Aveva lanciato un primo sintetico ma icastico segnale papa Ratzinger, prendendosela col fatto che la domenica ora viene sprecata al supermercato.
Di lì a invocare interventi legislativi e regolamentari da parte delle autorità civili, di questi tempi, il passo è breve.
Lo compie la Conferenza Episcopale Marchigiana, con un documento della sua Commissione pastorale per i problemi sociali e il lavoro, a firma di monsignor Giuseppe Orlandoni, vescovo di Senigallia.
L’incredibile documento, dopo aver deprecato la crescente liberalizzazione dell’apertura domenicale dei grandi centri commerciali e dei negozi al dettaglio, si produce nel seguente sillogismo:
1) L’uomo in realtà non può fare a meno del
tempo della festa, che è tempo per il riposo, per la coltivazione di
sé, per la riflessione, per le relazioni familiari e sociali, per
l’apertura alla trascendenza.2) La domenica è il giorno della festa.
3) La Commissione pastorale per i problemi
sociali e il lavoro rivolge un appello alle istituzioni, ai legislatori
e agli operatori economici perché siano riconsiderate le norme e il
ricorso al lavoro domenicale, applicando ad esso il principio di
stretta necessità. Allo stesso tempo invita i cittadini, in particolare
i cristiani, ad evitare di utilizzare la domenica per lo “shopping”.
Se non vivessimo ormai immersi in un clima di clericalismo soffocante che fa apparire ai vescovi lecita e cristianamente fondata ogni farneticazione e a noi ovvio tutto ciò, la cosa dovrebbe scandalizzare.
Circa il punto 1): benissimo. E se ciononostante io, soggettivamente, decido ugualmente e liberamente di lavorare nel giorno della festa? Perché non consentirmelo? E’ concetto questo troppo laicista?
Circa il punto 2): falso. La domenica è il giorno della festa per i cristiani. Non lo è per gli ebrei: è il sabato. Non lo è per i musulmani: è il venerdì. E allora, perché mai una norma civile dovrebbe preoccuparsi di santificare la domenica e non il venerdì o il sabato? E’ troppo complicato da capire?
Circa il punto 3)… circa il punto 3), sì, insomma, che dire… beh, cari vescovi miei, se questo è lo scopo, perché non essere più espliciti e meno ipocriti, e chiedere direttamente allo Stato che trasformi il precetto della messa domenicale in obbligo di legge?
Ah, un ultimo appunto, del tutto marginale: vivo a Loreto.
Loreto è diocesi delle Marche, sotto la giurisdizione della Conferenza Episcopale che ha emanato quel documento. Loreto è sede del prestigioso (e bellissimo) Santuario della Santa Casa. Perché la Commissione episcopale, con monsignor Orlandoni in testa, non viene a dare un’occhiata a quel che succede qui la domenica, quanto a lavoro domenicale e negozi di ricordini e chincaglieria varia? Perché non viene lui a proporre ai commercianti lauretani di rinunciare a vendere le Madonne di Loreto la domenica?
Anzi, meglio: perché non comincia, visto che lì ha autorità diretta per farlo, col chiudere lo shop che c’è dentro la basilica? E magari anche lo sportello delle benedizioni e messe dedicatorie a pagamento che c’è proprio di fronte all’ingresso della Santa Casa? E magari anche – tanto per arrivare a produzioni profane – non provvede a far chiudere, almeno la domenica, il negozio di proprietà della amministrazione pontificia che vende il vino e l’olio prodotto dalla stessa nei suoi possedimenti? E perché non fa chiudere tutti i conventi riconvertiti in albergo per i turisti e i pellegrini, così che anche le suore possano, almeno la domenica, ricordarsi che la loro vocazione, all’origine, non era forse quella di dedicarsi a pulire i cessi e rifare le camere d’hotel?
Che tristezza.
Sono assolutamente d’accordo. Se il nostro fosse uno stato serio e democratico dovrebbe avere una stampa non dico libera, ma quanto meno decorosa, che trasmettesse in tutti i telegiornale di stato quanto esposto sopra.
Altro che integralisti islamici. Qui siamo all’imposizione incivile, arrogante, supponente, becera e bigotta di una cultura di 5 secoli addietro. E perche’ non pensano anche di scomunicare quelli che vanno a fare shopping e quelli che hanno i negozi aperti di domenica ?
Forse i prelati di cui sopra non sanno che la gente normale durante la settimana lavora per campare, prende il treno, la macchina, la metropolitana e simili, senza autista personale, a spese sue, e non ha il tempo per comprare quanto le serve.
Si, perche’ la gente normale deve comprarsela da sola la roba, con i propri soldi, senza nessuna suorina che gli fa la spesa, senza autisti che provvedono a manutenere la macchina e senza confidare nel 8 per mille di nessuno ma, anzi, sperando che gli diano almeno il 60 per cento di quello che ha guadagnato lavorando. Si, lavorando cari vescovi. La gente lavora. Non sapete cosa significa la parola lavorare ? Capisco. Se avete qualcosa da rispondere e se avete gli attributi per affrontare un dialogo socio-politico-culturale conoscete il mio indirizzo.
Sono Pasquale, quello che ha risposto ai vescovi marchigiani. Il mio indirizzo è pabarra@libero.it
Per Pasquale :
Visto il tuo tono pacato e le tue raffinate argomentazioni, come non essere invogliati al dialogo? 😉
Per Simplicissimus:
addirittura scandalizzato? Eppure dovresti sapere che è da qualche anno che la Chiesa si raccomanda su questo tema.
In proposito ho un meraviglioso testo del tuo amato Giovanni XXIII (tratto dall’enciclica “Mater et Magistra” del 1961) che dovresti proprio leggere :
“228. A tutela della dignità dell’uomo come creatura dotata di un’anima fatta ad immagine e somiglianza di Dio, la Chiesa ha sempre reclamato l’osservanza esatta del terzo precetto del decalogo: “Ricordati di santificare la festa” (Es 20,8). È un diritto di Dio esigere dall’uomo che dedichi al culto un giorno della settimana, in cui lo spirito, libero dalle occupazioni materiali, possa elevarsi e aprirsi con il pensiero e con l’amore alle cose celesti, esaminando nell’intimo della coscienza i suoi doverosi e indispensabili rapporti con il Creatore.
229. Ma è anche diritto, anzi bisogno dell’uomo fare una pausa nell’applicazione del corpo al duro lavoro quotidiano, a ristoro delle membra stanche, a onesto svago dei sensi e a vantaggio dell’unità domestica, che esige un frequente contatto e una serena convivenza vissuta tra i membri della famiglia.
230. Religione, morale e igiene convergono verso la legge del riposo periodico, che la Chiesa da secoli traduce nella santificazione della domenica, con la partecipazione al santo sacrificio della messa, memoriale e applicazione dell’opera redentrice di Cristo nelle anime. Ma con vivo dolore dobbiamo costatare e deplorare la negligenza, se non proprio il disprezzo, di questa legge santa, con conseguenze deleterie per la salute dell’anima e del corpo dei cari lavoratori.
231. In nome di Dio e per l’interesse materiale e spirituale degli uomini noi richiamiamo tutti, autorità, impresari e lavoratori, all’osservanza del precetto di Dio e della sua Chiesa ricordando a ciascuno la sua grave responsabilità davanti al Signore e davanti alla società.”
http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_15051961_mater_it.html
Sic transit gloria mundi, dunque: sembra che anche il Papa Buono fosse in realtà un “soffocante clericalista”. Altro che Benedetto XVI…;)
UG
P.S. Una curiosità: visto che le feste cristiane non dovrebbero essere santificate da una norma civile, come giudichi il fatto che a Natale, Pasqua e 8 dicembre vanno in vacanza anche atei, agnostici, comunisti e radicali? Sembra che sotto questo aspetto il clericalismo non faccia schifo a nessuno…;)
Caro Uri Geller (che nickname idiota) sei cretino pensando di essere provocatore o sei cretino e basta?
Giovanni XXIII si rivolgeva ai cattolici, richiamandoli all’osservanza di un precetto: “richiamiamo tutti, autorità, impresari e lavoratori, all’osservanza del precetto di Dio e della sua Chiesa.”
I vescovi d’oggidì, invece, rivolgono “un appello alle istituzioni, ai legislatori e agli operatori economici perché siano riconsiderate le norme e il ricorso al lavoro domenicale”.
E’ tutta qui l’abissale differenza. E si chiama laicita’, della Chiesa e dello Stato. Ma tanto per te fa lo stesso, dimenticavo.
Antonio ma tu a Uri Geller cosa gli hai fatto ?
E tu Uri Geller perchè ce l’hai così con Antonio ?
Mi sembra sia già la seconda volta che tiri fuori Giovanni XXIII per mettere in risalto quelle, che secondo te, sono contraddizioni di Antonio o sbaglio ?
Ammesso che si possa anche cambiare opinione e magari non condividere più ciò che si condivideva un tempo, non ti pare che il pensiero di un papa di quarant’anni fa possa o debba adeguarsi ai tempi attuali ?
Direbbe o penserebbe ancora le stesse cose papa Roncalli oggi ?
Uri non ci arrivi da solo ? Lo scandalo non è certo nel chiedere ai cattolici di non far compere la domenica, di santificare la festa, di tenere chiusi i propri negozi ( certo che se come dice Antonio cominciassero loro a dare in buon esempio la cosa suonerebbe meno ipocrita, che ne pensi ? ) Lo scandalo è nel chiedere ai LEGISLATORI di intervenire…come sulla fecondazione assistita, sul divorzio, sui PACS, sul matrimonio CIVILE…a quando il divieto di vendere carne il venerdì, di leggere libri contrari alla morale cattolica etc etc ? Non vedi l’aberrazione e la pericolosità di tutto questo ? Ribaltalo, trasformalo nel divieto di mangiare maiale o bere alcoolici o andare in giro a volto scoperto quando a comandare saranno fgli islamici, nel divieto di trasfusioni quando saranno i testimoni di Geova, nel divieto di fare qualsiasi cosa il sabato o nell’obbligo della circoncisione quando saranno gli ebrei ortodossi etc etc….se a te sembra normale poveri noi…
Senza entrare nel merito d’una polemica sterile (le argomentazioni dell’ottimo Antonio mi sembrano francamente risibili, come quel suo fumoso parlare di “clericalismo soffocante”; Uri Geller mi è sembrato più efficace in altri casi), mi sento in dovere di spezzare una lancia a favore del vescovo di Loreto, Mons. Gianni Danzi, che è una persona aperta e buona, dal grande animo.
Sono sorpreso e meravigliato dalla lettura di alcuni commenti. Mi chiedo come taluni – per la verità non pochi visto l’esito del recente referendum – possano solo pensare che per essere buoni cristiani occorrano leggi severe e tanti carabinieri! Ringrazio Antonio che vigile e lucido come sempre osserva, legge e scrive anche per noi.
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P.S. Una curiosità: visto che le feste cristiane non dovrebbero essere santificate da una norma civile, come giudichi il fatto che a Natale, Pasqua e 8 dicembre vanno in vacanza anche atei, agnostici, comunisti e radicali? Sembra che sotto questo aspetto il clericalismo non faccia schifo a nessuno…;)
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Scusa Uri, ma se in quei giorni non fosse festa come diavolo potremmo fare a riversarci tutti quanti nei centri commerciali per comprare regali e uova con sorpresa?
E ancora, se il 75% dei vittoriosi italiani sta con la Cei, sposterei più profiquamente le “vostre” preoccupazioni nel settore edilizio, perché se le chiese, fino a ieri, sono rimaste deserte pure alla domenica, si dovrà pur prendere dei provvendimenti per contenere quelle folle di convertiti, no?
toh, un obbiettivo nuovo: la Chiesa. Lei mi stupisce sempre più per l’originalità.
«La libertà non è la mia libertà, ma è la libertà di chi non la pensa come me. Un clericale non capirà mai questo punto né in Italia, né in nessun altro paese del mondo. Il clericale non arriverà mai a capire la distinzione fra peccato (quello che lui crede peccato) e delitto (quello che la legge secolare ha il compito di condannare come delitto). Punisce il peccato come se fosse delitto, e perdona il delitto come se fosse peccato. Non è mai uscito dall’atmosfera dei dieci comandamenti, nei quali il rubare e l’uccidere (delitto) sono messi sullo stesso livello del desiderare la donna altrui (peccato)…». Lo diceva Gaetano Salvemini 60 anni fa. Pensaci, Uri Geller, mentre pieghi i cucchiai in cucina…
Ma Uri Geller ha scritto che è d’accordo con le richieste dei Vescovi marchigiani? Io non trovo nulla di ciò, eventualmente lo dirà lui cosa pensa.
Di certo Uri voleva prendere per il culo Tombolini, che se lo merita abbondantemente quando parla di clericalismo asfissiante e quando si scandalizza per cose che amplissime parti (anche un po’ autorevoli…) della Chiesa dicono da sempre.
Nel merito, anch’io ritengo che i Vescovi sbaglino a rivolgersi ai legislatori e anch’io ritengo che la coerenza sia carente, visti i “mercanti nel tempio”.
Aggiungo solo che mi piacerebbe che tale liberalismo fosse stato e fosse oggi applicato anche alle pretese delle forze politiche e dei sindacati di ingabbiare l’iniziativa privata che, altrimenti, avrebbe liberalizzato ben più degli orari e delle aperture domenicali, e ciò da decenni.
Infine, si potrebbe aprire uno stimolante dibattito sulla posizione dei lavoratori cattolici di fronte alle aperture domenicali. Ma trattandosi di argomento che non presuppone una critica becera alla Santa Madre Chiesa, credo che al Tombolini la cosa non interesserà. 😉
Friedrich
Chiusura settimanale. In alcuni paesi esiste, ed é oggetto di grosso dibattito la sua abrogazione” una legge sugli orari di apertura e chiusura dei pubblici esercizi”.
Tolta tutta la parte dell’ ingerenza clericale negli affari laici , su cui sono d’accordo con Antonio al cento per cento, rimane il fatto che un giorno di chiusura settimanale obbligatorio – cioé da rispettato da tutti – ha molti sostenitori con argomentazioni che a me
sembrano valide: risposo fisico, concorrenza dei centri commerciali contro la piccola distribuzione, tempoi libero del personale, dei proprietari, ricarico mentale di tutti, contrappeso al consumismo ed al fare la spesa inteso come intrattenimento e tante altre considerazioni.
Che poi per motivi di carattere culturale sociale e religioso, va bene anche che
alcune parti della popolazione scelgano un giorno invece di un altro.
Perché i vescovi non dovrebbero rivolgere un appello alle istituzioni su qualcosa che ritengono buono per tutti?
Se Antonio lanciasse una appello su qualcosa che ritiene giusto, chi glielo vieta?
Diverso è solo il peso in base all’autorità morale di chi lancia l’appello.
Poi i politici decideranno come ritengono opportuno, tenendo conto di chi poi deciderà di votarli o meno.
Nella foga di polemizzare ho dimenticato di dire la mia opinione.
Il riposo settimanale va visto come una conquista dei lavoratori. Poco importa se questo avvenga di Domenica, di Venerdì, di Sabato o a turno.
Però, per le famiglie, gli amici, le persone che si vogliono bene, è auspicabile che questo avvenga, per quanto possibile, lo stesso giorno.
La domenica è naturalemente il giorno più indicato, in Italia, per farlo, per ragioni culturali prima ancora che religiose.
Caro sig. Tombolini, quando si è a corto di argomentazioni si finisce sempre per essere offensivi come ha fatto lei (mi riferisco ad appellativi come “cretino”, o altro). Mi meraviglio che una persona che fa di tutto per mostrarsi intelligente cada poi in questi errori puerili, se non peggio! Se posso poi dire la mia sull’argomento faccio solo notare che non tutti hanno, come lei, la possibilità di scegliere se lavorare o riposare nella giornata di domenica, visto che le attuali condizioni di lavoro precario e l’assenza totale di “veri” diritti dei lavoratori (e qui spero che lo Stato drizzi le antenne!) costringono i dipendenti di negozi, grandi magazzini, e pure certe società, a sottomettersi a vere e proprie imposizioni e prepotenze della serie: “o accetti o te ne vai!”. Liberi di lavorare la domenica? ma quando?! Sig. Tombolini, apra gli occhi! e dicendo questo spero almeno che da parte sua non ci sia una “convenienza tutta egoistica” a far lavorare qualcuno la domenica! Conosco parecchi proprietari di negozi e amministratori delegati di società (tra le quali quella in cui lavoro io stesso) che certamente si entusiasmenebbero ad appoggiare le sue “obiettive” riflessioni. Certo chi se ne infischia di tutti quei padri e madri di famiglia che la domenica non vedono i loro figli neanche col binocolo, e solo perchè persone come lei devono comprarsi le mutande proprio di domenica! Lei e tutti quelli come lei, fatemi il piacere: pensate anche agli interessi degli altri qualche volta, almeno una, e fermatevi a riflettere che “imposizioni clericali ingiuste”, come quelle che lei tanto maledice, sono soprattutto in difesa dei primi diritti della persona, non solo del cristiano …o è troppo difficile da capire?!!!!
P.S.. …e ci sarebbe da dire ben di più!
Io sono un cattolico e credo veramente al ringraziare particolarmente Dio la domenica.
L’Italia è un paese Cattolico da millenni, qualche zona di più, qualche zona di meno, alcune feste cattoliche sono state assorbite dallo stato, in quanto in Italia la religione è quella Cattolica, ogni Paese ha la sua di Religione principale, molte feste inizialmente cristiane sono diventate statali, e ne “usufruiscono anche i non cristiani”, e la maggior parte delle persone non si lamentano per questo.
Sono molto favorevole alla chiusura dei centri commerciali e di altre attività la domenica, è giusto che la domenica in famiglia ci si possa ritrovare e chi vuole andare in chiesa, che ogniuno faccia della Domenica ciò che vuole, ha la libertà!
Ci sono coloro che accecati dal lavoro e dal guadagno, non vedono queste cose, non li importa della vita e della serenità degli altri ma pensano solo ai soldi e alla carriera che per un niente può perdersi non lasciando NULLA!
E’ giusto per tutti decidere come utilizzare la domenica!
Siamo liberi e nessuno deve impormi di lavorare quando voglio pregare e ringraziare Dio per tutto, per la famiglia e andare dalla famiglia per passare tutti assieme il resto della gionata.
Ma non vi chiedete mai xkè la società si stà sempre più degradando, le persone sono sempre più nervose, ci sono sempre più litigi e omicidi, c’e’ sempre più odio e tanto tanto altro! Un laico riderà un cristano rifletterà!
Ricordati di santificarele feste è un grande comandamento che molti prendono in giro, ma la gente parla sempre, guardatevi nel cuore!
Il lavoro deve aiutarci a vivere, si lavora per vivere non si vive per lavorare morendo nel nulla!
Adoro la polemica sulla laicità. E’ sorprendente notare come più si spiega che laicità è il contrario di clericalismo, meno persone lo capiscono, e credono che si attacchi la religione.
D’altronde non sempre è la ragione ciò che usiamo come discrimine delle cose, anzi, è quasi sempre la convenienza.
Tu usi la ragione antonio, perchè sai che è anche la più conveniente se si pesano i veri risultati ottenibili, ed è per questo che ti stimo.
Amen.
sono una commessa che lavora da 15 anni dentro un centro commerciale ho lavorato e lavoro tuttora tutte le domeniche vorrei tanto sapere quando potro passare una domenica con i miei figli e mio marito come fanno tutte le famiglie che la domenica vanno a messa e a fare spese nei centri commerciali miglioni di donne come me la domenica lasciano la famiglia a casa conla rabbia e la voglia di piangere perche nessuno riesce a fare qualcosa per loro neanche il papa ultimamente si parla tanto dei valori della famiglia ma di quale famiglie non si e capito non certo di quelle nostre
sono una commessa che lavora da 15 anni dentro un centro commerciale ho lavorato e lavoro tuttora tutte le domeniche vorrei tanto sapere quando potro passare una domenica con i miei figli e mio marito come fanno tutte le famiglie che la domenica vanno a messa e a fare spese nei centri commerciali miglioni di donne come me la domenica lasciano la famiglia a casa conla rabbia e la voglia di piangere perche nessuno riesce a fare qualcosa per loro neanche il papa ultimamente si parla tanto dei valori della famiglia ma di quale famiglie non si e capito non certo di quelle nostre