Sarà che per me un buon piatto, e un bel bicchiere, sono prima di tutto un gesto d’amore, che richiede discrezione e pudore, anche nel racconto.
Sarà che ogni volta che vedo una di queste recensioni iper-realistiche, con foto, zoomate, dettagli e protagonisti ritratti insieme a fine orgia mi fanno pensare invariabilmente alla pornografia hardcore, che non mi attira.
Sarà che, chissà, magari solo perché sono pigro, quando voglio godermi una bella cena a tutto penso tranne che a documentarla… insomma, sta di fatto che sono stato ospite al Don Alfonso, e tutto quello che voglio dirvi mi viene da dirvelo in punti, così, secchi secchi:
1. Il servizio è il migliore che a me sia mai capitato di ricevere, in assoluto: più cordiale di quello azzimato che ho ricevuto al George V di Parigi. Più accurato di quello praticamente assente che ho ricevuto al Gambero Rosso. Più vero e sincero di quello finto e recitato che impera nella quasi totalità dei ristoranti di grido. Più discreto di quello saccente e invadente dei parvenus. Più attento ai dettagli (il trattamento riservato alla mia Matilde, anni 3, e tanti altri piccoli accorgimenti) di quanto io sia mai stato capace con me stesso.
2. L’ambiente è regale, che per me vuol dire: elegante, fresco, rilassante e rilassato.
3. Il personale è felice di lavorare lì, e si vede. Per questo la loro gentilezza non è mai affettazione.
4. La cucina è… felice, come il personale. E – pensa te – perfino abbondante!
5. La cantina è strepitosa. Sui bianchi è imbattibile: non per quantità di bottiglie, ma per qualità e profondità di annate.
6. Il sommelier (Maurizio, menzione speciale) trasmette gioia di vivere. Non è saccente e gode più di te (e insieme a te) scoprendo quella bottiglia (un Riesling tedesco del 1987, nel mio caso) che non si aspettava tu chiedessi.
7. Alfonso Iaccarino sovrintende con calma olimpica e rasserenante alle operazioni, cosciente di essere tra i pochi fortunati ad aver risolto splendidamente (con Mario in sala ed Ernesto in cucina, entrambi suoi figli) il problema della sua successione.
8. I piatti più memorabili non sono tali grazie a fantasiosi virtuosismi abbinatòri: si tratta piuttosto di ricette ordinarie preparate con ingredienti fuori del comune, eseguite con una perfezione sublime.
9. Aggiungerò due punti per arrivare a dieci, comme il faut. Dirò allora che il servizio è il migliore che mi sia mai capitato di ricevere, e che
10. Il servizio è di gran lunga il migliore che mi sia mai capitato di ricevere.
Quoto praticamente tutto.
La calma olimpica, la felicità del personale, la libido del sommelier, le attenzioni per Matilde, la regalità dell’ambiente, però una cosa non ho capito…il servizio ?
O caspita, Lorenzo, stavo proprio dimenticandolo! Allora, ti dirò solo questo: il servizio è di gran lunga il migliore che mi sia mai capitato di ricevere!
Qual era il menu? 🙂
vista la cantina?
…bella rece, però manca la foto con Iaccarino 😉
@francesco, certo che sì: il punto 5. è da intendersi sia nel senso di “vini disponibili” che nel senso di “locale atto ad ospitarli” 🙂
@guyciman, …azz… come mai non ci ho pensato? La prossima vittima non la passerà liscia! 😉
@Giuseppe, eravamo in formazione non-recensoria (come piace a me): tavola da 7, di cui 4 adulti e mezzo, 1 ragazzo, 1 bambina piccola. Dunque ci siamo serviti alla carta. Tante le cose memorabili, cito a casaccio: tra gli antipasti “Finocchio” (evviva la sintesi, finalmente!) e il “tonnetto di passo scottato”, che fanno tutti bla bla bla, ma come lo fanno lì, mai mangiato. La pezzogna, le orecchiette, il mio *gateau di patate* (o gattò, alla napoletana), incredibilmente buono, e i dolci… e via di assaggi reciproci… ed un aglianico con piccolo taglio strategico di Piedirosso a dare leggiadria al bicchiere. Per non parlare di quel Riesling di cui sopra. Da farti vergognare di come ancora trattiamo i bianchi in Italia.
Caro Antonio,
hai ragione, in giro per blogger siamo tutti diventati “piccoli Michelin crescono”, dimenticando che il piacere del ricordo di un buon piatto può essere affidato a poche parole come nel tuo caso. Mi spiace però dover sottolineare una mancanza nel tuo post: ma il servizio, com’era?
Stammi bene, Marco (Loste)
è UN RISTORANTE DOVE HO SEMPRE SOGNATO ANDARE…..MA PER CURIOSITà I PREZZI? LO Sò CHE ADESSO TI SCANDALIZZERAI MA sai per noi comuni mortali è importante anche quello……
@giovanni, non mi scandalizzo affatto, tutt’altro! Da 90Euro in su, esclusi i vini. E sempre stando da re! 🙂