
[Disclaimer: nelle degustazioni tecniche utilizzo sempre il metodo Maroni (voto in centesimi dato dalla somma dei voti in 33mi dei tre parametri di Consistenza, Equilibrio, Integrità. So che vorreste sapere perché lo faccio, ma… magari ve lo spiego un’altra volta. Questo significa naturalmente che la valutazione non tiene in alcun conto vitigni, lavorazioni, aderenza al terroir o altre cose del genere, per le quali di solito procedo a una seconda considerazione (che stavolta non faccio), in base alla quale sono disponibile a variare in più o in meno il punteggio, variazione che di solito non supera i 2-3 punti in più o in meno].
Consistenza: 25 su 33. E’ il paramentro della quantità, intensità, corposità, etc. Alla vista il colore non appare né impenetrabile né particolarmente vivo, virando anzi su un violaceo tendenzialmente piuttosto spento. Si recupera al naso, che pur non ricchissimo, dimostra una discreta potenza nel raggiungere la radice del naso, con una quantità di profumi non rilevantissima ma significativa.
Equilibrio: 26 su 33. E’ il parametro della qualità. La vista, come detto sopra, non ha particolari motivi di gioia, ma il naso è più felice. I profumi sono primari, e pochi, ma abbastanza netti e piacevoli: violetta e (strano!) uva, su un fondo piacevolmente vinoso da vino senza complessi. Una vibrazione acida si nasconde al naso finché però non esplode in bocca: gli aromi corrispondono, uva e sentori floreali, cui si aggiunge una nota sanguigna, troppo subitamente troncati sul nascere però dalla dominante acida e astringente, che si conferma nella deglutizione.
Integrità: 30 su 33. E’ il paramentro della assenza di difetti. Qui il voto si fa alto. Il vino è fatto benissimo, nessun cenno di difetto, se non in quella stessa vinosità, per altro verso piacevole, che denuncia tuttavia una qualche piccola disattenzione che, bevendo il vino durante il pasto (nel mio caso con un’oca arrosto cui ha fatto da ottimo comprimario), trasforma la vinosità in elemento a lungo andare un po’ stucchevole.
Ecco fatto, dunque: 81/100. Che nel mio linguaggio significa: vino che – se il prezzo non è proibitivo – è da comprare. Lo consiglierei proprio con carni ricche e sugose.
PS Contrariamente a quanto sostengono Lizzy e Max, non mi pare vino da invecchiare più di tanto. Temo anzi che la sua caratteristica nota vinosa possa col tempo virare in tonalità troppo stanche, e il colore scemare ancora di più. Credo invece che il Foja Tonda 2004 si dimostri proprio adesso al suo meglio. Ragion per cui… stapperò presto anche la seconda bottiglia! 🙂
Antonio, che ti metti a discettare di vino anche tu adesso ? La “concorrenza” anche in casa Simplicissimus blog farm?
cari saluti
Franco
Complimenti per la descrizione degustativa.PERFETTA!!!! Complimenti inoltre per il metodo adottato per la degustazione. E’ mai possibile che sia sempre in sintonia con Tombolini??? Vino, cibo, musica…..
Ullalla’, un altro maroniano.. 🙂
Ma com’è andata la cena venerdì?
Beh, Antonio, pur non convidendo sempre e in toto il metodo Maroni, direi che la descrizione è centrata.
Gli esperimenti poi sono lasciati al gusto personale: Max e io proveremo ad aspettare ancora un anno o due e vedere che succederà al vino – secondo me virerà su sentori più scuri di cuoio, tabacco, spezie – tu beviti pure subito anche la seconda bottiglia!
Vorrà dire che quando organizzeremo una verticale di Foja Tonda, sarai …assente giustificato!
;-))
Lizzy
Non contarci proprio! Anzi, mi sa che per anticiparvi faccio un salto alle cantine Armani per assaggiarmi qualche annata addietro, poi vi so dire…