Devo ad un amico se ho finalmente scoperto, alla bella età di 48 anni, qual è il mio mestiere. Quest’amico è Angelo Figorilli, che – alludendo a me – ha scritto così:
C’è un mio amico, una specie di Don Chisciotte della tecnologia, che adesso si è messo in testa di vendere libri elettronici.
Sia detto per inciso: il pezzo di Angelo [PDF], che parla di ben altro (e ben più importante) che non me e i libri elettronici, va letto per intero, e meditato.
Ma ora, su, parliamo un po’ di me 😉
Ho sempre amato, come molti dei miei venticinque lettori, immagino, la figura di Don Chisciotte.
Se mi soffermo a pensare al perché, me ne vengono in mente più d’uno. Dovessi però dirne uno, il primo, quello che così, d’istinto, mi appare più chiaro e definito, beh, devo dire che amo in lui (pensa te) proprio il fatto che si scagli contro i mulini a vento.
Sì, certo, la vulgata vuole che lo facesse perché – ebbro di cavalleresche visioni – scorgeva tremendi avversari via via più temibili e mostruosi. A me piace pensare però che il nostro cavaliere recitasse quella parte perché nessuno si accorgesse che quel che gli interessava, in realtà, era proprio combattere i mulini a vento. Combattere quel modo – solito, solido, collaudato, inamovibile, ovvio – di muovere le acque, di fare le cose. Alla ricerca di un modo altro e diverso: migliore, e più buono.
Una specie di Don Chisciotte della tecnologia: certo che mi ci ritrovo, perbacco! E a voi la verità posso dirla: non ho allucinazioni, i mulini a vento li odio per davvero, e non mi stancherò mai di combatterli.
Ma qui si pone un’altra questione: la Tecnologia è dunque la mia Dulcinea?
Forse sì. Anch’io – come Don Chisciotte – sento che se non amata – proprio come Dulcinea – la Tecnologia può volgersi in mostro che divora, e proprio per non diventarlo ha bisogno dei suoi cavalieri, dei suoi Don Chisciotte, perché venga amata di un amore che sia antidoto all’atteggiamento che i più adottano con essa: l’idolatria di alcuni, la demonizzazione di altri. Due modi uguali e contrapposti di sbarazzarsene, di lanciarla via lontano dalla propria vita, consentendole così di appropriarsene senza che ce ne accorgiamo, senza che la governiamo. Senza che la amiamo, prendendoci cura di lei.