Il blog di Antonio Tombolini

Ruini e l'otto per mille

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Secondo voi su cosa si dovrebbe reggere finanziariamente una confessione religiosa? Sulle libere offerte di chi intende sostenerla, direte voi. Giusto, dirò io. Ma in Italia non è così.

In Italia, fino al 1984, il clero cattolico veniva stipendiato coi soldi dello Stato (era la cosiddetta congrua), in base al Concordato firmato dal Vaticano con Mussolini nel 1929.

Nel 1984 Craxi e l’allora Segretario di Stato Vaticano Casaroli firmarono una revisione di quel concordato, che abrogava la congrua. Ah, bella notizia, direte voi. E no!, dirò io. Perché al posto della congrua venne inventato l’otto per mille.

Evabbè, direte voi, in fondo chi firma di dare l’otto per mille delle sue tasse alla Chiesa cattolica lo fa di sua volontà. E no, vi dirò io. No, perché la legge prevede che se io non firmo per nessuna destinazione dell’otto per mille, il mio otto per mille se lo prendono lo stesso le confessioni religiose convenzionate (tranne la Chiesa valdese, che fino ad oggi vi ha espressamente rinunciato), così che il cittadino che – non firmando – pensa di non dare soldi alle chiese, in realtà glieli dà lo stesso. E glieli dà in proporzione delle firme espresse.

Quindi, conti alla mano: il 64% degli italiani non firma per l’otto per mille, pensando (erroneamente!) di non versarlo. Del rimanente 36% che firma, l’87% firma per la Chiesa cattolica, che così, in base alla legge, si prende anche l’87% dell’otto per mille di tutti quelli che non hanno firmato. Notevole no?

Tradotto, ciò significa che la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) incassa ogni anno dallo Stato (solo per l’otto per mille) la bellezza di un miliardo (1.000.000.000,00) di Euro, o se preferite, per dirla alla Bonolis, duemila miliardi (2.000.000.000.000) del vecchio conio.

Evabbè, ridirete voi, ma in fondo con tutti quei soldi poi ci fa le opere buone! E no, mi toccherà rispondere a me: di tutti quei soldi, solo il 20% viene utilizzato per opere di carità (e gli spot pubblicitari solo di queste parlano, naturalmente). Il 30% viene utilizzato per pagare lo stipendio ai preti, e il rimanente 50%, la parte più grossa, per non meglio precisate esigenze di culto.

Sapete come si chiama tutto questo per Camillo Ruini? Lo trovate qua: democrazia fiscale.

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  • Non dirmi che queste cose le hai scoperte ora, perché mi verrebbe da pensare che allora è un bene la tua frequentazione dei radicali.
    Ma, mi domando, quando eri vice presidente dell’Azione Cattolica, di queste cose non ti informavi (gli anni sono quelli, più o meno, giusto)? E come la pensavi allora, circa il nuovo Concordato? Hai qualche tuo scritto per documentarlo? E l’AC come la pensava?
    E’ pura curiosità storico-politica.
    Friedrich

  • Aggiungo anche che tra le “opere di culto” potrebbero esserci tanti consistenti versamenti ad una miriade di associazioni e sigle vicine alla gerarchia. Si da il caso poi che questi bravi ragazzi, destinatari dell’obolo, abbiano girato consistenti fette di quanto proviene dall’otto per mille ad un “Comitato”. Si un “Comitato” che si è distinto per la ricca campagna a favore del “non voto” al recente referendum. Per aver detto questo in pubblico, durante un dibattito a cui partecipava Antonio, mi sono beccato la solenne promessa, da parte di un dirigente dell’AC di essere citato in Tribunale. Attendo con serenità, ma sto anche attivamente cercando chi sia pronto a rompere il muro di omertà per mettermi in mano qualche carta che comprovi la triangolazione. Se ne avete elementi mandateli magari a Simplicissimus!
    Grazie e saluti Gianluigi

  • con l’inter si dice: “non vincete mai”
    Con voi si può dire solo non sapete perdere: e ai radicali i soldi chi li dà. Sono assenti dal parlamento eppure rimangono sempre in piedi
    Piantatela con questa propaganda ideologica e puzza, ma veramente puzza di muffa!

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