Come preannunciato ieri, ho proceduto all’assaggi dei tre campioni di botte degli altrettanti tagli di Guazza, il vino bianco a base di Ansonica prodotto da Poggio Argentiera, su cui Gianpaolo, attraverso il suo blog, aveva chiesto (ah, furbone!) la consulenza gratuita di alcuni wine-bloggers. Oddio, del tutto gratuita no, perché insieme alle tre bottiglie-campione da esaminare, ho ricevuto 3bottiglie3 di vini Poggio Argentiera, assai apprezzati (Gianpà, confermo: alla prima ristampa delle etichette, fai togliere quella ® da dove sta, se proprio non ne puoi fare a meno mettila altrove, che non sembri una testolina sproporzionata a sporcare il bel segno della spirale). Per di più con una bella coincidenza: mentre aprivo il cartone con le bottiglie, trovando tra queste una bottiglia del mitico Capatosta (annata 2004, quella attualmente in commercio) stavo ancora finendo la mia quartultima bottiglia di Capatosta 2001, che domenica scorsa aveva dato il meglio di sé accompagnando un menu tematico fatto in casa a base di coniglio (pappardelle al ragù di coniglio e fave fresche e coniglio alle olive nere).
Ma veniamo agli assaggi: avevo ricevuto tre bottiglie anonime, contrassegnate da etichette adesive con su scritto, rispettivamente, "No. 1 – 160", "No. 2 – 180", "No. 3 – 200".
Disclosure: per gli assaggi tecnici faccio mio il metodo messo a punto da Luca Maroni, basato su una votazione in centesimi, ottenuta attraverso la somma in 33mi di tre parametri: consistenza (in breve: la quantità di estratti); l’equilibrio (in breve: la qualità del vino); l’integrità (in breve: l’assenza di difetti). Sì, hai indovinato: con questo sistema nessun vino avrà mai 100/centesimi, perché il vino perfetto deve ancora nascere, e anche questo mi piace 🙂
Ma andiamo al sodo. Farò così: vi illustrerò i risultati ottenuti su ciascuno dei parametri per ogni vino, per lasciare alla parte finale le valutazioni conclusive.
Consistenza
Il campione no. 1 ha un bel giallo oro, indice di buona consistenza. Non fosse che nel campione no. 2 l’oro si carica, per diventare oro antico, con bei toni di rosa. Il campione no. 3 conferma i colori del no. 2. Al naso le differenze di consistenza si fanno più nette, ed è già facile scoprire che i campioni sono in ordine di estratto crescente dal no. 1 al no. 3. Per la verità le differenze quantitative al naso, nette tra il 2 e l’1, si fanno meno percepibili tra il 2 e il 3, entrambi assai ricchi: e allora è quella perfettissima e sensibilissima bilancia che è la bocca (la lingua soprattutto) a decretare la sentenza: la densità e setosità del campione no. 3 battono di gran lunga anche il no. 2.
Verdetto finale sulla Consistenza:
* Campione no. 1 → 25/33
* Campione no. 2 → 28/33
* Campione no. 3 → uno strepitoso 31/33
Equilibrio
Di tutti e tre i campioni apprezzo un tono olfattivo che nei bianchi mi piace assai: lo zucchero filato, che magari, visto che è presente in tutti e tre, è da attribuire all’Ansonica, ma non saprei. Sta di fatto che questo tono di fondo c’è in tutti, ed è piacevole. Più evidente e più piacevole (com’è ovvio, in proporzione alla consistenza) nei campioni 2 e 3. E qui viene il bello: il Campione 2 ha un naso strepitoso. Apre con un tocco un po’ sporco (ricordate, sono campioni di botte), ma poi la progressione è fantastica e in crescendo: sul fondo di zucchero filato si appoggiano gli agrumi via via più maturi, fino a un tocco di miele e ai datteri, e di nuovo infine la dolcezza ombrosa e un po’ esotica dello zucchero filato. Fantastico. Il naso del campione no. 3 è pure assai bello, ma meno complesso, più semplice: le tonalità agrumate si affacciano eleganti giusto nel mezzo, annunciate e poi congedate dallo zucchero filato. Naso meno intrigante, ma di grande eleganza architettonica. Come la mettiamo dunque? Ancora una volta sarà la bocca a decidere. E qui arriva la sorpresa: lasciato a parte il campione no. 1, il cui gusto conferma la semplicità delle sensazioni olfattive (con la presenza però di una lieve dominante amara non troppo piacevole), il campione no. 2 alla bocca si rivela… un disastro!
Nessuna corrispondenza tra quel magnifico naso e questa bocca, tutta scomposta, attraversata da sentori contrastanti e mal combinati. Non credo a me stesso: lo porto di nuovo al naso, e all’olfatto è quella meraviglia di cui ho detto, lo riporto alla bocca… e di nuovo niente da fare, tutt’altra storia, e per di più ad ogni sorso diversa, ma sempre e fondamentalmente non gradevole, e con una dominante acida che gratta inevitabilmente in gola.
Non è così per il campione no. 3: il suo naso, come già detto, è meno sorprendente, meno ricco, meno complesso del campione no. 2, ma è bello ed elegante. Se l’olfatto del campione no. 2 ha la bellezza di Rita Hayworth, quello del campione no. 3 ha la bellezza di Audrey Hepburn. E alla lunga – almeno per me – tra le due è la seconda ad essere più sexy. Ma soprattutto in bocca, nel campione no. 3, trovo finalmente una bella corrispondenza: un po’ più banale di quanto annunciato dall’olfatto, ma coerente; con una chiusura troppo asprigna e citrina, anche questa però in linea con gli agrumi percepiti al naso, e soprattutto, ci scommetto, capace di evolvere ancora, nel cammino che lo separa dalla bottiglia, verso un’ancor maggiore compiutezza. Insomma, per farla breve: mi aspetto che con un po’ di tempo si compia anche in bocca il percorso che al naso è già compiuto, dallo zucchero filato agli agrumi, per chiudere ancora (cosa che ancora in bocca non è) con lo zucchero filato. Morale della favola, ecco i voti.
Verdetto finale sull’Equilibrio:
* Campione no. 1 → 26/33
* Campione no. 2 → 23/33
* Campione no. 3 → 28/33
Integrità
Esprimere una valutazione sulla integrità, ovvero come ho detto sulla assenza di difetti di un campione di botte è la cosa più difficile: ci si trova inevitabilmente di fronte a campioni in cui tale assenza è ancora un traguardo da raggiungere. Si tratta perciò (ecco il difficile) di scommettere su quali, tra i difetti rilevati, saranno passibili di essere superati nel corso della successiva evoluzione del vino. Il campione no. 1 è – proprio perché il meno ricco e complesso – già molto avanti su questo percorso. Non presenta difetti di sorta, se non un leggero affumicato in
apertura al naso. Più rilevante, anche se meno immediatamente apprezzabile, è semmai una certa tendenza a spegnersi in bocca troppo presto, tendenza nascosta ora dalla estrema vivacità che la giovinezza gli accorda, che potrebbe però col tempo farsi più evidente. Nel campione no. 2 ci troviamo di fronte alla stessa nota di affumicato al naso, proporzionalmente al corpo accentuata, ma soprattutto siamo alle prese con quei continui attraversamenti di sentori estranei e fuori luogo in fase gustativa, in bocca, che costringono ad una assoluta cautela soprattutto in prospettiva futura, e richiedono un’adeguata severità di giudizio, pena il farsi tentare (sedotti da quel magistrale naso) da una scommessa troppo rischiosa e – secondo me – perdente. Assai più chiaro – e dunque integro – il panorama offerto dal campione no. 3. Ogni cosa è al suo posto, anche ciò che ancora (i piccoli difetti olfattivi rilevabili) è lì, fuori posto, solo perché in cammino per raggiungere il suo (fuori dalla bottiglia).
Verdetto finale sull’Integrità:
* Campione no. 1 → 25/33
* Campione no. 2 → 19/33
* Campione no. 3 → 26/33
Tiriamo le somme
Le somme sono presto fatte:
* Campione no. 1 → 76/100
* Campione no. 2 → 70/100
* Campione no. 3 → 85/100
Vince di gran lunga, secondo me, il campione no. 3, che si candida ad essere (ai prezzi annunciati poi!) un bianco da prenotazione.
Vorrei finire giocando un po’: tento un’esegesi a posteriori, pronto a incassare smentita.
Gianpaolo, nel suo post, diceva così:
le mie preferenze sono in accordo con il resto della cantina (Antonio, Daniele, Fabrizio e Justine). Quello che piace a noi però ci sembra un po estremo, per un vino che verrà venduto poco sotto i 4 euro + IVA, ovvero un vino da 10 euro al ristorante. Paradossalmente sarei più tranquillo se quel vino costasse 2 euro in più.
Ecco la mia ipotesi: Gianpaolo e i suoi si sono fatti ipnotizzare dalle tette della Hayworth (dal naso del campione no. 2), e non si sono ancora accorti della bellezza di Audrey Hepburn. Chissà se ho indovinato…
PS Devo confessare che nel corso degli anni ho deciso di adattare un po’ il metodo-Maroni con un mio tocco personale, che consiste in questo: a valutazioni fatte, mi concedo sempre un bel bicchiere del vincitore, mangiandoci su qualcosa. Al Campione no. 3 è toccato un bel pane cotto a legna con sopra una salsiccia di fegato, di quelle fatte dal vostro blogger preferito in persona.
Strepitosa degustazione e scheda degustativa Antonio. Se l’avesse fatta Maroni (come consulente s’intende) chissa quanto mi sarebbe costata…Tutto sommato un investimento trascurabili le mie bottiglie in omaggio.
Quanto al vino preferito dalla cantina, beh, dovrai aspettare fino a che non arrivano le altre degustazioni, per non influenzare il mio campione.
Questa cosa degli assaggi fatti da voi, più la guardo e più mi piace!!!
secondo me te sei ‘mbriacato!
Finalmente un post in solitaria, senza incontri, rimandi e ansie da network assortite. E su cose che capisci! 🙂 Non a caso, bellissimo.