Il blog di Antonio Tombolini

La Grande Fuga

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Non l’avevo mai ascoltata: ne avevo fino a ier sera soltanto letto, e ogni volta che ne leggevo, aumentava il desiderio di ascoltarla, proporzionalmente al timore della mia inadeguatezza rispetto a quanto venivo imparando sull’opera.
Sto parlando della Grande Fuga, la Grosse Fuge per quartetto d’archi in si bemolle maggiore Op. 133, di Ludwig van Beethoven.

L’opera nacque originariamente come ultimo movimento, il sesto, del Quartetto per archi in si bemolle maggiore no. 13 Op. 130, una delle ultime opere di Beethoven.
La sera della prima, l’ultimo movimento venne aspramente criticato perché incomprensibile, e l’editore Artaria chiese a Beethoven di sostituirlo con un altro movimento. Il Maestro lo fece, ma solo in cambio della pubblicazione autonoma della Grosse Fuge come Opus 133 (da cui lo stesso Beethoven trasse poi una trascrizione per pianoforte, pubblicata come Opus 134).

Questa la storia.

Ieri sera finalmente ho ascoltato la Grande Fuga per la prima volta.

Sono ancora qui a chiedermi cos’altro mai possa significare musica moderna oltre e al di là di quelle note.

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  • …Ho finito da poco di parlare al telefono con una nuova, meravigliosa amica. Stamane, per caso, ho scoperto che è la madrina di quel cucciolo meraviglioso e biondo fotografato qui a destra. Già un po’ di stupore perché, se ricordi, proprio grazie a te avevo l’anno scorso – dopo quasi 30 anni – rintracciato Jean Passerin d’Entréves, mio compagno di scuola. Combinazioni, dico. Poi, dopo la telefonata con Marina, vengo qui a trovarti. Sto ascoltando (come sempre) della musica. E cosa sto ascoltando, secondo te, proprio nel momento in cui arrivo a questo post? Devo iniziare a preoccuparmi per le combinazioni? Segno del destino? ;-D Vabbé, contenta di averti ritrovato. Bacio. Mitì.

  • Anch’io avevo sentito parlare della Grande Fuga op.133.Solo in questa fase della mia vita a 30 anni ho sentito la necessità di ascoltarla.Io sono musicista ed è scandaloso che ho aspettato fino ad adesso per sentire gli ultimi quartetti per archi di Beethoven.Domenica 26 marzo 2006 quasi con timore come se qualcosa di straordinario dovesse accadere ho inserito il cd lettore con l’intenzione finalmente di sentire la Grande fuga op.133 nella straordinaria interpretazione del quartetto italiano.Sono rimasto alquanto impressionato e forse un po’ sconvolto.Questo capolavoro immenso passa da una violenza fonica,da una tensione espressiva spinta all’estremo a sezioni piu’ liriche ma cariche d’angoscia.E al termine della sezione lirica cosa significano quelle battute di inarrivabile bellezza quasi mozartiane?ho capito dall’ascolto della Grande Fuga l’anima di Beethoven,l’angoscia fortissima dei suoi ultimi anni di vita.Il mistero dell’opera 133 non è grande quanto l’universo?

  • penso potrebbe piacervi “per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome” di roberto cotroneo (ed. mondadori), proprio sull’ossessiva ricerca delle perfezione nell’eseguire quest’opera.
    a dire la verità io il libro l’ho letto, e non mi ha convinto del tutto…forse per la qualità della scrittura di cotroneo..che tra l’altro apprezzo molto, ma in questo caso è troppo..concentrata, come dire, troppo spessa, troppo intessuta di parole forse proprio alla ricerca della parola perfetta.
    NOn so, comunque..devo ancora ascoltarla, la grande fuga, e dopo aver letto i vostri commenti, non posso più evitarlo!!!
    certo che non simao più educati all’ascolto, certo che tanta parte dell’arte musicale va ormai perduta, spero non irrimediabilemnte..

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