Il blog di Antonio Tombolini

Ecco perché Pierangelini si arrabbia

E

Non solo Pierangelini, naturalmente. Ma anche tanti altri chef e ristoratori come lui, anche se magari non lo dicono e non lo danno a vedere.
Non solo chef e ristoratori, naturalmente. Ma anche Paolo Marchi.
Non solo Paolo Marchi, naturalmente. Ma anche tanti altri giornalisti e critici enogastronomici, anche se magari non lo dicono e non lo danno a vedere.
Non solo giornalisti e critici enogastronomici. Ma anche Muccapazza (uno dei peggiori blog enogastronomici su piazza, ndr).
Non solo Muccapazza, naturalmente. Ma anche tanti altri bloggers e frequentatori di newsgroup e forum, che aspirano al rango di esperti, anche se magari non lo danno a vedere.
Non solo tutti costoro, naturalmente. Ma anche tanti altri produttori, rappresentanti, consulenti che hanno a che fare professionalmente col mondo dei ristoranti e dell’enogastronomia.
Ecco perché si arrabbiano: una volta (mica tanto tempo fa) era facile. Ecco come funzionava.
Per il ristorante: ti piombava al ristorante un ispettore di una guida (si riconoscono, certo che si riconoscono, ci mancherebbe altro) e tu potevi metterti in moto e dare il meglio di te.
Per il giornalista/critico: scrivevi un pezzo, una recensione, magari con dentro qualche imprecisione, e comunque nessuno poteva permettersi di metterla in discussione. O meglio, sì, ma in privato, e nessuno (o pochi) veniva a saperlo.
Per il blogger-aspirante-esperto: scribacchiavi una recensione nel tuo blog con lo stesso linguaggio e lo stesso metodo dei giornalisti, sperando che prima o poi i ristoratori avrebbero riconosciuto anche da te, così da essere trattato al loro pari, e mica stavi a pensare a quelle masse di bloggers incompetenti che vorrebbero dire la loro pure loro.
Per produttori, rappresentanti, consulenti e compagnia bella: gestivi la filiera del business della ristorazione e della gastronomia per come meglio ti conveniva, e mica dovevi fare i conti con i consumatori, ché mica quelli dovevano sapere di sconti, ricarichi, politiche di acquisto, comparazioni di prezzo eccetera…
Adesso sono tutti arrabbiati. Toh, c’è Internet. Il primo che arriva può dire la sua. Uno qualunque degli avventori del mio ristorante potrebbe tornarsene a casa e stroncarmi nel suo blog che magari (eufemismo per sicuramente) Google sputa fuori prima del mio stesso sito, per il quale ho speso così tanto a dire quanto sono bello e quanto sono bravo. E magari prima addirittura di quell’accorata recensione del mio amico giornalista che in un giorno di particolare ispirazione mi aveva dedicato un articolo sul suo importante giornale in cui mi definiva un vero genio. E magari, quella stroncatura di quest’odiosissimo cliente-blogger-qualunque, si permetterà anche di mettere in discussione la sviolinata del blogger esperto, quello che se-ne-intende-come-me, mica una sciampista qualsiasi. E magari ti va a spifferare (sempre col suo link in testa alla prima pagina) il prezzo a cui vendo quel vino, o che di quell’altro vino ho confessato che mi tocca prenderlo per forza per avere il Sassicaia, o insinuare che se nel mio blog ho parlato bene di tizio è perché in qualche modo mi conviene, ecc…
…un vero incubo!
A meno che…
… a meno che non decida che chiunque entri nel mio ristorante merita tutto il meglio di quel che posso fare. E magari mi decida di entrarci a conversare anch’io, e (questo fa la differenza!) alla pari con chiunque altro, in questo cavolo di rete. 
[E sì, certo, questo post potrebbe essere clonato mettendo al posto di Pierangelini (e di tutti gli altri a seguire) che so io, un Della Valle per le scarpe, un Marchionne per le auto, un Feltrinelli per i libri, un Vasco Rossi per le rock star, un Armani per la moda, un Prodi per la politica ecc…] [E sì, lo so, è un post senza nemmeno un link. L’ho fatto apposta, naturalmente, il vezzo di un paradosso: un post dedicato alla impossibilità di isolarsi in rete senza manco un link, tanto per dimostrare che presto di link qui ne arriveranno ugualmente, eccome]

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  • grande post tombo e per fortuna niente affatto natalizio! secondo me piu´che arrabbiarsi questa gente ha semplicemente paura del nuovo e paura di cominciare a confrontarsi sul serio con i nuovi media. Quindi la prima reazione e´proprio quello di attaccare arrabbiandosi, ovviamente sbagliando da subito. Ma credo sia un problema della vecchia generazione che con il tempo si risolvera´da solo…
    Nellórmai triste e famosa vicenda di cracco e del sommelier mi pare si possa riassumere tutta la diffidenza nei confronti di internet e certa supponenza inveterata. Quando una spiegazione razionale ed elegante a quanto successo era disponibile ma non si e´voluto rispondere semplicemente perche´non si scende al livello dei blog…
    e lo stesso mi pare si possa applicare a pieragelini e altri.
    Che ti devo dire Antonio, secondo me finche´hanno i ristoranti pieni magari hanno ragione loro, pero´poi quando la gente comincera´a snobbarli, da chi andranno a frignare? da chi si lamenteranno? e soprattutto con chi si arrabbieranno???

  • La rete ha questo grande potere, non è gestibile e non è imbavagliabile. Viviamo in un tempo in cui si fa più strada ingannando e veicolando immagini positive attraverso i potenti mezzi della comunicazione tradizionale. La rete in questo senso è un po’ un’antidoto, anche se qualcuno inizia a capire che a suon di querele la si può zittire.

  • bravo Antonio! parole perfette che sottoscrivo in toto. Ecco perché i wine & food blogger danno fastidio, non perché siano “brutti sporchi e cattivi”, non perché a volte, come tu ed io, siamo eccessivi (nel senso che non ricorriamo a giri di parole e ad indulgenze e carità pelose e ipocrisie) nei nostri post, ma perché mettiamo a nudo i limiti, i lacci e laccioli, i condizionamenti dell’informazione, su carta e in Rete, istituzionale, quella che ha bisogno della pubblicità (anche delle aziende dei cui vini si parla, ovviamente bene, dei ristoranti che aderiscono ad iniziative varie) per campare. Noi, che siamo incontrollabili, pericolosi, “sovversivi” ma in senso goloso, Robin Hood dalla parte del lettore consumatore, consumatori che si fanno comunicatori, non guardiamo in faccia a nessuno. Ed é per questo che sparlano di noi, che vorrebbero, ma non ci riusciranno mai a metterci il bavaglio…

  • Però se Pierangelini ha il dovere di fornire lo stesso servizio a Enzo Vizzari e Mario Rossi, è anche vero che
    ha i diritto di essere giudicato da un competente.
    E’ il grande problema dei blog: un conto è una recensione di un vino fatta da Franco Ziliani, un’altra
    quella fatta da un ragazzino, magari Internet Guru, appena uscito dai corsi AIS.
    Si pone insomma un enorme problema di certificazione della qualità delle informazioni della rete.
    In tal senso il pagerank serve a molto poco.

  • Negativo, Francesco: non si pone, ma semmai si cancella il “problema” della “certificazione della qualità” dell’informazione. Siamo tutti alla pari, e la qualità la giudica l’utente, non un “certificatore”. E’ proprio questa la rivoluzione che si stenta ancora a capire. E il ragazzino di cui parli tu scrive di quello che gli pare, alla pari del Ziliani di turno. Problema tuo, di lettore, decidere a ragion veduta quali fonti scegliere e a quali attribuire autorevolezza.

  • Si ma se il ragazzino di turno, che poi nascosto dietro un blog, magari ragazzino non è, mi scrive che nel branzino cucinato da Pierangelini ha trovato un’amo, per restare in tema con Raspelli, sicuramente il pierangelini di turno si incazzerà di certo, se il tutto non è vero. Lo so è un esempio al limite, e lo si può trasportare al di fuori della rete (è diffamazione), ma voglio dire che ci vuole poco, molto poco a sputtanare qualcuno e non è sempre semplice capire se la fonte è autorevole oppure no. E questo, in rete, purtroppo succede spesso.

  • Sono stato da Pierangelini due volte: la cucina non si discute (ma a parte la famosa passatina di ceci e gamberi non riesce proprio a emozionare, e qui i motivi potrebbero essere molti: freddezza, orsaggine, prosopopea, e potrei proseguire a lungo), ma il servizio è stato in entrambi i casi disastroso: la prima volta hanno addirittuta portato a noi i primi piatti del tavolo di fianco al nostro, e dopo aver tolto le cloche – ed essersi resi conto dell’errore, anche perché le nostre facce non lasciavano dubbi – le hanno rimesse e hanno portato i piatti ai nostri altrettanto esterrefatti vicini, senza scusarsi né con noi né con loro.

  • Certificare la qualità dell’informazione della rete?
    Non è certificata nemmeno quella della carta stampata dove spesso le notizie devono passare al vaglio delle redazioni commerciali.
    Nella rete si parte tutti dallo stesso piano, è quello che molti non riescono ancora a capire. E’ il lettore che sceglie i contenuti a cui attribuire la propia stima.
    La rete è libertà ma questo non significa che menzogne, bluff e diffamazioni varie rappresentino la norma e non l’eccezzione. C’è molta qualità in rete, è questo che “disturba”.

  • Dice bene Carlo: c’è molta qualità in rete, ed è facilissimo riconoscere la fuffa dalla roba buona, senza alcun bisogno di “certificatori”. Wikipedia è lì a dimostrarlo, tanto per dire.

  • il libro lo paghi la notizia sul blog, no…
    a parte questo credo che sia solo questione di tempo perche´la certificazione emerga da solo senza che nessuno la imponga. Cercare di replicare su internet modelli del mondo cartaceo o comunque pre-internet porta sempre a fallimenti.
    Internet ha le sue regole che nascono come proprieta´emergenti del sistema senza che nessuno le debba imporre.
    Quindi secondo me pensare ad una certificazione delle opinioni o degli articoli sulla rete e´semplicemente improprio

  • Però c’è anche l’altra faccia della medaglia: il blogger senza santi in paradiso, che non ha il giornale nè l’amico giornalista, scrive un pezzo favoloso sul ristorante (auto, maglione, governo… fate voi la sostituzione) è per il fatto che google lo spara prima di altri viene letto da tutti anche se è un perfetto sconosciuto. Ci si fa un nome, anzi, un nick anche così, in fondo.
    Bel blog, tra l’altro. Ciao.

  • Tempo fa lessi una recensione ai miei vini sulla guida dell’Espresso con la quale non ero d’accordo, e ho fatto un post per spiegare le mie ragioni. L’idea ovviamente non era quella di “difendermi”, ma quella di mettermi sullo stesso piano dei recensori, senza accusarli di nulla, ma potendo dire “ecco, io la penso cosi'”. Naturalmente per la maggior parte delle persone e’ piu’ credibile una critica imparziale di alcuni professionisti, come gli estensori della guida dell’Espresso, ma chi mi conosce e segue di tanto in tanto il mio blog puo’ avermi dato credito, proprio perche’ mi ha “frequentato”.
    Questa piccola cosa mi da soddisfazione proprio perche’ consente anche a me di mettere il mio foglietto sulla bacheca, accanto a quello del critico – cosa che prima non potevo fare – con la possibilita’ per chiunque di scriverci sopra il loro commento, nel caso dovessi dire delle bischerate. Non cambia nulla, ma e’ come se avessi ritrovato la mia voce senza aspettare altri che mi facciano parlare.

  • @francesco, aho’, ma che stai addì, “se è einaudi sono garantito”?!? Vuoi che ti consigli quattro o cinque libri di einaudi (o di chiunque vuoi) che fanno veramente schifo 😀 Piuttosto, dimmi cosa stappi domani sera per il cenone!
    @gianpaolo: stessa domanda, cosa stappi domani sera per il cenone? (io per me, siccome che c’ho una mezza idea di farmi una spalla d’agnello in potacchio, ho già messo tra le altre una bottiglia d’Alicante, guarda un po’).
    @galatea: onorato, della visita e dell’apprezzamento. E perché ai miei altri 24 lettori non venga in mente che il mio sia mero formalismo, si sappiano lorsignori che la sullodata Galatea è la miglior penna che la blogosfera italica sappia offrire. Insomma, se non avete mai letto il suo “Il mondo di Galatea”, cominciate a farlo.

  • niente di particolare, un bellavista rose’ per aperitivo e per aprire con qualche antipasto e poi ho un paio di bottiglie di puligny-montrachet di Leflaive che mi guardano dallo scaffale da un pezzo. Per il rosso forse qualcosa della “casa”, magari un 1999 capatosta.
    Non e’ che quest’anno faremo follie, con i tre piccolini. Una roba semplice.

  • Semplice anch’io: mezz’agnello di Parcodeibuoi.com. La spalla in potacchio (nel tegame di terracotta con olio aglio rosmarino e verdicchio); il coscio al forno, con sale e baste; le bistecchine marinate nella spremuta d’arance aglio e rosmarino, passate all’antiaderente due minuti per lato e annaffiate con la riduzione della marinata. Ah, il primo: un risottino con crema di verza, zafferano e fegatini di cappone. Ah, i vini: vedi Twitte, http://twitter.com/TomBolini

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