Questa è un trionfo: doondola a metà fra il “parlare senza pensare” e l’esprimersi per luoghi comuni. Ed è un po’ lo smontare i luoghi comuni sugli e-book. Che se avranno difficoltà a diffondersi, non sarà certo per l’odore dell’inchiostro (o un diffusore di fragranze da tipografia potrebbe essere utile?:)
Mi ricorda mio papà, una volta, durante una sosta al Fini Grill di Modena sulla A1. Ordina dei “ravioli tricolore” orrendi, e poi mangiandoli con gusto dice: “ah, mi ricordano quelli che faceva mia mamma!” Della serie: i bei vecchi tempi. Faccio presente che nonna, da brava massaia calabrese, i ravioli non sapeva nemmeno che cosa fossero.
odori sostituiscono odori, io adoro l’odore del mio powerbook quando inizia a scaldarsi e si sente l’alluminio e il silicio caldi che tostano l’ambiente. sentiremo anche l’odore degli ebook.
a forza di sentire i “nostalgici” degli “odori” della carta stampata che leggono si e no una rivista l’anno, non mi preoccupo davvero più… tanto il libro glielo puoi mettere anche su carta pergamena miniata a mano che, una volta apprezzato l’odore della pelle di pecora misto all’inchiostro al vetriolo e noce di galla, il loro rapporto, olfattivo, con la pagina scritta finisce lì…
@Martino, intanto se l’odore è quello dello “stampato di fresco” vuol dire che poi scompare, quindi si ridimensiona già la faccenda 🙂 E poi non farmi fare la figura del libricida: anch’io adoro tatto vista udito e olfatto delle robe stampate bene. Ma se faccio sparire i bur o gli oscar di carta, danneggio tutto ciò? Non mi pare proprio. Tanto perché si sappia, il sottoscritto si è abbonato ad una rivista CARTACEA a dir poco straordinaria, dove davvero i sensi coinvolti raggiungono l’acme del godimento: Tipoitalia, abbonatevi anche voi su Tipoitalia.it. E tanto perché si sappia: se la mia startup se lo potesse mai permettere, ho già intenzione di affiancare al lavoro sugli ebook (a manetta!) una “divisione fetish” per la stampa su carta come dico io. Magari risparmiando sui contenuti, digitando caratteri a caso, ché tanto a voi nostalgici, a quel che capisco, di quel che c’è scritto non è che ve ne freghi granché 😀
mi piace l’idea della divisione fetish 😀 e, a proposito, sono d’accordo con venerandi, l’odore di allumino e silicio brasati sono quasi meglio di quelli del brasato al barolo. e detto da una torinese…
Questa è un trionfo: doondola a metà fra il “parlare senza pensare” e l’esprimersi per luoghi comuni. Ed è un po’ lo smontare i luoghi comuni sugli e-book. Che se avranno difficoltà a diffondersi, non sarà certo per l’odore dell’inchiostro (o un diffusore di fragranze da tipografia potrebbe essere utile?:)
Mi ricorda mio papà, una volta, durante una sosta al Fini Grill di Modena sulla A1. Ordina dei “ravioli tricolore” orrendi, e poi mangiandoli con gusto dice: “ah, mi ricordano quelli che faceva mia mamma!”
Della serie: i bei vecchi tempi.
Faccio presente che nonna, da brava massaia calabrese, i ravioli non sapeva nemmeno che cosa fossero.
odori sostituiscono odori, io adoro l’odore del mio powerbook quando inizia a scaldarsi e si sente l’alluminio e il silicio caldi che tostano l’ambiente. sentiremo anche l’odore degli ebook.
“Il film è bello ma il libro era meglio”.
Mi ha sempre letteralmente mandato in bestia.
Le donne sanno sempre come smontare gli uomini 😉
jeff bezos in tv diceva che se la lettura deve essere ricondotta a profumi di colla e di inchiostro allora siamo messi male.
Difendo l’odore dei libri e delle riviste stampate di fresco. Datemi pure del nostalgico romantico da rottamare.
a forza di sentire i “nostalgici” degli “odori” della carta stampata che leggono si e no una rivista l’anno, non mi preoccupo davvero più… tanto il libro glielo puoi mettere anche su carta pergamena miniata a mano che, una volta apprezzato l’odore della pelle di pecora misto all’inchiostro al vetriolo e noce di galla, il loro rapporto, olfattivo, con la pagina scritta finisce lì…
@Martino, intanto se l’odore è quello dello “stampato di fresco” vuol dire che poi scompare, quindi si ridimensiona già la faccenda 🙂
E poi non farmi fare la figura del libricida: anch’io adoro tatto vista udito e olfatto delle robe stampate bene. Ma se faccio sparire i bur o gli oscar di carta, danneggio tutto ciò? Non mi pare proprio.
Tanto perché si sappia, il sottoscritto si è abbonato ad una rivista CARTACEA a dir poco straordinaria, dove davvero i sensi coinvolti raggiungono l’acme del godimento: Tipoitalia, abbonatevi anche voi su Tipoitalia.it.
E tanto perché si sappia: se la mia startup se lo potesse mai permettere, ho già intenzione di affiancare al lavoro sugli ebook (a manetta!) una “divisione fetish” per la stampa su carta come dico io. Magari risparmiando sui contenuti, digitando caratteri a caso, ché tanto a voi nostalgici, a quel che capisco, di quel che c’è scritto non è che ve ne freghi granché 😀
Long live Mardersteig!
mi piace l’idea della divisione fetish 😀
e, a proposito, sono d’accordo con venerandi, l’odore di allumino e silicio brasati sono quasi meglio di quelli del brasato al barolo.
e detto da una torinese…
embè? dov’è il problema?
se dei libri gli piace l’odore mica deve per forza leggerli.
Ecco: per tutti i cultori degli odori del libro stampato di fresco o un po’ più vecchiotto, odoroso di muffa…
http://www.wired.com/gadgetlab/2009/06/new-book-smell-the-smell-of-books-in-a-spray-can/
con questo risolviamo il problema di tutti i nostalgici 😀 e possiamo andare avanti con gli ebook readers 😉