Il blog di Antonio Tombolini

La scuola digitale, i tempi sono maturi, perfino in Italia

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La notizia in sé è una non-notizia: destra e sinistra unite sono alacremente al lavoro per espungere dall’Agenda Digitale in discussione al Senato ogni elemento che possa realmente spingere la transizione al digitale nella scuola.
Di nuovo e significativo c’è però la motivazione con cui gli editori dominanti della scolastica tentano per l’ennesima volta, in evidentissimo e non più sostenibile conflitto di interessi coi loro stessi clienti (studenti, famiglie, insegnanti) di ostacolare questo processo: e come si fa, ci fanno sapere per interposti parlamentari in perfetta e bipartisan simmetria, ce lo dite così dall’oggi al domani che dovremmo passare al digitale?
La prima reazione è un moto di rabbia, ci si sente letteralmente presi in giro, con una faccia tosta che provocherebbe a reazioni scomposte: CHE COSA?!? È da almeno due lustri che TUTTI, ma proprio TUTTI parlano di scuola e digitale, e adesso venite a raccontarci che non avete tempo abbastanza per prepararvi a questa svolta? Solo voi, che fate questo di mestiere, facevate altro e non ve ne siete occupati? Rispettateci almeno dicendo la verità: state solo tentando di difendere, una volta di più, le rendite di posizione che vi hanno arricchito per decenni. Che c’è di male? Potremmo perfino comprenderlo. Ma perché insultare così grossolanamente le nostre intelligenze?
Non basta. La rabbia cresce al cospetto dell’ennesimo materializzarsi di quella trahison des clercs, che costituisce la condanna apparentemente ineluttabile dei più duri e puri tra gli intellettuali. Che a veicolare una così risibile e squallida e insultante motivazione siano questo o quel senatore, beh, di questi tempi siamo pronti a metterlo nel conto. Che dire però quando a supporto di cotanta raffinata posizione si schiera nientepopodimenoche il Campione del digitale a scuola, quel Professor Paolo Ferri che da anni si dedica a questi temi, e su questi ha costruito la sua carriera accademica, nonché i suoi successi di autore e conferenziere di riferimento per chiunque voglia in Italia cimentarsi sull’argomento? (Se non lo conoscete, googlatelo, e leggetevi qualche suo libro, che ne vale la pena).
Ebbene, sentitelo ora, proprio ora che si viene al dunque:

“ma come sarà possibile per gli editori operare questa rivoluzione nel breve volgere di un inverno, e nello stesso tempo  mantenere un tasso di qualità sufficiente, in un
momento di forte crisi economica?”

Quale professorale eleganza in quel “nel breve volgere di un inverno…“, non è delizioso?
La rabbia però, amici miei, è sempre sbagliata. Lucidità e compassione, ecco cosa ci vuole per creare e costruire.
La lucidità ci suggerisce che se le motivazioni a supporto di ulteriori rinvii e ritardi sono queste vuol dire che sì, ormai ci siamo, è adesso il tempo giusto per accelerare, investire, proporre: e la mia azienda inizierà da oggi a lavorare anche sulla scuola, disponibile come sempre a collaborare con chiunque, grande o piccolo che sia, abbia voglia di investire con noi in questa direzione.
La compassione ci suggerisce che non sarà facile per nessuno: tutti, dagli studenti ai docenti, dalle famiglie agli editori, saranno coinvolti in una processo di innovazione radicale e di lunga durata. Per questo, amici editori, non cadete nella trappola dorata dei vostri intellettuali di riferimento, né in quella del vostro sano (ma qui inusabile) senso degli affari. E mettiamoci al lavoro, insieme.

11 Commenti

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  • Dammi qualche dettaglio in più, Antonio, riguardo “la mia azienda inizierà a lavorare anche sulla scuola, disponibile come sempre a collaborare con chiunque abbia voglia di investire con noi in questa direzione”.
    Grazie! Paola Ricci

  • Beh, Paola, per ora posso dirti che:
    1) vorrei organizzare uno SchoolCamp (mi piacerebbe farlo al Circolo dei Lettori di Torino, per esempio) per far emergere e mettere fuoco il maggior numero di idee in campo da parte di tutti quelli che hanno a cuore la cosa
    2) internamente proveremo a mettere meglio a fuoco i dettagli di un “prodotto” che abbiamo in mente da tempo ma avevamo messo nel cassetto: sarà come sempre ci capita un prodotto su cui tutti diranno (giustamente) che non va bene per mille aspetti. Ma è il nostro modo di stare su questo mercato: learning by doing, se vuoi alla Dewey 🙂 Facendo quindi il più rapidamente possibile il maggior numero di sbagli, questo è l’obiettivo. Condividerò i dettagli della cosa appena avremo avuto il tempo di renderla presentabile.

  • Non sono minimamente coinvolto nella questione ma mi appassiona a tal punto che l’altra sera ho instaurato una bella discussione sull’argomento.
    Sapere che le mie idee coincidono con le tue che invece ci sei dentro completamente, mi riempie di orgoglio. 🙂

  • Scusate la mia ignoranza, ma i docenti sono obbligati per legge a prescrivere dei libri di testo? E anche se lo fossero, basterebbe scegliere dei testi a caso, dire agli studenti di NON comprarli e favorire l’uso delle risorse digitali. Mi pare che online ce ne siano in abbondanza di materiali… e quelli che mancano in italiano, si traducono. E’ paradossale che online si trovino tutti i corsi possibili immaginabili di centri universitari prestigiosi e qualcuno sia ancora fermo al “sussidiario”… con tutto il rispetto per carità.

    • Quel che dice Marco Cevoli sta già accadendo: le percentuali di vendita dei libri di “adozione obbligatoria”, rispetto al 100% degli “obbligati” stanno crollando, con punte del 50% (uno su due degli obbligati non compra), e non si tratta più della fisiologica quota di non venduto dovuto all’usato, ma semplicemente di non acquisto. Tradotto: ci si comincia ad attrezzare altrimenti, checché ne dica la legge. Per questo le resistenze degli editori sono ormai patetiche: il problema è tutto loro, la scuola sarà digitale, in ogni caso, e se non vorranno, da subito, averci a che fare, ne saranno semplicemente tagliati fuori.

  • proprio qualche sera fa, durante una discussione sull’elearning, riflettevo di come l’attuale organizzazione scolastica sia impostata al rovescio rispetto alle esigenze dei ragazzi
    la mattina in classe, durante le lezioni frontali, sono tenuti ad ascoltare gli insegnati, con le minime possibilità di socializzazione con i compagni… al contrario, spesso chi parla troppo e fa casino viene sgridato e punito perché “disturba”
    il pomeriggio a casa, quando si dovrebbe “studiare e fare i compiti”, sentono finalmente la necessità di uscire e confrontarsi con i loro pari… a volte si studia insieme, il che è assolutamente positivo, mancando però così di quell’approfondimento intimo spesso necessario
    forse Internet, la tecnologia e gli ebook potrebbero finalmente spazzare via molte di queste incongruenze:
    un’idea potrebbe essere lasciare socializzare e discutere apertamente i ragazzi al mattino, a scuola tutti insieme, sui temi da studiare e approfondire insieme agli insegnanti (senza la necessità di schedare i ragazzi in banchi in fila dentro classi raggruppate senza criterio)
    e nel pomeriggio, a casa in autonomia, lasciarli approfondire con i loro tempi e modi per mezzo di lezioni individuali abilitate dalla tecnologia (ebook, video, ecc…)
    magari è solo una personale provocazione, e forse sono andato oltre al tema specifico dell’agenda digitale, ma a mio modesto parere, nel mio ottimismo, credo e spero non rimarrà moltissimo di quello che conosciamo oggi come “scuola”

  • Il Senato si ò già espresso nel senso di far slittare di un anno i libri di testo digitali obbligatori. Sarebbe però importante dimostrare che, con il pieno rispetto del tetto di spesa è possibile già da quest’anno fornire testi validi. La via che vedo è valorizzare per i così detti testi integrativi, i materiali free disponibili, compiendo una accurata selezione. Rimarrebbe lo spazio per coprire il costo dei testi di base e per l’acquisto dei “lettori”.

  • Cari tutti,
    sul sito e sul Blog avete ragione, non riesco a trovare il tempo di lavorarci, sul merito sono mesi che tutti mi considerano un lobbista degli editori il che, putroppo per me, 🙂 non è vero il fatto è che mi pare insensato … dopo un silenzio legistativo di anni, spostare la spesa delle famiglie per l’educazione dei figli da un settore culturale italiano come l’editoria che nel bene e nel male crea lavoro in Italia, anche se sottopagato, alle pingui casse dei produttori di Americani di device prodotti in Cina … . Provate a dirlo ai precari dell’editoria …

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