Il ragazzo non è male. Avrebbe pure del talento. Il guaio è che non ci crede abbastanza, e così si ritrova sempre alla continua ricerca di punti d’appoggio di cui non avrebbe bisogno.
Sto parlando di Massimo Bernardi, che alla vigilia di quello che promette essere un "indefinito progetto editoriale" che dovrebbe vederlo protagonista nel 2007, inaugura il suo "nuovo blog".
Come in ogni blog che si rispetti c’è anche la pagina col curriculum di Massimo, la pagina che lui stesso chiama Bio, in cui con stile brillante (persino eccessivamente brillante, come gli capita ormai troppo spesso dai tempi di Peperosso) racconta, percorrendola a ritroso, la sua vita professionale.
Dategli un’occhiata. Avete letto? Bene, ora tornate qui.
Se nella pagina bio di Massimo Bernardi in cui mi racconta anno per anno quel che ha fatto, arrivato all’anno 1998 leggo testualmente "Fondata Esperya, bottega di gastronomia italiana", come lettore che cosa dovrei arguire? Che Massimo, nel 1998, ha fondato Esperya.
Il problema (di Massimo, non mio) è che non è vero.
Il problema (di Massimo, non mio) è che a fondare nel 1998 Esperya furono tre ragazzotti di provincia, tutti e tre lauretani (Paolo e Antonio Tombolini e Lorenzo Giuggiolini). Massimo, che era cliente di Esperya, venne da me assunto a lavorare in Esperya alla fine del 1999.
Il problema (di Massimo, non mio) è che Massimo fu l’addetto stampa di Esperya, un addetto stampa straordinario. Molto più bravo dei fondatori, probabilmente.
Il problema (di Massimo, non mio) è che sarebbe stato meglio per lui (lo sarebbe tuttora, Massimo, basta correggere. In rete, come tu ben sai, correggere è questione di un attimo), sarebbe stato meglio dire le cose esattamente come stavano: 1999, addetto stampa di Esperya, anzi, grandioso addetto stampa di Esperya (sono qui pronto a renderne testimonianza).
Il problema, Massimo, è che dovresti deciderti a fare a meno delle stampelle, di qualsiasi stampella: credimi, non ne hai bisogno.
Avevo letto ed anche per me quel passaggio aveva generato una vera e propria chinetosi. Mi chiedevo il perchè di quanto scritto, ma non conoscendo personalmente MB non me ne capacitavo, anche se mi ricordo in un suo precedente blog una patetica imitazione del tuo CV… Resta il fatto che, indipendentemente da questo “infortunio”, anche prima dell’esperienza di PepeRosso, il MB si fa leggere ed apprezzare con gusto.
Vedo che Max ha già aggiornato la bio inserendo accanto al participio “fondata” il link al tuo post, da ottimo blogger che è. Sono certo che se ha scritto pubblicamente quel participio, avrà le sue buone ragioni e non credo siano limitate alla voglia di farsi belli con qualcosa di qualcun altro. Magari ne farà un post, non so, ma è sempre interessante sentire le due campane no ? Mi fa un po’ ridere però che tu ponga l’accento su cose del genere quando usi progetti open source per portare visibilità al tuo sito. E’ il gioco della condivisione e a me piace però la coerenza da uno come te non ci si aspetterebbe mai di vederla messa da parte e tra l’altro aspetto sempre la risposta al mio commento in vinosearch e cibosearch che penso ormai non arriverà.
Anch’io per un attimo sono rimasto interdetto, ma vedrai che sicuramente è stata una svista.
Intanto ne approfitto per augurarti un felice 2007.
>Il problema (di Massimo, non mio) >Il problema (di Massimo, non mio)< a occhio e da come parli ( e da come Ti ha risposto MB) il problema sembra tutto Tuo
che barba , che noia:
“il problema è tutto Tuo”, uno, l’altro che vuole “sentire le due campane…” e altre amenità varie.
Ma quali campane e campane:
Andate alla camera di commercio, controllate la situazione societaria del ’98, controllate l’atto di vendita del 70% delle quote a Kataweb nel ’99, controllate tutto quello che vi pare, compresa la posizione da dipendente di Bernardi, ma non rompete più. Almeno per tutto il 2006…
Faccio notare che MB ha impostato la sua biografia in modo originale intervallando a fatti che ha vissuto da protagonista con altri che ritiene epocali.
Così nel ’64 quando aveva solo 4 anni nella sua biografia compare la pubblicazione di un libro di Veronelli che evidentemente gli ha cambiato la vita.
In questo senso, quando dice ‘1998 fondata Esperia’ può semplicemente voler segnalare un altro fatto che ha fatto epoca e segnato la sua crescita.
Avrebbe forse dovuto aggiungere un riferimento al ‘creatore’, al regista di quella idea, così come ha fatto per il libro.
In ogni modo, l’argomento della compagine societaria per derimere chi sia realmente il fondatore di una società e’ piuttosto riduttivo.
Se e’ vero che MB ha lavorato in Esperya fin dai primi passi ed ha contribuito (così pare dalla biografia di MB) alla stesura del manifesto di Esperya, allora socio o non socio credo che possa essere ritenuto uno dei fondatori.
“Da lettore”, io ho arguito che la “bio” di Massimo Bernardi non sia un Curriculum Vitae, ma una serie impressionistica di fatti che hanno influenzato, nei decenni, la sua vita. “Fondata”, dovrebbe significare che Paolo, Antonio e Lorenzo hanno fondato Esperya nel 1998.
Magari sbaglio. Magari leggo in modo non imparziale.
ciao e buon anno a tutti,
alessandro
Condivido completamente l’intervento di Francesco Pasqualini che forse interpreta al meglio quanto possa essere sottile, a volte, l’intelligenza di MB. Non so se in questo caso quel participio sia autoreferenziale o vada nel senso espresso da Francesco, in questa seconda ipotesi però andrebbe condivisa anche l’osservazione di otello.
@ Patrizia.
Anche a me sembra riduttivo il tuo intervento.
Spesso ci sono voci o persone che non risultano formalmente negli atti societari ma che hanno giocato un ruolo equiparabile o paritario nella effettiva fondazione del progetto. Non sarà questo il caso ma è solo per dire che a volte le carte non sono tutto nella vita.
Propendo per l’ipotesi buonista, ritenendo il 1998 un anno epocale nella vita di una persona che si occupa di enogastronomia. Detto questo, capisco che uno si arrabbi se la cosa non è spiegata benissimo…
Buon anno figlioli!
Un po’ di precisione in più non guasterebbe, tanto, com’è stato scritto i fatti reali sono conosciuti, scritti e facilmente consultabli.
Buon anno a tutti.
Divertente questo cicaleccio di fine anno 🙂
Il punto è che non mi interessa il dibattito, che pare vi stia appassionando, se Bernardi intendesse o meno dire o non dire questo o non quello. Il punto è che non mi interessano affatto (lo dico con affetto!) le vostre interpretazioni su questa storia. Il fatto è che *io so* che il significato vero di quel che ha scritto Massimo è quello che ho detto io. E non mi interessa che voi siate o non siate d’accordo, davvero non m’importa niente. Lo so io e lo sa anche Massimo, questo è il punto.
E allora a Massimo (è lui che mi interessa qui, abbiate pazienza, non voi) voglio ricordare un brano, che incollo qui, copiato pari pari da *un altro c.v.*, di altri tempi, probabilmente. Tempi in cui, per chi scriveva, “apparire cool” non era ancora il tutto della vita:
“SCRIVEVA COME UN dIO.
Cosa penso di Internet è espresso come meglio non potrei in questo scritto di Antonio Tombolini, il fondatore di Esperya, a cui inviai un messaggio di posta elettronica nel 1999 dopo aver a lungo, molto a lungo letto, analizzato, setacciato, scandagliato la sua bottega online.
Non resistevo, dovevo scrivere a quella persona che adesso mi faceva bruciare dentro, che scriveva e comunicava nel suo sito, nel Web, come IO AVREI VOLUTO FARE. Era un colpo basso, scriveva come un dio e vendeva cibo e vino, cose così buone da essere sorprendenti, diceva lui. Eh sì che di cose buone ne avevo mangiate al Big Ben Pub – venduto l’anno prima a una gentile sciura milanese che desiderava trasferirsi nelle Marche per lavorare – Feci anche un ordine, e incredibile, tutto mi arrivò perfettamente conservato e sorprendentemente buono. Ah, questo è il Commercio Elettronico, pensai?
Antonio mi rispose, non era tanto frequente allora e nemmeno oggi.
Ci incontrammo al Ristorante Cucina Mariano di Senigallia e in breve incoraggiato dalla musica di Goo Goo Dolls, Lauryn Hill, New Radicals, Babyface, R.Kelly, Teddy Riley, lasciai la Radio e venni assunto da Esperya.
ESPERYA.
Esperya è stata una grande scuola, lì ho imparato e lavorato tanto. Mi sono occupato di comunicazione, ero l’Ufficio Stampa. Lavoro bello ho subito pensato, c’è da SCRIVERE! Per il sito, per le campagne, per il profilo aziendale, per la case history, per i comunicati stampa, per i prodotti, per il forum, per la intranet, per i clienti. E c’è da COMUNICARE! Con i media, con chi partecipa ai seminari, con i produttori, con chi lavora in altre aziende, con gli operatori culturali, con i Comuni, con le Provincie, con le Aziende Autonome, con gente talentuosa e interessante.
E c’è da ORGANIZZARE – liste stampa, indirizzari, incontri con la stampa, presentazioni, convegni, congressi, eventi fieristici, servizi fotografici, riprese televisive. Ho fatto tutto questo e – mi dicono – l’ho fatto bene. D’altra parte lì tutti lavoravano come pazzi, entusiasmando, stimolando, coinvolgendo, interessando. Ma la cosa che mi ha divertito di più sono stati quei nomi – bagoss, bitto, scimudin, erbazzone, caciocavallo podolico, tarantello,ficazza e polmone di tonno, ciauscolo, coda di volpe, sassoscuro, viola del pensiero…”.
Ah, dimenticavo di citare la fonte:
http://radio.weblogs.com/0108248/stories/2002/09/28/sudimeWhosThisGuy.html
Massimo, solo un’ultima cosa cosa: attento alle cattive compagnie!
altri tempi, appunto … dove (probabilmente)anche il punto 3) de “LE COSE CHE NON SO FARE” forse non era cool ma (probabilmente) vero
prima le stampelle, poi le cattive compagnie, poi…?
è tutto criptico con l’uso delle allusioni e delle strizzatine d’occhio indirizzate a chi deve capire…
Già, oltre a MB chi deve capire? Certo, messaggio ricevuto, a Tombolini interessa solo MB, solo lui deve capire ma allora perchè non una mail? perchè non una telefonata? certo, nel suo blog uno scrive quello che gli pare, ma deve ospitare anche gli interventi dei viandanti stanchi, magari con “stampelle”, gente che potrebbe essere annoverata tra “le cattive compagnie”.
Così la trama si ingarbuglia 🙂
….miiiiinchia…. la trama si ingarbuglia davvero…. e in qualche modo ne faccio parte anch’io…. e allora metto anche il mio contributo chissà che non ci si diverta…
Io il curriculum online non ce l’ho, mannaggia (ho solo un blog che sta su con le stampelle ;-), però potrei dire a voce alta quello che è scritto in quelle cartaceo che ultimamente ha funzionato:
“1998-2001” FONDATORE, SOCIO…ESPERYA
….a voce un po’ più bassa ….dovrei dire che Antonio mi ha concesso di entrare per alcune motivazioni sue che io non so, ma ricordo che ce ne era una che ostava e un’altra che agevolava:
– la prima, voleva che finissi l’università (progetto grandemente fallito 🙂 e lo voleva veramente e responsabilmente da fratello maggiore, molto maggiore, per me, anche perchè quando ci ha raccontato nella sua cucina il progetto, ad andargli dietro, bisognava essere un po’ pazzi, un po’ sognatori, un po’ tutt’eddue… un po’ pure essere senza grandi alternative :-)… in quella cucina c’eravamo io, lorenzo, un altro (che non se l’è sentita di partire, ma questa è un’altra storia), antonio, patrizia e poi mio papà, paolino, papà anche di antonio, of course. E’ lui che mise la mia quota il mio terzo di 20 mioni, paolino che pur non essendo ritratto in nessun curriculum al fianco della parola Esperya, rimane la persona che ha tagliato più fette di Ciauscolo di Brocani e scaglie di Formaggio di Fossa fra fiere e pacchi. Ah, per la precisione, il tavolo della cucina di antonio con relative poltrone erano Frau, e c’era un libro che aveva ispirato antonio nel tratteggiare la prima mappatura dei prodotti, cavolo non mi ricordo il titolo… poi c’erano molto probabilmente stefano e cate in giro… altri testimoni non li ricordo… e come sapete forse già, esperya doveva partire con un liquore…ora mi fermo…
– la seconda motivazione, che agevolava, semplicesemplice: pernonsoqualemotivo faceva comodo in società un socio sotto gli -enta e io non era neanche a metà degli -enti, ero un bel prendere sul mercato …un po’ come al fantacalcio… prendi un giocatore gggiovane appena arrivato, magari è pure brocco, è destinato alla panchina, …tanto alla fine capita che ci sia da scaricare un bilico di scatole di polistirolo a mezzanotte del 18 dicembre e lui zitto lo fa …oppure un giorno improvvisamente ti si fa male il numero dieci e sei già in sette a giocare, ti giri in panchina ed ecco che vedi solo lui, infreddolito ma con le palle che gli girano a mille perchè sa che tanti di quelli che sono stati in campo per il campionato non valgono nemmeno una sua unghia, ma zitto, non dice niente, perchè aveva imparato benissimo, troppo bene, a fare l’automa…insomma quello che il presidente aveva preso ai saldi, gli capita di entrare, e manco a dirlo, segna pure…
…ora quel giocatore ha cambiato squadra, gioca, fa giocare e ringrazia pure quel presidente malgrado ancora non sappia bene se ci credesse poi veramente in lui, o gli serviva solo per avere la panchina lunga…
…non c’avete capito niente…non importa…
…non doveva essere una storia ingarbugliata…anzi ingarbugl…y…ata??? (se dovete far arrabbiare veramente antonio mettete doppia o tripla esclamazione/interrogazione…questo sì che lo fa imbestialire, o sei cambiato?!?!)
paolo
Solo una precisazione e un’aggiunta a quanto detto qui sopra da Paolo.
La precisazione: il capitale iniziale di Esperya fu di 30 milioni, 10 (e non 20) a testa.
L’aggiunta: è di Paolo il logo e il marchio di cui tuttora Esperya si fregia.
…due glosse ad antonio:
> La precisazione: il capitale iniziale di Esperya fu di 30 milioni, 10 (e non 20) a testa.
…ecco la conferma al fatto che io non ho versato manco una lira, ma ero socio, diciamo socio senza portafogli, o meglio ancora socio senza…soldi, però che entusiasmo 🙂
> L’aggiunta: è di Paolo il logo e il marchio di cui tuttora Esperya si fregia.
…è una mezza verità: l’idea della stella fatta con dei semi risale alla mela spaccata a metà non nel verso di quando viene sbucciata normalmente… fate la prova, e vedrete che il risultato è più o meno il logo…. e l’idea antò è tua, come il bodoni del testo, che io non amo particolarmente… diciamo che mi attribuisco un 30% (in quanto manipolatore dell’idea) della quota societaria del logo… proprio come quel 30% che ci rimase da Kataweb… quel Kataweb che come prima cosa voleva…cambiare il logo…e Pirella, il megastudio comunicazione, era pronto a farmi le scarpe….giammay!!!
tanto dovevo,
paolo
Per me e’ tutto chiaro 🙂
Un editore senza scrupoli ha assoldato il web2.0-content-writer/più/cool/della-rete.it per un indefinito progetto editoriale.
Il progetto però e’ indefinito solo agli occhi dell’ignaro scrittore, in realtà si tratta di ri-scrivere la storia di Esperya.
Lo scopo dell’editore e’ quello di fare incazzare AT, senza un preciso motivo, così giusto per il gusto.
In effetti le incazzature (quella che rimedia e fa rimediare quotidianamente) sono una delle qualità più sublimi del Tombolini e l’editore senza scrupoli ne e’ uno dei massimi estimatori.
Ma AT, che oltre ad incazzarsi tutto sa e tutto vede, ha fiutato questa operazione e da e-editore ha commisionato al fratello Paolo di scrivere la vera e-storia di Esperya che sarà pubblicata dalla simplicissimus-book-farm esclusivamente in formato e-book o libro d’arte con forma di pecorino come quinta di copertina.
Anche il Gruppo Editoriale Espresso sta lavorando in gran segreto allo stesso progetto, una sorta di outing affidato alla penna di (?) per cercare di risolvere una volta per tutte quel trauma.
Il realtà la mela e’ stata già ampiamente spolpata in lungo e in largo, non ne rimane che un misero torsolo, come il logo di Esperya del quale Antonio e Paolo cercano l’un l’altro di attribuirsi la responsabilità.
Grande Francesco! 😀
Certo che con padrini del genere : “…. incoraggiato dalla musica di Goo Goo Dolls, Lauryn Hill, New Radicals, Babyface, R.Kelly, Teddy Riley, ….” benissimo non poteva finire………
Il logo di Esperya, anche se coniugato al TRasH è ben evidente sul template di TRASHFOOD. PAto,anche quel logo è opera della tua creatività, ciao!:-)
vero gianna, lo ricordo bene… e lì avevo libertà di abbandonare il bodoni…sì a pensarci mi piace ancora quel logo…. e la stella che si trashava…. a pensarci, una premonizione ;-)…quello di tobya era però il logo di cui andavo più fiero, anche perchè l’avevo realizzato per una graaaaande persona, mr. Tobia Milla Moss…where is he?
ciao!
paolo
Leggo e mi sembra tutto fantastico, incredibile. Rimpiango il forum di Antonio, dove tutto questo sarebbe stata una discussione piena di battute veloci e divertenti, massimo 14 righe a concludere una assurda questione ( a meno, certo, che io non sia abbastanza al corrente) Rimpiango Nane, e Tobia, li abbiamo persi insieme alla chiusura del forum. Sarebbe stato bello leggerli adesso. Conosco tutti quelli che avrebbero fatto un intervento, potrei forse scrivere i testi io stessa.. La mia sarebbe stata così: Urbe còndita et Esperya condìta.
m
Devo ringraziare un amico incontrato in rete nel corso degli anni che oggi su skype, linkandomi questo post mi scriveva “son cambiati i tempi, eh?”.
Si riferiva ai miei commenti a questo articolo. Quelli di uno che non aveva ancora un quadro preciso della cosa evidentemente. Solo per onestà intellettuale verso una persona di cui negli anni non ho mai perso la stima, Antonio, vorrei solo dire che oggi probabilmente interverrei in modo diametralmente opposto e vorrei approfittare per scusarmi, sia pur in biblico ritardo, di aver anche solo ipoteticamente preso in considerazione un’interpretazione differente dei fatti. Ho semplicemente arricchito un poco il bagaglio di esperienza.
Si cresce.
Fil.
Ciao Filippo, e non ti preoccupare: non devi scusarti di niente, il tempo è sempre galantuomo 🙂