Il blog di Antonio Tombolini

Il dito di Mantellini e la luna di Heidegger

I

Massimo Mantellini prende spunto da un paio di battute sugli ebook per arrivare ad una riflessione assai profonda (link alternativo qui). Forse la più profonda ed essenziale cui varrebbe la pena di dedicare il pensiero umano nella nostra epoca: il pensiero della tecnica.
La tecnica: quella cosa che ci divide in tecno-fan e tecno-fobi, o in net-entusiasti e net-delusi, come proposto da Mantellini. Ma quella tecnica che – aldilà al di là delle tifoserie – costituisce di fatto l’essenza della nostra epoca, ovvero, come avrebbe detto Heidegger, il manifestarsi dell’essere dell’esserci: l’essere, nella nostra epoca, si manifesta essenzialmente come Tecnica.
Questo ben aldilà oltre delle facili ma fasulle sistemazioni che non sistemano proprio niente, come quella classica cui si ricorre consolatoriamente: la tecnica non è né buona né cattiva, si dice, la tecnica è uno strumento, e dipende da come la si usa. Balle, ci dice Heidegger dai primi del novecento; balle, ci dice oggi Mantellini, arrivandoci per altre vie. Certo, la tecnica non è né buona né cattiva, ma solo perché è aldilà al di là del bene e del male, è il modo d’essere inevitabile e irrinunciabile che ci tocca in sorte a vivere di questi tempi.
La questione dovrebbe dunque essere “ma cos’è allora questa Tecnica così intesa, cosa vuol dire che non è uno strumento, ma il modo in cui siamo, intimamente ed essenzialmente, con tutti i pericoli che questo comporta?“. Heidegger ci lavorò per decenni, indicando con la parola “Gestell” (letteralmente “scaffale”, “impianto”, in italiano, ma più seriamente qualcosa come “framing” in inglese) l’essenza della Tecnica. Chi volesse cominciare a farsene un’idea potrebbe cominciare da Wikipedia.
Peccato che la maggior parte dei commenti al post sembra finora concentrarsi sul dito di Mantellini, quello con cui parla degli ebook, anziché guardare alla luna di Heidegger, la questione della tecnica, cui quel dito, sia detto heideggerianamente, ad-dita.

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  • Tombolini, mi scusi, ma tre volte no! “Al di là” si scrive “al di là”, non “aldilà”. A far libri ci vuol pazienza.

  • Caro/a (?) miscusima, non devi scusarti, quando uno ha ragione non deve scusarsi, ci mancherebbe altro!
    E tu hai ovviamente ragione, tanto che vado subito a correggere, non senza aver indossato qui pubblicamente le orecchie d’asino.
    Né voglio portare a scusante il fatto che qui trattasi di blog e non di libro e che andavo di fretta ecc… Tutte balle: specie per me, che di ortografia sono malato.
    NB Per il colto e l’inclita, che sia chiaro una volta per tutte: “aldilà” tutto attaccato è un sostantivo, “l’aldilà”, e solo come tale può essere scritto così.

  • Mi pare che i commenti siano “logici”.
    Mantellini parla di filosofia e chi gli risponde é convinto che “conoscere” significhi saper usare facebook o settare un tablet android, che conoscere significhi anche capire.
    Settimana scorsa il preside di mio figlio spiegava come il depauperamento linguistico e comunicativo indotto dai moderni mezzi di comunicazione incida significativamente sulle facoltà analitiche e critiche dei ragazzi sempre meno capaci di capire e/o articolare concetti di una certa complessità. Anti-tech ? No ha semplicemente consigliato di affiancare alla tecnologia un bel libro da leggere e un bel quaderno su cui imparare a scrivere i riassunti. Per le elementari basta.

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