La musica di Arvo Pärt è l’unica musica sacra contemporanea che possa definirsi tale. Starei per dire che è l’unica arte sacra contemporanea, non me ne trattenesse qualche opera dell’architettura (la Sagrada Familia di Gaudì), e poco altro.
Non date retta alle enciclopedie, e neanche alle wikipedie: di Arvo Pärt vi diranno che è un (l’ennesimo) esponente del minimalismo, al più qualificato come holy minimalism, minimalismo sacro.
Il fatto è che il minimalismo non c’entra niente. La sua musica non ha a che fare con la poetica del poco, la sua musica fa i conti col nulla. La musica di Arvo Pärt non cerca nostalgicamente, e in definitiva in maniera inevitabilimente reazionaria il recupero, la rivincita del sacro in chiave di restaurazione. Evita così gli esiti da un lato sinceramente disperati di un Bruckner prima, di un Messiaen o di un Britten poi.
Arvo Pärt accetta il suo tempo, che è pure il nostro, ed è tempo di nichilismo, il tempo della caduta di tutti i valori, della morte di Dio. La sua musica è il tentativo di un nuovo inizio del sacro, provocato a misurarsi con la celebrazione del Deus absconditus, del Dio nascosto. La musica di Arvo Pärt canta la teologia di Bonhoeffer, e come quella non parla di Dio, e neanche parla con Dio: solo si propone – con maggiore umiltà e consapevolezza del proprio tempo – di preservare per l’uomo uno spazio, lo spazio del sacro appunto, entro cui l’incontro con Dio possa accadere. Non canta Dio, ma canta (e con ciò preserva) la possibilità di Dio.
La Missa Solemnis di Beethoven ha la bellezza delle architetture imponenti e perfette illuminate a festa e inondanti luce. La musica di Arvo Pärt ha la bellezza della fiammella che rischiara a malapena il buio che circonda il viandante nella notte. E come la luce fioca della candela in pieno buio, la sua bellezza è fatta soprattutto di conforto e di consolazione nel cammino.
Antonio, pero un link con un podcast esemplificativo, anche per profani, potevi metterlo! Magari poi da ascoltare con l’Iliad.
…e poi incide per l’etichetta ECM, una garanzia (almeno per me, fan di Keith Jarrett). Ciao Antonio! Ciao a tutti!
@ Gianluigi: io compro spesso su Eclassical.com. Nella pagina coi pezzi di Arvo Pärt da comprare, c’è un triangolino piccolo nero a sinistra di ogni titolo, ed è un “campione d’ascolto”:
http://snipurl.com/arvopart
Ma se uno volesse iniziare a conoscere qualcosa di Arvo Part, da cosa dovrebbe iniziare?
@ Marco: non c’è dubbio, dovrebbe cominciare con l’ascolto di “Tabula rasa”, non a caso 🙂
E Schoenberg (la scala di Giacobbe, intendo dire)?
Antonio, sono contento che ti piacca Part (che piace tantissimo pure a me), e concordo nel dire che non è il solito minimalista… ma di qui ad avvicinarlo a Bonhoeffer ce ne passa… (non fosse altro che musica di Arvo Part è assolutamente “cattolica” ed “ecclesiale” nel senso più profondo del termine).
Ciao,
Giulio
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Giulio, spero di non scandalizzarti se ti dico che anche Bonhoeffer è “cattolico” ed “ecclesiale” nel senso più profondo del termine, secondo me 🙂
Le mie lacune sono abissali, lo premetto.
E premetto di amare Arvo Pärt.
E sono perfettamente d’accordo con quella metafora lì della fiammella.
Il mio intervento semmai si allaccia a qualcosa che viene prima di quella fiammella, allo strazio dell’ingiustizia (Se dio esiste allora perché il male?) che si fa musica.
Sicché Henryk Górecki.
Tanto per dire.
Ma ho premesso che sono lacunoso.
Ciao
Non sei affatto “lacunoso”, tutt’altro: corro ad ascoltarmi Górecki, grazie!