Il blog di Antonio Tombolini

Cazzimperio

C

Gianna posta su Mistiganza un prezioso articolo dedicato al Zalimperio (il pinzimonio in anconetano). Carlo Merolli rinvia, in un commento, alla corrispondente voce romanesca (e non solo) Cazzimperio.

Riporto qui quanto ebbi occasione di scrivere sull’argomento oltre otto anni fa, nel marzo del 1998, su it.hobby.cucina:

Del cacimperio, propugnato e diffuso dall’Artusi quale fiorentinizzazione del "troppo francese" fonduta, abbiamo detto. E sappiamo anche che le due preparazioni, così simili nel nome, nulla hanno a che fare tra di loro (cacio et altro nel caso del cacimperio-fonduta, olio-sale-pepe nel caso del cazzimperio-pinzimonio).

Ora, la via più breve di condurre un’indagine è sempre la prima da esperire: mano al tomo 1 del Dizionario Etimologico Cortellazzo-Zolli… cerca "cacimperio"… NULLA!… cerca "cazzimperio"… ANCOR MENO! mmmmhhhh… la cosa si fa interessante.

Occorre intraprendere una via più lunga e tortuosa, più difficile, più rischiosa.
Rischiosa perché, mentre lungo la via facile e diritta si cammina, lungo il sentiero irto e tortuoso si ERRA, anzi, è proprio ERRANDO che si può procedere in avanti. Amo molto errare, e molto ho già errato nella vita, e così farò anche stavolta. A nulla varranno pertanto le contestazioni di errore contro ciò che – errando per i sentieri del linguaggio – andrò incontrando.

Dunque, per errare, occorre scegliere un punto di partenza. Non uno qualsiasi, ma quello che, a prima vista, si presenta a noi come il più invitante. Cacimperio e Cazzimperio… di caci e cazzi abbiamo detto… ma ciò che li tiene uniti, e forse ne fa il comune mistero, è la seconda parte della parola, "imperio"!

Se è romanescamente approssimativo trascurare l’etimo del cazz- in cazzimperio, non è meno ambrosianamente sbrigativo tralasciare il senso dell’ -imperio in entrambi! E non sarebbe la prima volta che la chiave del mistero si troverebbe celata in ciò che più ovvio appare: imperio, sappiamo tutti cos’è, è la qualità propria a chi è imperioso, e imperioso è il gesto, l’atto, la personalità, la situazione "che costringe irresistibilmente a fare qualcosa".
Dunque, dal cacimperio e dal cazzimperio, di là dalla loro diametrale opposizione, ci parla un "unicum" imperioso, entrambi si qualificano come capaci di "costringere irresistibilmente a fare qualcosa".

Ma a cosa ci costringe il cacimperio? E a cosa il cazzimperio? Semplice, a mangiare. Mettete una fonduta a centrotavola, così, tra una pietanza e l’altra, oppure metteteci la scodella del cazzimperio, con cruditées a disposizione… e vedrete!
Artusi colloca il cacimperio tra i "tramessi", i piatti per così dire d’attesa, quelli che servono a mantenere bocca e stomaco in funzione per le successive pietanze, o semplicemente a ingannare il tempo di una più lunga preparazione (magari oggi come antipasto). E il cazzimperio? Idem! Stessa cosa! Che meraviglia, l’errabondo sentiero seguito sulle tracce del comune suffisso -imperio, ci ha fatto scoprire che anche la nostra iniziale affermazione (la diametrale opposizione tra i due) era affrettata. Cacimperio e cazzimperio SONO LA STESSA COSA. Sono un meccanismo scatenante imperiosamente l’istinto coatto di prendere qualcosa, inzupparcela dentro, e papparsela.

Certo, resta il fatto della loro diversità (non hanno un solo ingrediente in comune, salvo il sale, né un procedimento, né altro!). Ma è la diversità del modo, nell’identità dell’essere. Entrambi sono imperiosi, diverso è il modo in cui tale imperio entrambi attuano. Il cacimperio lo attua col richiamo del cacio. Cacio-imperio. Facile.
E il cazzimperio? Qui il sentiero, che ci aveva consentito il sospiro di uno slargo, si fa di nuovo impervio, ed il rischio di errore torna a fare compagnia a noi erranti. Diciamola questa imbarazzante verità: il cazzimperio attua la sua imperiosità col richiamo del cazzo. ?!?!? Che vuol dire? Ha un senso tutto ciò?

Ecco, è il momento in cui il sentiero si inerpica, magari vicino alla meta, e si fa più intricato, e il dubbio assale… tornare indietro? Lasciar perdere? No, se è più intricato e labirintico, è solo perché il sentiero della verità è il meno battuto: insistiamo ancora un po’.

Gambe in spalla: cacio, dal lat. caseus "di etimologia incerta". Siamo forse a un binario morto? Il sentiero cessa… ma… un momento, cacio- da cui cacimperio, è voce toscana, in generale centro-meridionale, cui si contrappone la voce settentrional-francese formaggio-fromage. E il cacimperio è (l’avevamo detto all’inizio, ricordate?) una fiorentinizzazione della fondua piemontese, dalla fondue francese, e la fondua-fondue non si fa col cacio, si fa col formaggio!
Diavolo di un Artusi, stavi per farci sbagliare strada! L’imperio che Artusi coglie come carattere della fonduta viene dall’annichilirsi (fusione) del formaggio, il quale non è prima di tutto la sostanza, (il terrone "caseus", il cacio), ma la forma, da cui, appunto, il formaggio. Quindi, se il cacimperio esercita il suo imperio è in virtù del fascino sprigionantesi dal dissolversi della forma del formaggio sottoposto a fusione. Nella fondue-cacimperio è il fascino del lento e suadente dissolversi delle forme che ci seduce, ci attanaglia, ci costringe imperiosamente.

Ma dobbiamo pur sempre spiegare il cazzimperio. Come quasi sempre, la via più larga è anche la più fallace. Facile infatti ipotizzare una corruzione fonetica di cacimperio in cazzimperio da parte di popolazioni romagnole-montefeltrine. Ma così non è: di formaggio (e sapete quanto mi dolga il constatarlo) nel cazzimperio non v’è traccia. E così, come lo spieghiamo il cazz- in cazzimperio? Non c’è proprio alternativa.

La soluzione del mistero passa proprio dal chiarimento del cazzo. E, percorrendolo… torniamo proprio in cucina! Prati lo fa infatti derivare dall’italiano antico "cazza", mestola, arnese degli alchimisti. Interessante, no?
Ma forse troppo lirico, confrontato con la terrestre pesantezza del termine… e infatti, questa derivazione è oggi data per superata dalla più accreditata e recente ipotesi del Crevatin (1977: pensate la difficoltà del tema, ancora oggi se ne discute!), secondo il quale il termine da noi indagato deriva "dal ben diffuso dialettalmente _oco_, maschio dell’oca + il suffisso -azzo, dunque un _ocazzo_, con discrezione dell’iniziale".

Sorprendente! Ciò di cui tanti maschietti sembrano tenere esclusivamente gran conto, altro non sarebbe che uno spregiativo del maschio dell’oca!. E si precisa: "l’ipotesi è suffragata dal fatto che in alcuni dialetti _oco_ e _oca_ significano il membro virile e da altri interessanti riscontri, anche di età romana".

Mumble mumble… il cacimperio-fonduta imperiosamente ci costringe col fascino del lento dissolversi delle forme-formaggi. Il cazzimperio-pinzimonio altrettanto imperiosamente ci costringe col fascino delle dirette e chiare allusioni erotiche… di che cosa? Certo non di olio, sale e pepe… ma siamo
sicuri che siano solo questi gli ingredienti del cazzimperio? Nient’affatto! Non si avrebbe cazzimperio, o pinzimonio, senza le verdure crude da intingere.
Mentre il cacimperio è sufficiente a se stesso, e infatti la sua imperiosa seduzione è attuata dal cacio-formaggio che ne costituisce l’ingrediente principale, il cazzimperio, per completarsi, ha bisogno di qualcosa che è fuori di sé: ha bisogno delle verdure. Di suo ci mette un po’ di lubrificante (olio), di sapido (sale) e di piccante (pepe). Ma che cosa lubrifica, insaporisce e rende piccante il cazzimperio? Le verdure. Quali?

Orbene, lo sappiamo tutti: turgidi sedani, fresche carote, zucchine a bastoncino… debbo proseguire? C’è da meravigliarsi che gli astanti si lascino poi andare a frizzi e lazzi di carattere sessuale? Prendete in mano un sedano, intingetene la punta nella scodella contenente la nostra emulsione, avvicinate il sedano alla bocca e fate per morderlo… ecco, adesso! Ditemi cosa vi è venuto in mente adesso? Non mentite, sepolcri imbiancati! Il cazzimperio imperiosamente ci costringe con l’atavico profondo diretto divertito richiamo all’atto sessuale, semplificato dalla copula ripetuta tra la verdura-fallo e la scodella-unguento.

Troppo fantasioso? Torno all’arida citazione del mio fido pluricitato Dizionario, dalla voce dedicata al castissimo "pinzimonio": "da _pinzare_, a sua volta da _pinzare_, originariamente _ficcar-dentro-roba_, riempire, da cui anche rim-pinzare, stesso etimo di _pungere_, originariamente _ficcar-dentro-il-pungiglione_; a pinzare si unisce il suffisso -imonio che troviamo in matrimonio, qui adoperato scherzosamente". Spero aiuti.

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  • Aiuta, come nun aiuta: er cazz’imperio, sarebbe quell’intingolo che ce costringe a ‘ntigne.
    E anche oggi amo svortato! E ce voleva un marchiciano pe spiegaccelo……! Grazi’Anto´!

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