Il blog di Antonio Tombolini

E-readers, l'ambiente si scalda: qualche puntualizzazione

E

Chi l’avrebbe detto, quattro anni fa, nel 2005, quando cominciai a parlare di ebook readers a quelli che sarebbero poi diventati miei soci… evabbè, sembra che il mercato degli ebook (che si tratti di libri, di giornali, di scuola) sia ormai destinato al decollo.
Come spesso avviene in questi casi, quando tutti-ma-proprio-tutti cominciano a doverne parlare, le imprecisioni abbondano. Niente male, ma chiarire qualche punto può essere utile. Lo farò di tanto in tanto, e comincio oggi con riferimento alle notizie del giorno sul fronte ebook:

  1. Google Books stringe un accordo con Sony, si dice, e rende disponibili 5-600 mila titoli per la lettura sul Reader della casa giapponese, con una mossa diretta a competere col Kindle di Amazon, che si ferma a quota 250 mila titoli.
  2. Il Corriere della Sera sbarca sugli e-readers e viene reso disponibile in formato Kindle, per Amazon.
  3. Fujitsu annuncia l’ingresso sul mercato (solo in Giappone e solo nella versione con schermo 8 pollici, per il momento) del suo FLEPia, il primo “terminale mobile ePaper a colori del mondo”.

Wow! Ma proviamo a entrare un po’ dentro le notizie.


1. L’accordo GoogleBooks/Sony
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Ottima, eccellente notizia ma… in che cosa consiste esattamente? Si tratta davvero di un attacco dell’accoppiata Google-Sony al Kindle di Amazon?
Io dico di no, e provo a spiegarmi.
L’accordo riguarda esclusivamente libri nel pubblico dominio, fuori diritti, ovvero (ad oggi) libri i cui autori siano morti prima del 1923. Certo, Google ne ha scannerizzati (odio dire scansionati, scusatemi) moltissimi, ma:

  • Precisazione numero 1: come, a che livello di qualità? The big problem is that the formatting of the Google ebooks is terrible and chock full of errors!, osserva uno dei membri dell’autorevolissimo Mobileread.com (a proposito, e di passaggio, quando vi va di verificare ciò che leggete a proposito di ebook, andatelo sempre a verificare su Mobileread.com, o anche nel nostro forum). Siamo proprio sicuri che il testo offerto da Google Books sia davvero migliore di quello che (trattandosi di libri nel pubblico dominio) potremmo trovare anche in altri siti?
  • Precisazione numero 2: i libri nel pubblico dominio sono facilmente reperibili in rete in mille siti e in mille formati, tutti altrettanto facilmente convertibili in formati leggibili con tutti i lettori ebook (PDF, Mobipocket, ecc…). E allora, dove starebbe la notizia? E dove starebbe la minaccia a Kindle, che offre ormai più di 200 mila titoli tutti correntemente in commercio?
  • Problema numero 3 (connesso al numero 2): i libri nel pubblico dominio verranno resi disponibili da Google Books in formato EPUB. Si tratta di un formato standard, per ora letto nativamente, è vero, soltanto dal reader di Sony, ma che verrà supportato, come è stato ufficialmente già annunciato, sia da iRex, che da Cybook e Bebook, ovvero da tutti gli altri lettori disponibili sul mercato. E allora, ancora una volta, qual è il contenuto specifico di questo grande accordo? Probabilmente uno ce n’è, e dice: guardate, che se per caso Google avesse accesso anche ai diritti sui libri ancora sotto copyright allora li userebbe per rilasciare ebook in formato EPUB, per tutti i lettori in competizione con Kindle. Insomma, buone notizie per gli editori, e per i librai.

2. Il Corriere della Sera su Kindle
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Ottima, eccellente notizia. L’edicola del Kindle Store offre ai suoi clienti americani (ché il Kindle, a tutt’oggi, funziona solo negli USA, è bene ribadirlo) anche alcune testate non-americane (Le Monde e Les Echos francesi, il Frankfurter Allgemeine tedesco, il Financial Times e ancora un paio di inglesi), compreso, da oggi, il Corriere. Lo stesso comunicato stampa ufficiale del Corriere ha ingenerato un po’ di confusione, parlando di abbonamento a 9,99 Euro, mentre è evidente che – potendo essere comprato e letto solo negli USA – si tratta di dollari (oh, ci fosse un giornalista che l’abbia corretto nel riprenderlo… macché, manco uno!). E’ un passo importante e significativo, e spero che il Corriere voglia mettere capo anche ad un’offerta fruibile in Italia, e in Europa, come quella che stiamo preparando per La Stampa di Torino. In una versione, peraltro, intrinsecamente migliore del formato Kindle, che per sua natura dovrà fare a meno di tutte le immagini e non può mantenere il look & feel di ogni singola testata, offrendo gli articoli in un flusso piuttosto indifferenziato.


3. Fujitsu Flepia
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Questo è il punto che più mi duole, perché troppe aziende, e non solo piccole, vedi questo caso, si stanno lasciando andare alla tentazione di rincorrere Amazon a tutti i costi, annunciando prototipi futuribili ancora lontani dalla possibilità di essere commercializzati o – peggio ancora – immettendo sul mercato nuovi device del tutto inutilizzabili, che non faranno altro che ritardare l’accettazione di questi nuovi strumenti da parte degli utenti. Dico onestamente che mi sembra questo il caso di Fujitsu: la tecnologia utilizzata per ottenere il colore – Cholesteric LCD Technology – mantiene l’approccio LCD, anziché quello e-ink proprio della Elctrophoretic Technology. Nel primo caso il colore è ottenuto per via di riflessione, ha una resa piuttosto metallica, e peggiora il contrasto della parte in bianco e nero (lo dico ha ragion veduta, ho visto la tecnologia all’opera). Non solo: per rendere i colori la pagina ha bisogno di 5 refresh, e – come la stessa Fujitsu ammette – un cambio pagina richiede la bellezza di 8 secondi (guardatevi il video qui). Per carità, tutto si può vendere, anche uno schermo a colori metallizzati che cambia pagina in 8 secondi: per sostituire un’insegna, o un manifesto, o un avviso in un luogo pubblico, dove la pagina non deve cambiare così spesso, magari va anche bene. Quel che non va bene è vendere un oggetto di questo tipo spacciandolo come lettore di ebook: con queste caratteristiche, almeno per ora, è inutilizzabile.
Certo, il colore arriverà. Ma credo molto di più nelle ricerche in corso sul fronte degli schermi a inchiostro elettronico (che otterranno il colore grazie a particelle colorate, come avviene nella stampa su carta, e non grazie a riflessione di cristalli liquidi), e queste richiederanno ancora qualche tempo, diciamo ancora due anni per essere davvero, e ad uno stadio di fruibilità accettabile.

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  • Le puntualizzazioni sono necessarie e utili in questo momento di grande “esaltazione” sulla fine della carta stampata e di rumors sugli ereaders. La battuta migliore che ho letto e’ questa: “And finally, the PlasticLogic Reader. Which is like Jesus — it is perfect and will save the world, but only 12 people have seen it working and no one knows when it is going to arrive. ”
    Michael Tamblyn (CEO of BookNet Canada) – 6 Projects That Could Change Publishing for the Better –
    http://www.slideshare.net/booknetcanada/bnctechforummichaeltamblyn

  • Non ho avuto la prontezza di “printare lo schermo” in modo da “cachere” (oddio, sto per vomitare) la prima del Corriere di ieri pomeriggio, al lancio dell’iniziativa Corsera/Kindle 2: la foto a corredo raffigurava il K. che mostrava la prima pagina del Corriere … a colori!
    Poi c’hanno prontamente messo una pezza….

  • Ne ho scritto nel “prossimo” post, e c’è pure un link allo screenshot col fotomontaggio a colori 🙂
    E tuttavia manco la pezza messa dopo va bene, ma per sapere perché vi toccherà andarvi a leggere il post!

  • No, Martino, non così lungo. Da un lato la parte lunga (e oscura) di questo cammino è già stata fatta, e dura da almeno 10 anni. Dall’altra, come in ogni vera rivoluzione, l’esistente va in crisi e non funziona già più prima ancora che il nuovo che ne dovrà prendere il posto sia pronto a farlo: questo determina una spinta fortissima, e credo che tutto accadrà molto più velocemente di quanto pensiamo.

  • Caro Antonio, forsi ebbi già occasione di dirti che io lessi i miei primi ebook 10 anni fa, sui primi palmari che riuscii ad avere. Esperienza terribile e infatti sono tornato alla carta. Ma adesso devo ammettere che i progressi sono stati straordinari e, come dici tu, probabilmente stanno solo accelerando, ad un ritmo che non riusciamo nemmeno ad immaginare. Quindi ti accorto una indiscutibile preveggenza: quando iniziasti a parlarne anni fa ti presi per pazzo e pensai “Ancora? Ancora con quelle ciofeche?” e invece. Da par mio, devo ammettere che, se si parla di device veramente portatile – universale, personalissima, vitale quasi – dopo 6 mesi di utilizzo posso affermare che l’iPhone è BEN oltre le aspettative. E’ quello che aspettavo e cercavo da anni, veramente. Non ci leggo libri, verissimo, ma potrei pure.

  • Anzi: me ne è tornata in mente un’altra. 10 anni fa Mobipocket (che al tempo si chiamava in maniera lievemente diversa – forse Mobibook) era disponibile solo in francese e inglese. Un bel giorno lo fu pure in italiano. Sai chi tradusse l’intero sito mentre faceva il servizio civile? Io stesso me medesimo. Quindi voglio la mia medaglia da valoroso dell’ebook, grazie.

  • Martino, con me non hai bisogno di reclamare “punti innovazione”: ti conosco mascherina, e so bene che le tue vene “rétro” sono dettate da irrimediabile snobismo (che peraltro condivido).
    Quanto ad iPhone: non ci hai mai letto un libro, ma potresti, dici. Segnati questa: no, non potresti. O meglio potresti, anzi, dovresti, per passare definitivamente agli ebook readers. E’ per questo che Amazon ha rilasciato l’applicazione che consente di leggere gli ebook kindle su iPhone: per dare modo a tutti quelli che dicono che è buono anche per leggere libri (senza leggerceli) di prendere atto che no, non è così.

  • Sono il primo a dirlo: va bene per leggerci cose che non ti impegnano per più di un 10 minuti, non di certo interi libri.
    Comunque rivendico con fierezza la mia identità geek/nerd: mi piacciono i gadget tecnologici, ma in verità ricerco “Il Gadget”, risolutivo, ultimo, definitivo. L’iPhone ci si avvicina mooooolto.

  • Sulla bassa qualità delle scansioni/digitalizzazioni di Google si è di recente pronunciata anche l’American Historical Association, peraltro non contraria all’iniziativa in linea di principio, ma credo che al grande pubblico interessi poco.
    P

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