Dalla notizia del giorno di Club Papillon di Paolo Massobrio traggo contezza di una persona finalmente seria: il rettore dell’Università di Torino Rinaldo Bertolino se l’è giustamente presa con Slow Food e la sua sedicente Università di Scienze Gastronomiche (di cui ci toccherà parlare, prima o poi), per l’uso e l’abuso del termine Università. E quello di Slow Food non è l’unico caso. Uno si sveglia la mattina, mette insieme un corso di non importa che, e lo battezza università, come niente fosse.
Capita così di vedersi definito disinvoltamente Rettore il signor Gualtiero Marchesi. E la cosa triste è che costui, e tutto il circo enogastronomico giornalisti in testa, prenda la cosa sul serio. Come dite? E’ una cosa grossa e ci sono coinvolti enti pubblici, grandi aziende e un sacco di soldi? E già, oggi la serietà delle cose si misura dall’entità dei soldi in ballo, dimenticavo. Perdonatemi.
benvenute le note del Rettore piemontese, anche se mi sembrano arrivate un pò in ritardo, di questa Università del Gusto ecc… se ne sentiva parlare da tempo. Mi sorprende comunque che anche i presidi delle Facoltà di Agraria non si siano prounciati visto che è prevista l’istituzione di due “corsi di laurea”: Agroecologia e Gastronomia.
(Nel primo si studieranno tecniche agricole, allevamenti e sistemi di gestione di prodotti di alta qualità, compatibili con il rispetto dell’ambiente e delle tradizioni di lavoro e di consumo; nel secondo l’offerta formativa si concentrerà sulla vera e propria gastronomia.)
Sul sito della Slow Food si legge “L’Associazione Amici dell’Università di Scienze Gastronomiche ha contattato il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca per ottenere al più presto il riconoscimento ufficiale dell’Università di Scienze Gastronomiche.”