Ho sempre prestato il massimo rispetto alla Legge Universale dei Contenuti Digitali (il contenuto è gratis, quel che si paga è il packaging). Che detta in altre parole significa che un contenuto digitale che si può smembrare (se ne può distruggere il packaging) non riuscirà mai a monetizzare abbastanza, a meno che qualcuno non si preoccupi di riaggregarlo e ripachettizzarlo piazzandoci sopra e di nuovo un prezzo.
Per un attimo però ho dubitato, e mi sono chiesto (era il luglio scorso) se non potesse aver senso un approccio alla Spotify, anche per gli ebook. Da allora non passa settimana che io non riceva segnalazioni e sollecitazioni da almeno un paio di sedicenti “Spotify dei libri“, nuove piattaforme per l’accesso a interi cataloghi contro il pagamento di un importo fisso mensile.
Questa inflazione di iniziative tutte affannate a competere attorno al buzzword del momento mi era già bastato per concludere che no, coi libri la cosa non funziona e non funzionerà: l’unica area in cui avrà senso è quella della manualistica tecnico-scientifica in cui nessuno in realtà è interessato al “libro“, ma a specifiche nozioni per risolvere specifici problemi o apprendere specifiche conoscenze.
Questo articolo apparso su New Republic però contribuisce a spazzar via ogni mio residuo dubbio e a ricondurmi sulla retta via. Il libro, con un prezzo da pagare per il suo essere impacchettato in una unità non smembrabile senza perderne il senso e l’utilità, c’è e ci sarà. E il fatto che diventi ebook significherà una cosa fondamentale: se ne venderanno sempre di più (con effetto di allargamento del mercato potenziale rispetto al libro di carta), a prezzi più bassi della carta, e a margini più alti per chi lo pubblica (autori e/o editori).
sono d’accordo su tutto tranne che sulla quantità di libri venduti: credo invece che — al massimo — rimarrà stabile, e diminuirà in valore. ma potrebbe essere l’antidolorifico. 🙂
Bene, grazie per la segnalazione, un segnale positivo che ci incoraggia a persistere sull’importanza degli investimenti nel settore dell’editoria digitale.
Ciao,
Alessandro (Caracò)
Anch’io avevo pensato a uno spotify per gli ebook ma effettivamente il gioco non regge. Il libro rispetto a tutti gli altri concorrenti del mondo dell’intrattenimento ha una peculiarità assoluta: ha un tempo di fruizione esclusivo che non può essere ignorato.
Io in un anno posso ascoltare diecimila ore di musica in streaming (mentre corro, mentre guido, mentre leggo, mentre cucino…), ma per quanto io possa essere un lettore fortissimo non posso andare oltre ad un numero massimo di libri (200?).
Per questo motivo il modello spotify non regge, perché con una selezione accurata dei titoli da leggere rischierebbe di diventare antieconomico (sopratutto per chi gestisce il servizio che dovrebbe sottoscrivere chili e chili di accordi commerciali con tonnellate di soggetti diversi per incassare 2 lire).
Secondo me, invece, il modello, fatte le debite differenze, potrebbe funzionare. Chiarisco. Funzionerebbe soprattutto (o esclusivamente) con i testi di repertorio, quelli che giacciono nelle biblioteche, e che oggi risultano inaccessibili ai più. Naturalmente organizzare il servizio costerebbe, e non a caso ci sta pensando Google, negli USA, con un progetto di digitalizzazione fin qui osteggiato da tribunali e intellettuali, ma che proprio pochi giorni fa, per la prima volta, in sede giuridica ha ricevuto un via libera.
Roberto sono d’accordissimo con te: ricomprendo i testi “di repertorio” che tu indichi tra quelli da me frettolosamente indicati come “manuali”: lì la logica è di accesso e consultazione, e quindi è propria la modalità “alla Spotify” (ma con infrastrutture ben fatte e molto robuste, e strumenti di ricerca molto molto ben fatti, come tu sottolinei) quella più adatta.
Gianluca, no, non rimarrà stabile né diminuirà in valore: negli USA il mercato trade books che è diminuito per 4 anni causa calo libri di carta, già dall’anno scorso ha ripreso a crescere: la carta continua a scendere, ma l’ebook ormai compensa quel calo ad abundantiam.
Dal punto di vista economico Tombolini teorizza un’aggiunta di valore per alzare la curva dei costi, che oggi invece va verso lo zero grazie alle tecnologie digitali.
Tale discesa è più lenta dell’apprezzamento crescente dei lettori verso gli ebook, da qui lo spiazzamento tra domanda e offerta in un mercato non più in equilibrio.
Pertanto, ora occorre calcolare la variabile tempo fino a quando l’introduzione di valore aggiunto verrà percepito/apprezzato dal pubblico, così si raggiungerà un nuovo equilibrio eco-sostenibile per tutti (autori, editori, lettori).
Tombolini, ecco la mia conclusione:
Se sei in anticipo con i tempi vuol dire che hai il tempo a favore. Non è per tutti, ma tu devi solo resistere.
Volevo dire: “Tale discesa è più veloce…”
Non lenta, sorry.
I dati sulla diffusione e sulla crescita degli ebook fanno assolutamente ridere! Non è infatti possibile parametrarli in nessun modo al trend della carta, in calo non solo per via della maggiore passione per la lettura digitale, ma anche per via dell’aumento sempre maggiore dell’influenza del web e del sistema entertainment televisivo che ruba tempo e chance alla lettura di un buon libro.
La lettura digitale cresce ma solo quando la sua diffusione avrà raggiunto il punto critico, cioè una distribuzione di reader tali da dirsi “competitiva” perlomeno col numero di lettori per libreria su uno specifico territorio allora si potrà tranquillamente parametrare la RESA procapite derivante al sistema libro da un lettore digitale e e da un lettore tradizionale.
Ma è indubbio che un lettore digitale spenda meno e, purtuttavia, garantisca agli autori degli ebook maggiori introiti… i motivi sono molti e li conoscono bene quelli che producono ebook! E allora di cosa stiamo parlando?!?
Molto interessante sarebbe, invece, conoscere il numero medio di lettori per libreria/territorio e parametrarlo oggi al numero di utenti di ebook dislocati sullo stesso territorio.
ops, non intendevo che fanno ridere perché sono sbagliati. Solo che quelli della carta si riferiscono ad un trend di un media conclamato, diffuso, stabile e consolidato. Quelli dell’ebook, che parlano di un aumento del 3.000 per cento e oltre sono insensati perché rapportati ad un media ancora in fase di consolidamento e quindi non stabile… non chiaro… tutto qui…