Il blog di Antonio Tombolini

Gmail e le pecore

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Non ancora nel merito, perché ho appena ricevuto l’ambitissimo invito, che fa sbavare fior di internettari altrimenti durissimi, e non mi sono ancora registrato al servizio. Parlo di Gmail, naturalmente, il must internettaro del momento. Per ora mi colpisce solo la tranquilla accoglienza che – trattandosi di Google – ricevono affermazioni che, fossero state in bocca al cattivissimo Bill Gates, avrebbero scatenato (ne sono certo) ire, sollevazioni e boicottaggi. Eccone una, dove si spiega come fa Google a pubblicarti la pubblicità sugli scacchi mentre leggi una mail sugli scacchi, e una sul cibo cinese quando hai una mail sulla cucina con lo wok:

Computers scan the text on a given page, perform a mathematical analysis on it and match it to ads in our extensive database. No humans are involved in this process and no one reads your mail.

Io non avrei protestato neanche se me l’avesse detto Bill. Ma chi si straccia le vesti contro Microsoft ad ogni pié sospinto dovrebbe spiegarmi come mai, invece, non solo non reagisce a questa cosa, ma – al contrario – si mette in coda anelante e devoto per ricevere l’ambitissimo invito. Pecore.

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