Il blog di Antonio Tombolini

Video web: il meglio è nemico del bene

V

Piccola premessa: lo penso da un bel po’, il bello di Internet è che puoi intervenire e dire la tua, senza bisogno di esibire patenti. Gli altri giudicheranno.
Ecco il punto: sono fortemente tentato da un più massiccio uso del video web nelle cose che faccio e per le cose che vendo. Mi sono sempre ritratto dal farlo per pudore, di fronte a produzioni di grande qualità, che tuttavia richiedono comunque discreti budget (in soldi o in competenze da acquisire, fa lo stesso).
Avevo però un sospetto: e se invece andasse bene anche quel che saprei fare io (e, per quanto riguarda un video, quel che saprei fare io coincide con quel che saprebbe fare qualunque altra scimmia)? Finalmente ho trovato conforto in questo post di Drew McLellan: un video normalissimo può riuscire utilissimo allo scopo che ci si propone. E per far capire la cosa mostra come esempio il video di una piccola azienda di installazioni sanitarie destinato a mostrare quanto sia facile ricaricare il rotolo di carta nel loro dispenser: un video destinato ai clienti, utile e convincente. Lo trovate qui.
Si può fare meglio? Sì. Va già bene così per lo scopo che si prefigge? Altroché! E allora coraggio, facciamo anche vedere quel che vogliamo dire!

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  • con me sfondi una porta spalancata antonio…sinceramente mi sono fatto le stesse tue domande quando ho iniziato a girare i video delle mie degustazioni di vino. E la qualità non è di certo omogenea e quasi mai di livello professionale. Ma la viralità di alcuni video è innegabile…e pure statisticamente su 212 qualcuno sarà anche interessante da vedere!!!

  • Sono anche io per i “video normali”, per esempio preferisco i video “homemade” di Gori a quelli più perfettini di Vaynerchuk.
    (Anche se, Andrea, qualche volta si fa fatica a sentire/capire il parlato)
    Del resto un blog è fatto senza mezzi professionali, è quindi coerente che i video-post siano “fatti in casa”. Anzi, in questo caso la non professionalità è, paradossalmente, un valore aggiunto.
    Basta una videocamera da 500 euro, un treppiede, un buon microfono e iMovie…

  • Ci sto pensacchiando anche io ma credo che il problema della qualitá tecnica sia da risolvere: per chi tiene il blog come un diario in pubblico non ci sono pretese di perfezione tecnica. Chi invece vuole vendere qualcosa avrebbe vantaggio da video di piu´”leccati e politi” anche se non necessariamente Metro Goldwyn Meyer.
    Poi vedo un’altra “trappola” da evitare: il protagonismo . Di solito annoia vedere sempre la stessa faccia (ma magari é una fisima mia)

  • dipende tutto dal prodotto, il dispenser in questione non è propriamente l’oggetto del desiderio, è una commodity, dunque, se funziona lo prendo..ma se il prodotto deve dimostrare un valore aggiunto, secondo me, la qualità e l’originalità del messaggio sono d’obbligo.
    red

  • Anch’io credo che non sia necessario girare video di qualità professionale. Certo, è importante che si vedano e si sentano bene… Ma se devono essere propagati attraverso la blogosfera e non tanto sul web tradizionale, secondo me hanno un effetto maggiore.
    Poi dipende anche dall’azienda/prodotto da pubblicizzare. Mettiamo che ho una pasticceria in centro e voglio far vedere ai clienti come preparo le torte andrà benissimo un video amatoriale. (imho)
    Leo

  • Non sono completamente convinto.
    Se si chiede un sito ad una web agency
    Se si chiedono i biglietti da visita ad un grafico
    Così anche un video andrebbe chiesto a dei professionisti.
    Certo si può anche far fare il sito aziendale al cugino con Dreamweaver craccato o farsi in casa i biglietti da visita con publisher e andrebbero bene.
    Ma fatti dai professionisti vanno meglio.
    La differenza naturalmente si paga.

  • Riprendo questo meme, anche se è passato qualche mese, perchè lo scorso 16 aprile ho seguito un workshop in Bocconi, organizzato dall’Osservatorio Business Tv. Ebbene la prima parte dell’evento raccoglieva le testimonianze di alcune aziende italiane, di fascia Top, che stanno facendo già da qualche anno business tv a supporto della comunicazione, soprattutto interna. Investimenti cospiqui ed impostazione top down le caratteristiche che accomunano queste aziende, alcune delle quali hanno un palinsesto seriale. Forti dubbi permangono circa gli ascolti che sono davvero bassi! Eppure, come dicevo, i budget a disposizione dei responsabili sono cospiqui, molti sono dotati di apparecchiature professionali ed hanno attrezzato dei veri e propri studi televisivi.
    A chiusura della mattinata arriva, però, Robin Good che spara a zero sul modello di B.TV emerso durante i lavori. Secondo il notissimo webtv maker (non saprei come altro definirlo) lui fa 500mila utenti unici/mese, incassando, lo scorso anno, 200mila dollaroni di pubblicità. E sapete come? Con i contenuti generati dagli utenti e sugli utenti! Robin Good fa live streaming utilizzando un telefonino Nokia e la piattaforma Qik. Altro che super telecamere, studi televisivi e palinsesti!
    Leo

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