Gianna Ferretti, biochimica, ricercatrice dell’Università Politecnica delle Marche e anima del CIESS (Centro Interdipartimentale di Educazione Sanitaria e Promozione alla Salute), mi segnala che nella provincia di Modena si parla di Marketing per la Salute, così sono andato a dare un’occhiata.
Quei venticinque tra voi che mi conoscono un po’, sanno che la sola parola Marketing provoca ormai in me attacchi di orticaria, e Gianna è tra questi. Se poi alla parola Marketing ci mettete vicino non detersivi e merendine, ma aggettivi come sociale, o etico, o espressioni come per la salute, il mio fisico comincia a reagire in maniera incontrollata, e sente la necessità di uno sfogo immediato: ecco spiegate dunque, in termini di cura e prevenzione di peggiori patologie, le ragioni di questo post.
Dicono quelli di Modena nella definizione di ciò che sarebbe il Marketing per la Salute:
Il marketing per la salute è uno strumento innovativo, in cui le tecniche del marketing tradizionale vengono applicate alla promozione della salute. Così come il marketing d’impresa è finalizzato ad aumentare le vendite di un certo prodotto (beni e servizi) a scapito dei concorrenti, scopo del marketing per la salute è di facilitare l’adozione di stili di vita corretti, inducendo l’abbandono di comportamenti nocivi.
Ecco qua, il problema è tutto qui: il marketing per sua natura è uno strumento di guerra. Qualcuno vince a scapito di qualcun altro. Così, ci dicono, il marketing per la salute serve a far adottare stili di vita corretti, a scapito di comportamenti nocivi.
Il tutto avviene senza nessun coinvolgimento vero e autentico della persona e della sua libertà di scelta. Il tutto, come nel marketing tradizionale, avviene per via di “em>seduzione (per far adottare gli stili di vita corretti) e di induzione (ad abbandonare i comportamenti nocivi). Insomma: l’essenza del funzionamento del marketing è nella suggestione. E già Freud, agli inizi della sua carriera, dimostro’ come gli effetti indotti per via di suggestione durino quanto la suggestione stessa, e non appena la suggestione cessa, l’individuo torna a comportarsi come e “peggio” di prima (la suggestione porta all’eliminazione dei fenomeni patologici, ma solo transitoriamente, scrive nei suoi Aforismi e pensieri). Per questo Freud abbandonò la tecnica dell’ipnosi, per passare a quella delle libere associazioni. E per questo il marketing (che è una tecnica fondata sulla suggestione) per ottenere i suoi effetti ha bisogno di mantenere i suoi destinatari in uno stato permanente di suggestione, e dunque di invadere sempre più ogni momento della giornata e ogni spazio di vita. Se la suggestione cessasse (se la campagna pubblicitaria cessasse…) il prodotto non si venderebbe più.
E dunque il marketing per la salute, anche nel migliore dei casi, dovrebbe imporsi con questi criteri e con questa logica di costi spaventosamente crescenti in ottica esponenziale, pena la ricaduta del soggetto nei comportamenti che si desidera abbandoni.
Senza contare che nell’ottica del marketing, a decidere qual è il prodotto buono e quale quello cattivo non è l’individuo con la sua libera valutazione e autodeterminazione, ma l’autorità competente, cioè l’azienda che fa il marketing (la dop, la certificazione di qualità, ecc., non fanno appello alla libera valutazione del consumatore, ma gli dicono questo è buono perché te lo dico io, e sottintendono quell’altro non è buono.
La stessa logica (in un ambito molto più delicato e importante per i diritti della persona) si avrebbe col marketing per la salute, e infatti lo si percepisce nettamente in quella definizione: i comportamenti corretti e quelli nocivi non sono tali in base a un percorso (informato) di valutazione, scelta, autodeterminazione libera dell’individuo, ma vengono decisi da un’istanza esterna (chi? la società? Il ministro per la salute? i medici? la asl?…). Cosa che ripugna al mio senso di libertà e che mi fa spontaneamente ribellare.
Ehhhhh…… se ti leggesse il fondatore della Zulhoo! Corporation………
Vabbè…ma prevenire gli “incidenti del sabato sera”, ad esempio, la trovi una cosa così opinabile?
se anche la suggestione mi porta ad acquistare un prodotto che dicono sia buono e poi non lo è, il buonsenso mi porta a non riacquistarlo una seconda volta!!il marketing prevede anche una fase analitica di raccolta d’informazioni attendibili e una documentazione mirata: nessuno si inventa niente o si improvvisa medico ( nel caso di marketing per la salute)