Il blog di Antonio Tombolini

Ecco come si può salvare il libro

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Definizioni

  • Libro è qui inteso nel senso della esperienza-libro. Per una definizione più estesa si veda quella data da Kevin Kelly e adottata dallo Slow Reading Manifesto [qui]. In questo senso il libro di cui qui si parla, e che si intende salvare, non c’entra niente col libro inteso come prodotto-libro, sia esso fatto di carta o elettronico.
  • Salvare è qui da intendersi in senso letterale. Il libro (l’esperienza-libro, vedi sopra) ai tempi del digitale e della rete è in pericolo. Tutto sembra andare verso il più veloce, il più breve, il più rapido. L’esperienza-libro richiede invece per definizione lunghezza, durata, concentrazione prolungata, isolamento.

Cosa bisogna fare

  1. Prendere posizione consapevolmente: di fronte al concreto pericolo di scomparsa del libro ci si schiera tra coloro che intendono operare per salvarlo o tra coloro che ne attendono indifferenti la fine o tra coloro che positivamente operano per facilitarne la scomparsa? Quartum non datur.
  2. Posto che ci si schieri tra coloro che intendono operare per la salvezza del libro, occorre rendersi consapevoli del campo di battaglia: è il mondo-rete, il mondo già oggi e sempre più pervaso e governato dalla rete e dalle sue applicazioni in ogni dominio della vita. Pensare di salvare il libro sottraendolo a questo mondo per custodirlo in altri (illusori) mondi estranei alla rete e al digitale è pura follia (se in buona fede) o intelligenza col nemico (se in malafede). O si salva il libro nel e per il mondo-rete, o il libro muore.
  3. Prima di intraprendere la battaglia occorre saper riconoscere i nemici. Prestando attenzione al fatto che i più pericolosi nemici del libro sono coloro che, giocando sull’equivoco, e intendendo non l’esperienza-libro (vedi sopra) ma il prodotto-libro da cui traggono profitto, si ergono a suoi paladini. Fanno parte di questa schiera quasi tutti i grandi gruppi editoriali: quando parlano del libro, parlando in realtà del prodotto-libro che producono e distribuiscono nelle forme sino ad oggi dominanti. Ogni deviazione dell’esperienza-libro da queste forme è da costoro denunciata come attentato al loro ruolo di custodi e sacerdoti della Vera Cultura, ma ciò che davvero temono è la distruzione del modello economico su cui sono pigramente seduti da secoli.
  4. Finiscono per schierarsi oggettivamente tra le fila del nemico coloro che, affetti da ansia di novità, si adoperano perché il libro diventi, col digitale, tutt’altra cosa rispetto al libro che conosciamo: multimedia, interattività ecc… Sono i fautori del cosiddetto enhanced-book a tutti i costi. Un prodotto che, anche a volerlo chiamare ancora libro, non fa che distruggere i pilastri del libro nel senso in cui qui lo abbiamo definito. Costoro possono però essere aiutati a comprendere e trasformarsi in preziosi (perché competenti e sinceri) alleati nella buona battaglia.
  5. Gli alleati sono invece tutti quelli che amano il libro, come inteso nella definizione di cui sopra. Che è come dire: tutti quelli che amano scrivere e leggere libri. Autori e lettori, figure spesso e sempre più coincidenti nella stessa persona.
  6. Chi ama leggere e scrivere libri li vorrà sempre più disponibili, sempre più accessibili, in tutte le forme possibili: di carta, digitali, audio. E per questo si batte.
  7. Se in una prima fase della battaglia la salvezza del libro passa attraverso l’ebook (la possibilità di estendere l’esperienza-libro al dominio della fruizione digitale e della rete), essa non potrà dirsi riuscita se non salverà anche il prodotto-libro-di-carta, salvandolo da se stesso, o meglio, dalla sua attuale insostenibilità, cui lo relegano i suoi soi-disant paladini.
  8. I tempi sono ormai maturi non solo per insistere sulla via dell’ebook, ma anche per liberare il libro di carta dal virus che lo sta distruggendo: le copie invendute, le rese, che fanno la ricchezza solo dei grandi distributori. A scapito di tutti gli altri: i lettori, che devono pagare di più le copie effettivamente comprate; gli editori, che ci perdono un sacco di soldi; le librerie, che fanno un sacco di movimento e pagano spazi per ospitare roba che non si vende; gli autori, che troveranno sempre più difficoltà a farsi pubblicare dagli editori ormai impauriti, a meno che l’opera non sia più che sicura (?).
  9. Il futuro, la salvezza del libro è nel digital first: l’ebook da un lato, e la sua versione su carta stampata dall’altro, ma grazie al Print On Sale oggi possibile. Si stampa la copia su carta solo quando viene effettivamente ordinata e comprata da un lettore. Fine delle rese. La buona notizia, per chi si schiera tra chi vuole la salvezza del libro, è che adesso si può fare.

Occorre essere preparati e determinati: ribaltare la filiera di produzione e distribuzione del libro di carta significa andare a combattere sul terreno su cui da sempre è insediato il nemico, che farà di tutto per impedire questo passaggio. Noi però siamo pronti. Via!

5 Commenti

  • Concordo su tutto, manca solo un dettaglio, secondo me, ed è che il digitale non ha ancora trovato la sua strada, che non è l’interattività e non è neanche l’Unlimited, ma non può neanche essere solo un’anteprima al Print on demand. Questo futuro è nel social, secondo me. Gli ereader come club del libro in diretta, come spazio intorno al quale riunire i lettori sparsi ai quattro angoli del globo. Ne parlo nel mio post “Ebook, il futuro è social”.

  • Il mercato del libro in Italia è sempre stato un mercato di nicchia. Non penso però che tutto ciò dipenda da un tarlo genetico degli italiani. Ma la colpa è stata principalmente delle case editrici italiane nell’attività di promozione e, negli ultimi tempi, anche dalla scarsa qualità dei libri messi sul mercato.
    Oggi abbiamo una possibilità: la Rete (sia per scrittori self publisher che con editori tradizionali). Vogliamo sfruttarla?

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