Chiamato improvvidamente in causa da Stefano, eccomi a rispondere al primo meme della mia vita, e giusto perché si tratta di vino…
Secondo voi il vino è maschile o femminile?
Argomento di gran voga, a quel che vedo, ma secondo me privo di senso, sorry.
Sei più vino rosso, bianco o rosé?
Onnivoro, come l’essere umano ha da essere.
La tua prima volta?
Mescolato con un po’ d’acqua attorno ai 7 anni. In forma di assaggio consapevole, a 10 anni.
Il tuo miglior ricordo "emotivo" di un vino?
Un Porto Vintage in solitaria al Vieux Port di Marsiglia.
La migliore associazione tra un vino e una portata?
Tante. Cito più che la migliore quella per me più automatica, quella di cui non saprei fare a meno: il baccalà (in tutte le sue forme) e un bicchiere di Coroncino, il Verdicchio prodotto dal mio amico Lucio Canestrari.
La tua migliore degustazione (prevista o fantasticata)?
Né prevista né fantasticata, ma organizzata e realizzata (e guidata oltre che da me da un tal, a-hem, Luigi Veronelli, ancora non leoncavallizzato: quella visualizzata qui e raccontata qui. Tanto per farvi rosicare un po’, cito i vini degustati nell’occasione (una orizzontale 1985 Francia contro Italia): per l’Italia, Barbaresco Sorì San Lorenzo e Sorì Tildìn di Angelo Gaja, Barolo Cannubi Boschis di Luciano Sandrone, Sassicaia di Incisa della Rocchetta; per i francesi, Chateau La Mission Haut Brion, Chateau Margaux, Chateau Cheval Blanc, Pétrus.
Chi sceglie il vino in casa tua e chi amministra la tua cantina?
Che domande…
Quanti vini hai in cantina?
Pochi, in frequente aggiornamento e rotazione. Non tengo mai (se non poche bottiglie) ferme lì a invecchiare. Lo lascio fare a chi è meglio attrezzato di me (produttori, enoteche), e compro quel che mi va. Una sola eccezione: ho sempre una discreta scorta di Trebbiano e Montepulciano d’Abruzzo di Emidio Pepe, di varie annate. Li preferisco (si può dire?) di gran lunga a quelli di Valentini. Che ci vuoi fare.
Come inizieresti un giovane al vino?
Propinandogli una full immersion di due giorni in mia compagnia, tutta centrata sul bicchiere e su quel che c’è dentro. Niente sovrastrutture, niente concettuosità, niente astrazioni (terroir, poesia, mistica del vino…), solo vino, e quel che nasce da lì, non quello che vogliamo ficcarci dentro noi. L’ho già fatto, con giovani e meno giovani. Ne escono trasformati, è garantito.
E ora scusate, devo andare a ritirare il maialino al forno che ha preparato la mamma del mio amico Francesco per il mio primo maggio! 🙂
Mi sto avvicinado piano piano ai vini.. mi sono accorto per caso che mi piacciono i passiti, ed ora li sto provando tutti.
Piano piano…
saluti
lo so che non vedevi l’ora che qualcuno ti chiamasse in causa 😛
scherzi a parte, grazie per aver partecipato Antonio. neanche io sono un amante dei meme coatti, però visto l’argomento sapevo avresti accettato 😉