Lascio la parola a Silvia, e alla sua testimonianza semplice e diretta:
Non ho votato ai referendum sul divorzio e sull’aborto perché ero troppo piccola. Sono grata ai miei genitori e a quelle generazioni che l’hanno fatto perché nella mia vita ho dovuto ricorrere – per ragioni di cui ho dato conto alla mia coscienza e darò conto a Dio, quando vorrà – a questo e a quello. Auguro a mia figlia che il mio voto del 12 giugno 2005 non debba mai servirle.
Io intanto voto per regalarle quello che hanno regalato a me: la possibilità di decidere.
Peccato che l’altro figlio, quello abortito, questa possibilità di decidere non l’avrà mai.
AB
Caro Angelo
leggere un commento come il tuo mi lascia agghiacciato.
Immagino che tu ti reputi cristiano…lasciati dire da un ateo che dovresti rivedere il concetto di pietas, che se non sbaglio nella tua religione ha un ruolo assai importante. Mi chiedo come tu, di fronte ad un altro essere umano, di cui non sai nulla, non ne conosci il percorso, le motivazioni, non sai niente di niente, ti possa permettere di sputarle addosso un giudizio di questo tipo. Ho conosciuto nella mia vita più di una persona che come Silvia ha dovuto affrontare questo tipo di scelta e tutte ( e dico TUTTE ) meritano il nostro rispetto o almeno il silenzio per il dolore che hanno affrontato, spesso, quasi sempre, per la vigliaccheria di uomini senza palle, la cui risposta di fronte ad una gravidanza inaspettata è sempre, invariabilmente la stessa…la fuga o la disponibilità a pagare ed agevolare l’aborto.
Se vuoi un consiglio leggi più vangelo e meno Ruini…
Ciao
Giorgio
Grazie a Giorgio e a Silvia. Il problema è la divagante tendenza ad arrogarsi troppo di frequente il diritto di mettere insieme (o NON mettere insieme) i pezzi – morali, fisici, relazionali, embrionali che siano – delle vite degli altri. Troppa norma equivale a nessuna norma, la multiforme molteplicità della vita sfugge in mille rivoli da maglie troppo rigide, e chiunque vi si approcci con timore e rispetto ha di certo più speranze rispetto a molti altri (!) di poter capire un giorno dove essa vada a ricomporsi, mi auguro in limpide pozze ove ciascuno possa finalmente intravedere il senso delle proprie faticose, autonome e SEMPRE SOLITARIE scelte.
…ovviamente intendevo dilagante, non divagante… 🙂
Milena
Oh, Angelo…
Quante cose potrei dirti.
Ho conosciuto per ben tre volte lo strazio fisico e psicologico di mani e attrezzi che ti strappano da dentro, oltre che la vita, un pezzo d’anima. Tavoli operatori dove si spalancano intimità, odori d’anestetico, medici che frugano e ridono e parlano delle ferie.
Feti gravemente malformati.
Per due volte Dio ha deciso per me.
Io so di cosa stiamo parlando. Tu no.
4 SI’ consapevoli e convinti.
4 SI’, con forza, ancora di più adesso.
Per difendere mia figlia e tutte le figlie d’Italia dalle persone come te.
Tranquilla Silvia. Di solito chi spara sentenze di questo tipo nasconde orrori inimmaginabili. Magari non sarà il caso di Giorgio, ma la responsabilità grave di quello che ha detto rimane esclusivamente la sua.
4 sì è la risposta migliore, sono pienamente d’accordo.
Oh, ma com’è che ‘sti cattolici sono così poco cristiani?
…ma Giovanna, trovi un uomo con le idee un po’ più chiare – merce rarissima in giro – e ti confondi il nome? 😉
E’ facile, caro Angelo, sputare sentenze riparandosi all’ombra del tuo dogma.
Forse l’uomo non è dotato di libero arbitrio, ma in quei confini che ne delimitano le scelte io “voglio avere la possibilità di decidere”.
“4 sì consapevoli e convinti.
Per difendere nostra figlia e tutte le figlie d’Italia dalle persone come te.
Non ho espresso giudizi, non ho condannato nessuno, non ho sputato sentenze, ho semplicemente ricordato un particolare triste ma significativo, visto che si parlava di possibilità di decidere.
Se possibilità dev’esserci che sia veramente per tutti, nessuno escluso
AB
Ciao Angelo
dopo aver fatto questa bella e condivisibile enunciazione di principio “tutti devono avere la possibilità di decidere” ci spieghi come dovrebbe trovare applicazione pratica questo principio.
Come fa un gruppo di cellule, per quanto essere umano in potenza, a decidere? Mi pare che in tutti questi discorsi si dimentichi sempre e costantemente che l’embrione, ma anche il feto, non ha alcuna vita autonoma, non può evolversi in essere umano, individuo, persona se non nell’ambito del rapporto diretto,fisico, affettivo, intimo, inscindibile con una persona, persona non potenziale, ma reale, attuale, di carne e sangue. Persona….non utero, non incubatrice. Quando e se mai esisteranno uteri artificiali potremo discutere se sia giusto o meno trasformare un embrione in persona in modo artificiale. Ma fino a quando non esisterà possibilità alcuna di una nascita senza l’instaurarsi di quel rapporto queste resteranno questioni indecidibili dalla collettività, dalla società, dallo stato, questioni che vanno lasciate alla libera valutazione della coscienza di ognuno.
Non riesco neanche molto a capire, se non riconducendolo a quella più generale volontà di controllare la gestione del corpo e della sessualità, delle donne in particolare, questo accanimento e mobilitazione nella difesa del diritto alla vita degli uomini potenziali, quando questa non si accompagna ad altrettanta mobilitazione ad esempio nella difesa della vita degli uomini reali….non mi pare ad esempio di vedere altrettanta presenza, pressione e mobilitazione da parte della chiesa su questioni come la pena di morte…eppure sono esseri umani che dovrebbero avere almeno altrettanto diritto alla vita