok, quella presente in parlamento), nei confronti di una norma aperturista proposta dal governo nel senso della digitalizzazione degli strumenti didattici, ha assunto il ruolo di opposizione conservatrice, sia per il tipo di emendamenti proposti che per le motivazioni a sostegno del voto contrario.
  • La sinistra (ok, quella presente in parlamento) ha agito in maniera evidente come portavoce diretto degli interessi protezionistici e di cartello degli editori scolastici dominanti. Questo è dimostrato dalla coincidenza (perfino testuale) delle proposte e delle argomentazioni.
  • La questione non è ebook vs libro di carta, la questione è libro di carta vs nuovi strumenti digitali.
    La questione non è ebook reader al posto dei libri di carta, la questione è nuovi strumenti didattici in grado di valorizzare le tecnologie esistenti.
  • Dire che non è giusto abbandonare i libri di carta perché non tutti hanno il computer o la connessione internet a casa è insieme ipocrita e classista. Il computer e la connessione internet sono la carta, la penna, il libro dei nostri tempi. Ogni cosa che vada nel senso di un computer e una connessione per tutti, sempre, ovunque è cosa buona e giusta.
  • Dire che non tutte le scuole possono offrire computer e connessione per fruire di contenuti digitali, e che non potranno fare perché ci sono i tagli in vista ecc… è ipocrita e classista. Si dimentica infatti che da anni anni anni e anni le scuole di ogni ordine e grado hanno dedicato soldi all’acquisto di computer destinati – nel caso peggiore – a giacere inutilizzati in qualche stanza chiusa a chiave o – nel caso migliore – all’uso privatissimo di qualche professore o di qualche “tecnico addetto”. E che analoga situazione è verificabile per le connessioni internet, per lo più utilizzate nelle segreterie e negli uffici di presidenza, e quasi mai rese disponibili agli insegnanti e agli studenti, con la scusa della sicurezza e della pericolosità intrinseca di internet (metti che per caso uno va a finire in un sito con una donna nuda, cribbio, sai che casino!).
  • L’offerta attuale di strumenti didattici digitali (di varia natura, certo, dal puro e semplice ebook, perché no, a strumenti multimediali e interattivi) è ancora molto povera e limitata, per forza di cose: solo da un’apertura alla decisa adozione di questi strumenti in maniera preferenziale rispetto ai libri di testo tradizionali può venire la spinta verso una produzione qualificata di questo tipo. In altre parole: solo incentivando gli editori innovativi con una norma di questo genere, e solo costringendo gli editori tradizionali con una norma di questo genere è possibile far crescere gli investimenti che vadano in quella direzione.
  • Gli editori scolastici dominanti si stanno facendo una strana idea della transizione al digitale, un’idea di questo tipo: ok, vogliono passare agli ebook, io li ostacolerò più che posso, inventandomi tutto quello che posso, perché coi libri di carta ci guadagno un casino, perché dovrei rinunciarci? E tuttavia… e tuttavia anche quando sarà inevitabile passare agli ebook il mercato sarà mio comunque, perché io i contenuti ce li ho già, e mi basterà rilasciarli in formato digitale, e il gioco è fatto.
    Balle, cari editori: se in altri settori editoriali (varie, narrativa, ecc…) la fruizione digitale dei libri tradizionali è ancora un mercato interessante, nella scolastica l’effettiva adozione della rete e delle sue potenzialità significherà inevitabilmente il superamento del concetto stesso di libro scolastico, che resterà al più soltanto nella forma di alcuni manuali di riferimento e di consultazione (a quel punto ebook). Tutto il resto saranno siti, strumenti multimediali, interazione in rete… Ah, a proposito, per gli insegnanti che volessero sperimentare Moodle (piattaforma open source per la didattica online) non hanno che da farmi un fischio: se ce ne sono anche solo quatto o cinque interessati installiamo Moodle nel nostro server e cominciamo a giocarci un po’.
  • Dire che il passaggio al digitale dei materiali didattici non si può fare perché i lettori ebook costano troppo, o non possono ancora sostituire la carta ecc… significa parlare d’altro. I lettori ebook di nuova generazione sono solo uno strumento digitale in più che prima non c’era, che per alcune cose vanno bene e per altre no (per uno studente universitario, per dire, sarebbe una manna, già da ora). Ma il problema della didattica ai tempi della rete non può essere strumentalmente ridotta a questo. E immaginare una didattica che non preveda l’uso del computer è completamente folle, almeno quanto sarebbe apparso a tutti folle cento anni fa immaginare una classe senza carta penna e calamaio. Il fatto che nella scuola italiana questo sia possibile è per l’appunto indice del suo stato pietoso. Il fatto che ci sia chi lo difende non può essere compreso se non che come difesa corporativa di privilegi inaccettabili.

Morale: l’anno scolastico che arriva vedrà per forza di cose poche o nulle novità, come era inevitabile che fosse. La norma approvata con la Finanziaria 2009 va nella giusta direzione. Da qui alla primavera 2009 potrebbe forse essere possibile mettere in campo qualche iniziativa, qualche esperimento, qualche proposta editoriale scolastica minimamente al passo con la rete e le opportunità che essa offre. Magari ci vuole uno SchoolBookCamp

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  • Ecco, io ti devo fare milioni di applausi Antonio, e kudos come se piovesse.
    Sottoscrivo ogni singola parola, mi piace in particolare il passaggio sul superamento del libro di testo, a proposito del quale avevo espresso anche io qualche idea (ma mi spingevo anche più in là, fino alla saggistica e chissà che altro).
    Sono curioso, sempre di più, su come si evolverà la cosa, con buona pace dei retrogradi. Io già avverto cambiamenti nel mio modo di rapportarmi alla conoscenza… ma che te lo dico a fare, lo sai meglio di me 🙂

  • Forse é presa un po´alla lontana e magari anche con qualche dietrologia
    ma vista la validitá del detto che “conoscenza porta a libertá” ci sarebbe da studiare unpo´su tutta questa ostilitá alla rete e per riflesso all’ebook.
    Anche fatta salva la tradizionale osticitá della lingua inglese per alcune
    fasce di etá italiane, non riesco a capire cosa impedisca alle due cose di andare di pari passo, toh: a braccetto.
    Anche senza buttare via la carta stampata se fossi un editore una porta aperta all’ebook la terrei. Perché ? lo so, giá l’ ho detto, ma se Philips, Sony e giganti varii investono soldi nel produrlo…piatto ricco me ce ficco.

  • Nell’università finlandese Moodle lo si usa da un bel po’ di anni internettiani (“sai, l’università, essendo un ente pubblico, non è che disponga di così tanto denaro, per cui bisogna arrangiarsi”!).
    Nelle biblioteche (delle università, molto fornite) ci sono pure gli ebooks, che si possono prendere in prestito se si è membri della biblioteca (l’iscrizione è naturalmente gratuita per tutti).
    Quindi: si scaricano i libri gratuitamente da internet in formato pdf grazie ad una concessionaria (la biblioteca) e, per leggere libri senza spendere un euro e legalmente non c’è più neanche bisogno del p2p!!

  • Sono d’accordo su quasi tutto.. quando dici:
    “La questione non è ebook vs libro di carta, la questione è libro di carta vs nuovi strumenti digitali.”
    Beh.. io non vedo uno scontro, ma semplicemente un’estensione. Prima gli strumenti didattici erano penna, libri e calamaio; ora sono penna, libro, pc e web. Pc e web non cancellano penna e libro, ma vi si aggiungono..
    Senza libri non si può fare, è anche una questione di vista. Da buon universitario sono pieno di pdf e pps da studiare, ma quando superano le 10 pagine finiscono sempre su carta. 🙂
    Per quanto riguarda Moodle, non sono solo le università finlandesi ad usarlo. Anche in Italia siamo pieni di facoltà operose, in alcuni casi anche all’avanguardia. L’università di Modena e Reggio Emilia utilizza Moodle da tempo: http://www.cea.unimo.it
    Forse però è meglio incentivare gli ebook a partire proprio dalle università, dove spesso i professori propongono agli studenti il loro libro stampato dalla casa editrice da due soldi e dove gli studenti dovrebbero essere già abbastanza maturi per “digerire” questa innovazione. Nella scuola primaria, così come in quella superiore, per forza di cose, se qualcuno dovesse essere escluso a causa della tecnologia sarebbe decisamente più problematico.

  • Caro Antonio, ti dò ragione: hai un bell’inventare, ma se poi il prof. non può accedere a un laboratorio, non ne cavi un ragno dal buco. E questo è sacrosanto.
    Il problema quindi è quello di una comunicazione efficace con gli utenti, per indirizzarli ad un uso POSSIBILE del nuovo mezzo. E come? Trovando un compromesso tra il lavoro a casa del prof e dello studente, il momento comune a scuola (che può essere transitoriamente ancora legato alla carta), e la struttura del testo. Mi spiego:
    Poiché è vero che quasi tutti gli insegnanti ormai navigano in rete, e che quasi tutti gli studenti (delle superiori??) usano il PC, occorre prevedere un uso del manuale scolastico che rimbalzi dalla preparazione della lezione allo studio individuale a casa, senza costringere 30 ragazzi a stiparsi come cretini davanti a un unico schermo, o disperderli davanti a 10 schermi a cercarsi le donne nude. Il prof trova quello che gli serve e predispone il percorso, lo studente ripercorre il percorso già percorso e fa gli esercizi indicati. Ma a casa sua, come ho fatto fare ai miei allievi di quinta un anno fa. In classe, il prof spiega (madai?!). Si fa stampare le 10 pagine che gli servono per quella lezione, e insieme agli studenti analizza il testo o il senso dei percorsi o che diavolo ne so…
    In mezzo l’editore, che predispone un testo anche utilizzabile come manuale, ma lo affianca con strumenti di approfondimento e di navigazione concettuale utilizzabili come esercizio di apprendimento individuale. Non è il gruppo che impara, ma il singolo.
    Allora è sufficiente anche un solo PC per classe, perché non è più il PC al centro del nostro discorso innovativo, ma la struttura comunicativa messa in atto tra autori e utenti, la cosiddetta “rete del sapere”. E se uno studente non ha il PC o va da un compagno, o svolge gli stessi esercizi nella versione cartacea predisposta, o la scuola apre corsi di approfondimento pomeridiani con accesso ai laboratori, cosa che non comporta assolutamente un aggravio di spese oltre alla normale routine e che “fa immagine” tra le famiglie.
    Insomma: attenzione a non farsi schiavizzare dal miraggio tecnocratico. Il problema è l’uomo e la conoscenza, il progresso avviene lì, non nello strumento in sé. Il NUOVO LIBRO DI TESTO non sta nello strumento, ma nelle possibilità cognitive nuove che si aprono nella modernità.
    Almeno credo… comunque ben venga un SchoolBookCamp!!

  • Personalmente penso che in qualche modo gli editori cercheranno di rispondere alle richieste dell’arti. 15. Lo faranno malamente, mettendo “on line” (chissà che significa per loro) PDF di ogni sorta, derivati dai PDF da stampa o raccolte di scansioni in jpg raccolte in PDF; vedremo formati che noi umani non abbiamo mai visto, ho sentito parlare di enciclopedie interattive in txt…
    Vedremo.

  • Come diceva Bartali l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare.
    Dopo questa frase criptica provo a spiegarmi. Prima però devo fare i complimenti ad Antonio per il post qui sopra di cui condivido ogni parola.
    Il nocciolo della questione non è libro elettronico sì o no oppure anche. Il punto che secondo me deve essere messo in luce è che il libro scolastico è diventato uno strumento su cui i prof scaricano la responsabilità dell’insegnamento – i genitori lo fanno lo stesso con la televisione – evitando così di diventare loro il centro della formazione dei loro alunni.
    La svolta digitale è un occasione d’oro per ribaltare il modo in cui vengono formati gli studenti.
    Il costo dei libri di carta o digitali diventa un problema finché il prof si deresponsabilizza e organizza il flusso in modo tale che lo studente debba fare tutto da solo: compiti a casa, leggere da pagina a pagina sia in classe che a casa etc.
    Ma se deve fare tutto da solo che ci va a fare a scuola? Tanto l’intelligenza (furbizia) dello studente è tale che il compito a casa, tanto per fare un esempio, se lo fa fare da quelli che rispondono su Answers di Yahoo.
    La mia proposta?
    Gli studenti devono avere una parte attiva nella creazione della lezione apportando informazioni ricavate da varie fonti digitali e il professore deve fare da moderatore che corregge gli sbagli e le informazioni inesatte.
    In pratica andrebbe digitalizzato tutto. Internet in classe e si studia su Wikipedia anche modificandola lì dove ci sono errori.
    La difficoltà di lettura del supporto digitale, che nel caso del’ iLiad è da ridiscutere, può essere vista come un fatto positivo proprio perché costringe a “staccare” e a continuare lo studio in modo orale e quindi più attivo.
    My two cents

  • Il sunto fatto in questo post sposa al 100% quanto ho detto nel post precedente. La cosa che veramente scandalizza è che l’informatizzazione della scuola ad oggi 2008 non sia ancora avvenuta e che quando qualcuno cerca di introdurla qualcun altro cerca mille scuse per ostacolarla. In qualsiasi altro campo il problema non si pone nemmeno perchè lo si da per scontato: quale ditta o attività piccola o grossa che sia non usa un PC?
    Quale ditta o attività piccola o grossa che sia ne potrà fare a meno tra 10 anni quando i ragazzi che ora frequentano le scuole saranno nel mondo del lavoro?
    E invece nella scuola, che dovrebbe precedere i tempi di almeno una decina d’anni si continua a pensare come trent’anni fa. O meglio si lascia che ci pensino le famiglie perchè poi in effetti alle superiori (e penso ormai anche alle medie) il Pc è strumento normale per fare ricerche, relazioni, etc.(lo usava già mio figlio che ora ha 20 anni !!) e sicuramente discriminante tra chi ce l’ha e chi non ce l’ha.
    Ripeto il PC o e-book (o pc pensato apposta per la didattica) + accesso alla rete (magari con limitazioni) devono diventare strumenti OBBLIGATORI.
    Una volta che passa questo concetto tutto il resto verrà di conseguenza: saranno gli editori stessi a proporre testi on-line a prezzi concorrenziali o anche gli autori in forma autonoma.
    I costi per forza di cosa si abbasseranno perchè un testo elettronico non può costare di più di un testo cartaceo, ma al di là di questo io non la farei neanche una questione di costi perchè anche se dovesse costare globalmente di più, ripeto, per la didattica del futuro l’attrezzatura elettronica è uno strumento INDISPENSABILE.

  • Un po’ mi innervosisce il fatto che a questa discussione partecipino molte persone che credono di conoscere la scuola perché l’hanno frequentata (ma quanti anni fa?) o perché ci vanno i loro figli (che comunque contano per uno pure loro). E mi dispiace che nel mondo “al di fuori” nulla trapeli dei tentativi (pochi? timidi? mal riusciti?) di innovare la didattica attraverso l’uso integrato delle nuove tecnologie. Peccato!!
    Suggerisco (sottovoce) punti su cui varrebbe la pena fare dei distinguo:
    * i libri di scuola non sono veri libri e un loro “smembramento” (leggi: scorporare le varie unità didattiche e renderle interagenti) finalizzato ad una maggiore fruibilità in altra forma potrebbe essere non particolarmente complesso: detta in altri termini, da tempo i libri scolastici “di carta” hanno abbandonato la struttura lineare tipica del testo scritto, e assomigliano di più, grazie a rimandi continui, a “ipertesti”. Basterebbe poco per trasformarli in oggetti digitali
    *Finalmente da qualche anno anche in Italia si comincia aparlare di LO (Learning Objects): è una delle direzioni verso cui è posibile muoversi.
    *Confondere informazione (Wikipedia) e formazione è un errore da dilettanti: per favore, basta con la storia di Internet in classe. Vi assicuro che usato come serbatoio di dati non serve quasi a niente
    *Vogliamo parlare di nuove tecnologie applicate alla didattica ?
    …e facciamolo, allora, questo SchoolBookCamp!
    Io ci sto!

  • marina scrive
    *Confondere informazione (Wikipedia) e formazione è un errore da dilettanti: per favore, basta con la storia di Internet in classe. Vi assicuro che usato come serbatoio di dati non serve quasi a niente
    sì, assolutamente d’accordo.
    questo è uno dei punti che contavo di approfondire sul nostro blog.
    anche perché è proprio il nodo fondamentale del legame che si deve creare tra editore e insegnanti.
    nuovo non perché sostituisce il vecchio, nuovo perché non è mai esistito.
    magari coinvolgo maurizio 😀
    *Vogliamo parlare di nuove tecnologie applicate alla didattica ?
    …e facciamolo, allora, questo SchoolBookCamp!
    seguici, ci sarà pane per i tuoi denti.
    (chi sei?)

  • beh, allora dico anch’io la mia sulla cosa di marina e wikipedia:
    > Confondere informazione (Wikipedia) e formazione è un errore da dilettanti: per favore, basta con la storia di Internet in classe. Vi assicuro che usato come serbatoio di dati non serve quasi a niente.
    @marina, con tutta la simpatia: quando leggo un’affermazione che viene giustificata da un “vi assicuro…”, “te lo dico io…” ecc… ecco, è il modo migliore per farmene dubitare. In questo caso, poi, magari per eccesso di sintesi, secondo me l’hai sparata grossa. OK per la storia della “formazione” e dell'”informazione” (per quanto anche questa distinzione a me appaia un alibi, ma ne riparleremo altrove), ma che tu mi venga ad assicurare che Wikipedia “usato come serbatoio di dati” (e perché no?) “non serve a quasi niente”… beh, io non so se lo uso (per millanta cose, dal lavoro agli hobby allo studio alla ricerca…) “come serbatoio di dati” o non so come, ma cazzarola ALTROCHE’ SE SERVE, ALTROCHE’!
    E non te lo dico con un mio “te l’assicuro”, ma ti dico: prova a chiederlo a quelli che vendono(vendevano) enciclopedie! 😀
    Uffa, eppoi non ce la faccio nemmeno a non dire niente su quella storia: informare, formare, la scuola deve formare bla bla bla. Bene. E allora? Che c’azzecca? Vuol forse dire che dovendo formare può fare a meno dell’informazione? E se ha comunque a che fare con l’informazione come può fare a meno del luogo in cui – sempre più, e in maniera già oggi preponderante – l’informazione nasce, cresce, si diffonde, viene fruita, digerita, trasformata, discussa… e cioè la rete?!?
    Infine: se i “moderni” libri di testo sono “smontabili” e se ne può usare un pezzo così e poi saltare colà ecc… come mai gli editori ci tengono così tanto a venderli tutti così belli “completi” e con tutto attaccato dentro? Perché intanto non li fanno comprare “a pezzi”?
    Ebbene sì, famolo ‘sto SchoolBookCamp, ci sarà da divertirsi 🙂

  • l’eccesso di sintesi – il mezzo non aiuta – è frustrante per chi scrive e per chi legge, a volte 🙂
    la questione informazione vs formazione (che in questo caso assume le pericolose vesti di wikipedia&co. vs libri di testo) non è certo liquidabile con poco.
    tra l’una e l’altra c’è giusto lo spazio di due teste, quella dell’insegnante e quella dell’allievo, variegate le teste degli primi e quelle degli altri.
    e non è mica roba da poco.

  • Io penso che uno dei problemi più grossi sia l’estrema disgregazione e mancanza di uniformità qualitativa di quanto è già disponibile. Un po’ come accade con la tipografia, anche i file digitali risentono della qualità del lavoro effettuato dal “tipografo”. Oppure, delle stesse opere si trovano più versioni ma di qualità diversa.
    Oppure tentativi grossolani di “protezione” inibiscono la possibilità di fare una qualsiasi operazione sul testo che si sta leggendo, fosse anche solo piazzarci un segnalibro.
    Per esempio, tutte le opere a http://www.letteraturaitaliana.net/index.html, seppur di grande interesse sono in pdf protetto, protezione che inibisce anche la creazione di segnalibri ovvero di semplici funzionalità che non disturbano in alcun modo eventuali diritti d’autore.
    Sarebbe bello riuscire a creare una repository.

  • Non riesco ad affrontare tutto quanto è stato messo a l fuoco in questo post e nei commenti. Solo un paio di cose:
    “da anni anni anni e anni le scuole di ogni ordine e grado hanno dedicato soldi all’acquisto di computer destinati – nel caso peggiore – a giacere inutilizzati in qualche stanza chiusa a chiave o – nel caso migliore – all’uso privatissimo di qualche professore o di qualche “tecnico addetto”. E che analoga situazione è verificabile per le connessioni internet, per lo più utilizzate nelle segreterie e negli uffici di presidenza, e quasi mai rese disponibili agli insegnanti e agli studenti, con la scusa della sicurezza e della pericolosità intrinseca di internet (metti che per caso uno va a finire in un sito con una donna nuda, cribbio, sai che casino!).”
    Vero, da qualche anno la mia scuola ha investito in computer, quando si trovavano i soldi. Gli utlimi computer, però, sono stati acquistati quattri anni fa. Da allor, niente. Abbiamo tre laboratori aperti a tutte le classi con 42 postazioni in totale. Diciotto classi e quasi 500 alunni. Al pomeriggio, quando, grazie ai laboratori morattiani opzionali e facoltativi, ci sono gruppi più piccoli della classe e si potrebbe lavorare, ci sono i corsi di informatica. Al mattino, bisogna fare lo slalom tra diciotto classi e tutte le discipline (nel senso che se il laboratorio è libero nell’ora in cui la mia classe ha educazione fisic… pardon, Corpo, movimento e sport, difficile che io riesca a usarlo).
    Abbiamo anche connessione internet, ed è ovvio che, con un insegnante in laboratorio e classi che oscillano tra 26 e 30 alunni, quelli che sono andati sui siti porno ci sono stati, con conseguente denuncia della famiglia perché l’insegnante presente non aveva vigilato abbastanza e perché la scuola non aveva messo filtri ecc.
    D’altra parte, abbiamo anche avuto in regalo una lavagna interattiva, quindi lavori al Pc se ne fanno. A scuola. Spiacente, ma continuo a pensare alla mia (futura) terza, dove riesco a individuare sei alunni (su 28) che possiedono sia computer che connessione che possibilità di uso del computer; e altri 13 che hanno computer ma niente connessione. Sono in una scuola di Lombardia, definita di eccellenza, ma i problemi ci sono . Mi immagino in altre scuole.
    Faccio un fischio per Moodle, che non conosco, ma se c’è qualcosa di buona, proviamo.
    D’accordo con Davide Del Monte che sposta il problema più su rispetto alla scuola (media) dove insegno io. E d’accordo che l’infomratica è un’estensione non una sostituzione della carta. Proprio per questo l’uso degli e-book va ripensato (o pensato) in modo diverso da quello cui si pensa normalmente non appena li si nomina (cioè: l’e-book è lo stesso libro su carta, che posso stampare se voglio). Visto che, mi sembra ormai di aver capito, è ben altro, bisognerebbe cercare di definirlo. 🙂

  • Vorrei rispondere a LaProf.
    Cosa puoi fare se 6 studenti solo hanno collegamento Internet, i PC della scuola sono pochi e sono disponibile solo poche ore alla settimana, chi li sa usare li usa per scopi diversi dall’insegnamento? La risposta è semplice: puoi fare poco e niente.
    Ma il tema del blog non è questo. Il tema vero è: vogliamo introdurre sistemi didattici “diversi” che puntino verso l’uso di strumenti moderni?
    Se la risposta è affermativa ci si deve porre il problema di come arrivarci.
    Per poter sfruttare a pieno il sistema digitale, è necessario che si verifichino 3 condizioni:
    1 – La disponibilità dell’HW
    2 – La disponibilità sul mercato del SW
    3 – Occorre che questa disponibilità l’abbia OGNI studente.
    Se solo uno di questi elementi manca, si perdono gran parte dei vantaggi: molti professori come te magari saprebbero anche cosa fare ma sono legati dalla mancanza di uno di questi elementi.
    La scelta del Governo di puntare ora sul SW mi sembra corretta perchè mira a colmare un vuoto che oggi un privato o una scuola, pur avendo i soldi, non può facilmente riempire.
    Se ci fosse una scelta di testi digitali (purchè a costo ridotto rispetto ai tradizionali) una scuola potrebbe cominciare ad organizzare delle sezioni sperimentali in cui applicare questa nuova didattica: ovviamente in queste sezioni sarebbe OBBLIGATORIO per le famiglie dello studente acquistare l’HW compatibile con il corso di studi….però con l’incentivo del minor prezzo rispetto ai libri e la convinzione di far partecipare il proprio figlio ad un corso proiettato verso il futuro.
    Una volta avviato il processo e saggiatene le potenzialità sono convinto che ben presto il metodo dilagherebbe e sarebbe irreversibile, così come è stata l’introduzione di Internet, dei cellulari.
    In conclusione, vorrei lanciare un gioco tra i partecipanti al blog: facciamo finta che improvvisamente nasca questa sezione sperimentale con testi digitali: cosa potrebbe fare la nostra LaProf rispetto a quello che fa ora?

  • Ora penso alla risposta, però, la prima cosa che mi è venuta in mente rispetto al corso sperimentale è molto brutta: che, cioè, alla fine, il corso sperimentale diventi un corso “scelto” e precostituito. Perché, quante e quali famiglie sceglierebbero un corso dove è obbligatorio il possesso di un adeguato HW? Nella mia scuola si è sperimentato per anni in alcune (pochissime sezioni), per motivi diversi. E ci è capitato di gruppi compatti di genitori che sceglievano la sperimentazione per la sicurezza di avere tutti i figli in classe insieme e in una classe di alto livello.
    Ma, va bene, combatteremo anche questo, chiederemo fondi per tutti, faremo una classe a sorteggio, eccetera. Ora ci penso anch’io: come lavorerò in questa classe?
    (bellissima domanda, ma terribile)

  • L’Università di Torino usa in modo massiccio Moodle in alcuni dipartimenti. Inutile dire che la testa di ponte è rappresentata dal Dipartimento di Informatica [0] per il quale alcuni corsi sono disponibili anche con il podcast.
    Il grado di penetrazione dello strumento è purtroppo troppo basso per i dipartimenti umanistici (chiamatela: mentalità retrograda supportata da baroni-vampiri accademici).
    [0] http://i-learn.educ.di.unito.it/

  • Leggermente OT.
    Segnalo che spesso ci sono bandi per finanziamenti pubblici (tipo Innovascuola, 11 milioni di euro stanziati) o privati (*) ai quale le scuole possono accedere presentando progetti innovativi.
    È ovvio che ci vuole un dirigente abile e qualche insegnante disposto a collaborare. Non ce ne sono tantissimi, di bandi, ma le cifre stanziate consentono di fare qualcosa. La discussa “autonomia scolastica” può avere anche dei vantaggi, inutile sarebbe sorbirsi solo le piaghe senza cercare di prendere quello che di buono può venire.
    (*) Un esempio: la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha stanziato per il 2007 una bella cifretta (€ 750.000,00) per le scuole superiori. Il fine era quello di sostenere la realizzazione di progetti a carattere innovativo in ambito didattico con specifico riferimento alle attrezzature necessarie alla realizzazione del progetto stesso. La partecipazione era riservata ad istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado operanti nelle province di Padova o Rovigo. La cifra massima per ogni scuola era di 50.000 euro. Con 50.000 euro quanti pc si comprano?
    Certo, non è detto che, nel momento in cui la scuola decide di iniziare una sperimentazione, ci sia combinazione un bando aperto.
    Ma è anche vero che, se la scuola non inizia a creare piccoli progetti, quando il bando si apre (e si chiude nel giro di poco tempo) la scuola non ha nulla da presentare, e non sono cose che si improvvisano là per là. Se invece c’è già una sperimentazione in atto, la si prende, la si farcisce, e un progetto pilota da presentare è confezionato in poco tempo.

  • “Roba da matti!
    Se un’informazione è digitalizzata, perchè mai dovremmo riportarla su carta perdendo tutte le enormi potenzialità che abbiamo sul mezzo elettronico? Questo è l’abc dell’informatica e del buon senso. Se gli utonti non sono in grado di capire questo semplice concetto, tanto vale che spendano soldi in carta inutile. I libri virtuali non avranno mai futuro in un mondo di pecoroni.
    Cosa si potrebbe fare per rimediare?”

    Questo è un pezzettino del commento, ben argomentato, di Cheope (commento n°3) su
    questo post:

  • Premetto che a me piace fare l’avvocato del diavolo, ci trovo piu’ gusto.
    Lavoro nell’informatica a vari titoli, la vendo, la insegno, la creo, la consiglio ecc. ecc.
    Ho un bimbo che l’anno prossimo andra’ a scuola.
    Ho fatto brevi corsi di informatica a bambini delle medie.
    Fra i miei clienti ci sono diverse scuole ed insegnanti a vario titolo.
    Quindi…
    … il mio bimbo sa gia’ smanettare un po’ col computer, ma col cavolo che gli affido un ebook reader perche’ lo porti a scuola o per studiarci sopra neanche se costa 100 euro perche’ nel giro di 5 giorni e’ a pezzi. E probabilmente non lo affiderei neanche a un ragazzino delle medie, uno scherzo o una sbadataggine durante la ricreazione e patapaff il prezioso iliad e’ a pezzi.
    … la situazione che ho riscontrato nelle scuole (e intendo fino alle superiori) spesso e’ abbastanza deprimente, perche’ non solo i laboratori sono vetusti, quando ci sono, ma soprattutto gli insegnanti sono decisamente impacciati col computer. Seguire una classe intera che cerca di studiare col il pc quando non si sa neanche da che parte girarsi se explorer crasha e l’iconcina non e’ nel desktop non e’ cosa da poco.
    … se motivati e coinvolti i bimbi apprendono ad una velocita’ impressionante qualsiasi sia il metodo usato.
    Percio’ qual’e’ il nocciolo della questione???
    … Credo nessuno pensi che i ragazzi non useranno correttamente il computer se non lo si introduce immediatamente a scuola, immagino che equivalga a pensare che non impareranno a giocare a calcio perche’ non lo si fa nell’ora di ginnastica. Sono quasi sicuro che ormai non esista praticamente un solo quindicenne che non sappia scrivere sms come un fulmine e con le mani legate dietro la schiena, e posso azzardare che il numero di adolescenti che non ha mai chattato o scaricato qualche mp3 sia decisamente esiguo.
    … Oppure ci stiamo perdendo tutti i vantaggi offerti dallo strumento informatico, la multimedialita’, l’ipertestualita’, la flessibilita’ ecc. ecc. ma allora andrebbe fatta una seria valutazione di quale sia il metodo migliore per apprendere. Perche’ ad esempio (butto li’ provocatoriamente) un bombardamento massivo di messaggi subliminali potrebbe funzionare benissimo. Io pero’ ritengo che lo strumento piu’ importante sia ancora l’insegnante, e non so quanto siamo messi bene su quel fronte.
    … oppure siamo indignati perche’ la casta degli editori sta tentando con ogni mezzo di mantenere i privilegi acquisiti, il che e’ veramente strano non me lo sarei mai aspettato 😉

  • ciao a tutti, premetto che, pur essendo a conoscenza del problema, non lo vivo in prima persona, nel senso che sono un informatico ma del tutto “ignorante” riguardo i problemi scolastici,
    leggendo i vs post noto una mancanza…, gli studenti, non ho mai letto, sui media sui blog etc, quello che ne pensano gli studenti
    sono del 77 (ho vissuto il 77 in prima persona) quindi so benissimo che alla fine quello che pensano i ragazzi non ha nessuna importanza, la storia la scrivono i vincitori
    ma in questo post, e in altri, leggo di esperimenti, di contatti, di quello che volete, ma, sempre quello che leggo, sono solo ed esclusivamente interventi di gente del mestiere, professionisti, insegnanti, informatici etc etc
    ma gli studenti? dove sono? che ne pensano?
    tutto qui
    vi auguro un felice ferragosto, qui c’è la festa degli alpini, sgabei e buon vino…
    🙂

  • Negli studenti vale il rapporto produttore/consumatore dei new media: il 15% è attivo il restante 75% è passivo (gli importa poco o nulla di quello che gli sta intorno ma gli interessa solo ed esclusivamente arrivare alla laurea, il prima possibile, con ogni mezzo possibile e con il massimo voto possibile). Ma questo è colpa sopratutto dei programmi e dei docenti.

  • Bel post e bella discussione. Ho solo un dubbio: molti (non solo gli editori) pensano che i testi digitali siano solo la versione pdf di un libro cartaceo. In realtà un libro in versione pdf è solo un primo, piccolo, passo verso un vero e-book. E forse non è neanche un passo in avanti ma solo il tentativo di riconvertire l’esistente. Gli e-book sono tutti da inventare: con i miei studenti ci stiamo provando >>> http://cordef.wordpress.com/gli-e-book-sul-viaggio/

  • Discussione interessante.
    Concordo con @isacco quando dice che spesso i docenti non sono sufficientemente preparati né sull’uso delle nuove tecnologie né sui nuovi metodi di insegnamento che si basano sulle stesse.
    A volte è proprio una questione di mentalità, perché parlo di persone che, pur possedendolo, non utilizzano il pc nemmeno a casa.
    Formare i docenti però non deve essere un’operazione fine a se stessa, perché parallelamente occorrono anche le risorse per mettere in pratica gli insegnamenti e i metodi didattici.
    Anche il tempo dedicato è fondamentale: l’informatica, gli strumenti digitali e i nuovi metodi di studio non possono essere confinati in una striminzita ora settimanale ma devono essere parte integrante di tutto il percorso di studi, in tutte le materie, dentro e fuori la scuola.
    Qualcuno chiedeva come la pensano gli studenti.
    Io posso solo dire che mia figlia di 9 anni mi chiede continuamente di installarle software sul pc e di mostrarle come si usano: lei smanetta un po’, se non capisce qualcosa me la chiede, mi mostra soddisfatta i frutti dei suoi lavori e insieme vediamo come migliorarli.
    E’ indubbiamente una generazione molto predisposta alle nuove tecnologie e ai nuovi metodi di apprendimento, avvantaggiata dal fatto che non parte con dei preconcetti.
    Vanno aiutati in tutti i modi.
    @Corrado de Francesco
    Quello della trasposizione pari-pari da cartaceo a digitale dei contenuti e’ un noto limite della maggior parte degli editori, quindi non posso che condividere quello che scrivi, anche per esperienza diretta :((

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Antonio Tombolini

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