la questione del modello di business dei 4 device attualmente sul mercato è ‘una’ questione, ma non è ‘la’ questione
Ho iniziato a scrivere questo post ormai quattro volte, cancellando tutto e ricominciando da capo ogni volta, senza capire il perché. Adesso credo di averlo capito: la questione del modello di business dei 4 device attualmente sul mercato (ricordiamoli: Sony Portable Reader, iRex iLiad, Bookeen Cybook Gen3, Amazon Kindle) è ‘una’ questione, ma non è ‘la’ questione.
Si impone dunque per chiarezza un primo intervento, questo, sul modello di business adottato dalle suddette aziende. Ma si imporrà ancora di più un ulteriore intervento (sarà un’altra puntata, abbiate pazienza) sulla questione centrale, ovvero: come l’avvento dei lettori basati su eInk cambierà (se lo cambierà) o sta cambiando (se lo sta cambiando) il modello di business dell’intero mercato dell’editoria digitale?
Per ora dunque limitiamoci a qualche considerazione sulle scelte operate da Sony, Amazon, iRex e Bookeen.
Sony e Amazon tentano entrambi il metodo-iPod, ovvero compra il mio device, grazie al quale potrai comprare i contenuti (in questo caso i libri) protetti da DRM che poi potrai leggere sempre sul mio device. A sorpresa, per quanto mi riguarda, Amazon ha adottato questa politica in termini ancora più restrittivi di Sony, probabilmente pensando di poter fare leva sull’ampiezza dell’offerta di cui dispone in questo settore. Personalmente mi aspettavo, come afferma qui Gaspar Torriero, che Amazon scegliesse di sussidiare, fino a regalare, il device hardware, per avviare una massiccia operazione di vendita dei suoi ebook, sul modello di quanto insegnato dalle compagnie di telefonia mobile. E pensavo (ehm… sì, speravo) che potesse provocare così un generalizzato e immediato abbassamento dei prezzi anche degli altri ebook readers.
Non è stato così, ma la mia impressione è che alle spalle ci siano state (e forse ancora ci sono) parecchie discussioni e diversi pareri dentro casa Amazon. Nel 2005 Amazon compra la francese Mobipocket, formato assai diffuso tra gli ebook e in ulteriore espansione. Nel 2006 Amazon annuncia che sta lavorando a Kindle, che i suoi ebook saranno disponibili solo in Mobipocket e niente più .PDF o altri formati. In questi giorni esce Kindle e si scopre che gli ebook per Kindle (e solo per Kindle!) sono in .AWZ, in pratica un Mobipocket modificato per gestire i DRM (leggi: le proibizioni) di protezione del file.
Risultato: con Kindle puoi comprare e leggere solo gli ebook Amazon in formato .AWZ e i libri in formato Mobipocket libero, ma non puoi leggere né gli ebook in formato .PDF né (e questa mi sembra francamente paradossale!) gli ebook in formato Mobipocket protetto, quelli che tutti i lettori di ebook si sono fino ad oggi comprati da Mobipocket.com, ad esempio.
C’è di più: se non ho Kindle non posso comprare gli ebook in vendita su Amazon. Se ho Kindle e li compro non posso trasportarli su un altro device, neanche su PC, e posso leggerli solo su Kindle.
Insomma, ancora una volta, ha ragione Gaspar: così concepito Kindle è una – bellissima, intelligentissima, comodissima – estensione del negozio di Amazon. Diciamo che è come l’internet banking per il mio conto corrente: non ho più bisogno di andare in banca per gestire i miei soldi, posso farlo dal pc; nel nostro caso: non ho più bisogno di andare al pc per comprare e leggere i libri di Amazon, ma posso farlo direttamente da Kindle ovunque io mi trovi. E se di estensione del negozio si tratta, ciò fa pensare che il modello che aveva, almeno originariamente, alle spalle fosse proprio quello dell’hardware regalato (o quasi) con focus sulla vendita dei contenuti. Ma se è così, chi o che cosa potrebbe aver indotto Amazon a cambiare così radicalmente idea? Appuntiamoci questa domanda per considerazioni future…
Alla luce di quanto evidenziato fin qui possiamo forse sciogliere il dilemma: Kindle è o non è uno walled garden, un bel giardino ma chiuso? Va o non va, in parole povere, contro l’essenza della rete? Su questo credo abbia ragione Ludo (anch’egli intervistato su E-boom): la risposta più corretta è ni. Walled, chiuso, con mura perimetrali ben evidenti e solide, lo è senz’altro. Ma averne in rete di giardini murati così! Voglio dire, prima di arrivare alle mura che chiudono, ce n’è di spazio da percorrere in quel giardino! I contenuti disponibili, e quelli che si aggiungeranno, mettono a disposizione un’offerta che da sola, per quanto chiusa, è già maggiore di tutta quella liberamente e in maniera aperta attingibile – ad esempio – al di fuori di Kindle (per non parlare dell’Italia…): uno walled golden garden.
Al fine di un’analisi dei modelli di business, i gruppi da prendere in considerazione sono perciò tre:
- Sony Portable Reader e Amazon Kindle, gli walled garden
- Bookeen Cybook Gen3 + iRex iLiad e altri newcomers, leggono tutto quello che è possibile leggere (compresi i libri in Mobipocket protetto con DRM), modello open garden, o meglio ancora, modello prateria
- iRex iLiad come gruppo a sé in quanto il suo successo è legato ad altri impieghi e a mercati diversi rispetto al mercato della lettura di consumo, e dunque non è – a rigore – un competitor dei precedenti
Chi vince e chi perde? La risposta, ovviamente, alla prossima puntata! 🙂
Mi sembra di capire che in sintesi la tua opinione è (scusa se banalizzo): “Kindle è sì chiuso, ma è il sistema più vasto per la lettura di libri “on the go”.
Quello che non capisco è perché Amazon insiste su un modello che tutti stanno abbandonando.
La musica va verso il DRM free.
Apple viene (giustamente) messa in croce per i suoi sistemi chiusi e apre l’iPhone (Diane, ricordami di verificare a febbraio *quanto* sarà aperto l’iPhone).
Google lancia una piattaforma mobile più aperta di un centro sociale.
Amazon cosa fa? Lancia un lettore brutto (ma brutto) con un sistema chiuso (non sapevo dell’incompatibilità con il formato Mobipocket protetto, pazzesco) e che perdipiù getta ombre oscure sulla neutralità della sua offerta (vedi la selezione dei blog a pagamento).
Per ora Kindle vince l’ipotetica partita, a tavolino e tra i fischi del pubblico. Second Me.
Mr Oz
La questione DRM sarà al centro della prossima puntata infatti. Dove si assisterà all’ingresso, a sorpresa, di nuovi inattesi protagonisti 😉
Al punto conclusivo 2, quando dici “prateria” forse dimentichi una ‘i’…
Come modello di business a me ricorda un po’ sky piu’ che il telefono, solo completamente “pay per read”. Me lo vedrei bene un abbonamento tipo 30 dollari con 2 libri al mese due qutidiani e le notizie sul tempo che ne so.
Penso che il modello chiuso di Amazon si giustifichi con il fatto che il mercato è alle battute iniziali e non esiste standard come l’MP3 per la musica. Per questo penso che Amazon stia sfruttando la sua posizione che gli permette di avere visibilità e catalogo che, come ha ben dimostrato Apple con l’iPod è quello che conta.
Quando il mercato si svilupperà penso che si potranno imporre gli standard open.
L’unica cosa che non mi convince delle strategie di Amazon è il prezzo del Kindle. Pensavo almeno ad una strategia simile a quella dell’X-Box ovvero device sottocosto e ricopro le spese con i libri che vendo.
Aspetto con ansia la prossima puntata!
Antonio, magari ti interessa (e magari la segnalazione è pleonastica…) Mantellini parla di Kindle su Punto Informatico: http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2124284
Sì, ho notato. E ho notato che anche lui, come la stampa mainstream tipo Repubblica, mentre parla di Kindle (che in Italia in ogni caso non si può comprare) non gli scappa mezza parola né su iLiad né su Cybook, che sono gli unici due lettori che in Italia, anzi, in Europa si possono comprare. Chissà com’è…
dimmi quanto ti piace questo link…
http://ohmymarketing.wordpress.com/2007/11/26/a-scoble-non-piace-lipod-dei-libri-di-amazon/
[…] di quello che succede vi propongo la visione ottimista di Mike Elgan e i vari post sul sito di Antonio Tombolini dove viene anche analizzato il modello di business. Buona lettura 27 Nov Geek, Hi-Tech | | […]