Il blog di Antonio Tombolini

La filiera del libro che verrà

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Riproduco qui il testo di una intervista che mi venne fatta nel 2017 nel corso della Giornata del Traduttore, recuperata grazie alla benemerita wayback machine di Web Archive, perché il sito originario non è più raggiungibile.

L’industria editoriale sta attraversando una vera e propria rivoluzione: i vecchi ed elefantiaci modelli di business non sono più efficaci, e l’impatto dirompente del digitale e della rete impongono a tutti gli ingranaggi della filiera di produzione del libro, in primis a noi traduttori, di formulare nuovi schemi di attività e collaborazione in grado di cavalcare e sfruttare al massimo i cambiamenti in atto. Un panorama in costante e mutevole evoluzione, ricco di opportunità ma anche di altrettanti interrogativi. Li affronterà insieme a noi, a Pisa, Antonio Tombolini, fondatore e CEO della piattaforma di editoria digitale StreetLib, che in questa intervista, in attesa della Giornata, ci ha dato qualche anticipazione su come vede il presente (e soprattutto il futuro) del mercato del libro in Italia.

Come hai deciso di concentrarti nello specifico sull’editoria digitale? Ci racconti le tappe che hanno portato alla nascita di StreetLib?

Tutto nasce dalla mia passione per la lettura. A un certo punto, verso il 2004, più per curiosità che pensando di farne un business, cominciai a chiedermi se al libro potesse succedere quel che stava accadendo alla musica: la sua digitalizzazione e con essa il cambiamento radicale, anche se progressivo, di tutti i punti chiave della filiera di creazione, produzione, distribuzione, vendita e lettura di un libro. Cercai di capirne il più possibile studiando e viaggiando per incontrare chi si stava occupando della tecnologia e-ink, e mi convinsi che sì, anche il libro avrebbe dovuto fare i conti col digitale e la rete.

Cosa differenzia StreetLib da altre piattaforme analoghe?

Due cose.
La prima riguarda il perché facciamo quel che facciamo: temiamo che il libro, inteso come peculiare esperienza di scrittura e di lettura, ai tempi della rete e della “snack information” corra dei seri rischi di estinzione. Per opporci a questo non crediamo nella paranoia di chi vorrebbe “difendere il libro dal digitale”, crediamo piuttosto che il libro vada aiutato a transitare anche al digitale e alla rete, e tutti i servizi che abbiamo sviluppato e continueremo a sviluppare condividono questo obiettivo: fare in modo che il libro resti in  vita.
La seconda differenza è nel fatto che ci proponiamo di diventare uno hub il più possibile completo attraverso lo sviluppo di tool e applicazioni web che consentano a editori e autori una gestione completa del libro.

Sei stato indiscutibilmente uno dei pionieri nel settore italiano degli ebook e del self-publishing: com’è cambiato il mercato nel nostro Paese dagli inizi a oggi? Come si sta evolvendo? Ti pare di individuare particolari tendenze indicative di specifici sviluppi futuri?

Non è ancora cambiato. I grandi gruppi editoriali, sul piccolo mercato italiano, sono riusciti per ora a far valere il loro atteggiamento conservatore e ostruzionistico. Basti guardare alla scuola: nonostante i reiterati proclami, non è cambiato sostanzialmente niente. Tutto questo però non farà che rendere più cruenta e dolorosa la transizione, come sottotraccia sta già accadendo, senza che i grandi media (controllati spesso dagli stessi editori) ne diano notizia. Basti pensare alla cosiddetta acquisizione di RCS Libri da parte di Mondadori: dico “cosiddetta” perché la realtà è quella di un grande gruppo editoriale, RCS Libri, fallito, col suo fallimento nascosto dietro le sembianze di un’operazione di acquisizione, con tanto di dibattito moralistico incorporato, acquisizione che ha fatto Mondadori solo perché le banche creditrici di RCS Libri gli hanno garantito le somme per l’acquisizione stessa: 130 milioni di euro tutti prestati dalle banche, senza un solo euro investito da Mondadori. Ecco, questo è ciò che stanno difendendo. E questo significa anche decine, centinaia di professionisti dell’editoria che si ritrovano improvvisamente sul mercato, senza essersi preparati alla transizione, certo anche per colpa loro, perché vissuti in un ambiente che li ha abituati a minimizzare l’impatto del digitale.

Il self-publishing è un settore di sviluppo particolarmente appetibile per un Paese come il nostro, in cui tutti o quasi hanno un libro nel cassetto, e tu stesso l’hai definito “l’editore collettivo quantitativamente più importante d’Italia”. Grazie a piattaforme come StreetLib, il percorso che separa le nostre “fatiche letterarie” dall’effettiva pubblicazione e distribuzione è più che mai breve. In questa nuova “facilità di accesso” vedi particolari opportunità nello specifico per noi traduttori? Se sì, quali?

Il sostanziale azzeramento delle barriere alla produzione pubblicazione e distribuzione del libro consente a autori e editori di raggiungere immediatamente tutti i mercati, in tutto il mondo: questo non può che far nascere il desiderio di distribuire nei vari paesi le versioni tradotte nella lingua del luogo. Questo significa che c’è una nuova domanda, una domanda anche imponente. Ora tocca all’offerta, ai traduttori, ragionare su come rispondere a questa domanda. Proverò a dare qualche indicazione in positivo durante la Giornata del Traduttore, di certo però mi sentirei di affermare che, anche per i traduttori, si tratta di cambiare: una nuova domanda, da parte di nuovi attori, con nuove dinamiche di mercato, non può essere soddisfatta da un’offerta che ragioni ancora secondo i vecchi schemi.

Il tema della Giornata del Traduttore 2017 è Una questione di chimica: gli ingredienti, le formule e i canali giusti per soddisfare i clienti. Credi che l’editoria digitale possa essere uno di questi ingredienti? In che modo un traduttore potrebbe inserirsi in questo mercato per offrire servizi a valore aggiunto ai propri clienti?

No, l’editoria digitale non è uno degli ingredienti. L’editoria digitale, che non va intesa solo come “l’ebook”, è il nuovo ambiente in cui deve trovare la sua via una filiera del libro del tutto nuova, perché il digitale ha un impatto su tutta l’industria del libro, in ogni sua fase (produzione, distribuzione, promozione, vendita) e in ogni sua forma (libro di carta, libro elettronico). Il traduttore deve fare la fatica di guadagnare un punto di vista più ampio rispetto ai cambiamenti in atto nell’editoria ai tempi del digitale, e solo grazie a questo potrà poi individuare le vie per adeguare la propria professione e la propria offerta alle nuove esigenze. Ed è questo quel che cercherò di fare con la mia relazione alla Giornata del Traduttore.

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