[Mio figlio ha deciso di fare la tesina per la maturità classica sulla Scarzuola: ottimo alibi per tornarci in aprile, a distanza di tre anni e mezzo dalla prima e ahimé finora unica visita al mistico luogo. Per l’occasione ho pensato di ripubblicare qui integralmente, senza modifica alcuna, il post che avevo dedicato alla Scarzuola nel mio vecchio blog, il 2 settembre 2002. Leggetelo: magari mi trovate insopportabile per tanti motivi, ma quel che leggerete qui, ne sono certo, non vi dispiacerà].
Avevo promesso di parlare della Scarzuola, un luogo straordinario, che ho conosciuto grazie a Marina e Köbi Wiesendanger. Cos’ha di straordinario questo posto? In fondo non è altro che un giardino…
Bene, devo mettervi in guardia. Devo fare, con voi che leggete, la stessa cosa che Marco Solari, il nume tutelare della Scarzuola, fa con tutti quelli che arrivano lì: chi si sente tranquillo, a posto con le sue cose, sicuro di sé, soddisfatto, è meglio che smetta di leggere qui.
La Scarzuola, antico convento francescano andato distrutto di cui Marco Solari ha rimesso in sesto i pochi resti disponibili (tra i quali un enigmatico e antichissimo frammento di affresco raffigurante Francesco), non è affatto un giardino. La Scarzuola è un pericolosissimo percorso di iniziazione.
Il convento, ormai abbandonato da decenni e in malora, fu comprato nel 1956 da Tommaso Buzzi, il più grande architetto italiano del ventesimo secolo. Ecco, già vi sento: Eh, ma dai, figurati, io sono architetto e non l’ho mai sentito nominare… Prego accomodarsi, fuori di qui. Se vi state dicendo questo, e non vi coglie il minimo dubbio, ripeto, smettete di leggere. E soprattutto non andate alla Scarzuola! Ed è inutile che cercate Tommaso Buzzi in rete, troverete poco o niente. Neanche una foto, per esempio. Come mai?
Tommaso Buzzi (1900-1981) è con Gio Ponti (guardate quante cose trovate, al contrario, su Gio Ponti in rete!), nella prima parte del secolo, il maggior esponente della scuola milanese. Insieme fondano la storica rivista Domus, e insieme firmano alcuni dei progetti più noti. Arrivano persino a mettere in piedi insieme (e con Paolo Venini, della storica Venini di Murano, di cui Buzzi era direttore artistico) una società per commercializzare le loro opere di design. A quel tempo, l’architetto Buzzi è famosissimo e riverito ovunque, università inclusa: ordinario di Disegno dal Vero al Politecnico di Milano.
La sua fama non si oscura con la guerra, anzi: nel dopoguerra è Gio Ponti ad elemosinare le attenzioni di Tommaso Buzzi, che invece lo allontana da sé rimproverando a Ponti un eccesso di compromessi col regime fascista. Nel frattempo Buzzi è l’architetto che nessun potente italiano può farsi mancare. Viene chiamato per i suoi lavori da tutta la nobiltà romana, da intellettuali di destra e di sinistra, dagli Agnelli e dai Pirelli, da ecclesiastici e politici. Non scrive più sulle riviste specializzate dei suoi colleghi che rimprovera di accademismo, ma solo su Vogue e Harper’s Bazaar. Insomma, nel secondo dopoguerra Buzzi è certamente l’architetto più noto d’Italia, e il più ricco. Poi…
Nel 1956 Tommaso Buzzi compra un convento ridotto a rudere nei pressi di Orvieto: la Scarzuola. E comincia a lavorare freneticamente al progetto della sua città, la Buzzinda. Dà vita a una delle più incredibili, inaspettate, straordinarie fantasie architettoniche realizzandola, trasferendosi a vivere lì, passando in cantiere con gli artigiani del luogo gran parte del suo tempo, interpretando per loro i suoi schizzi realizzati a due mani (disegnava e correggeva con la destra e la sinistra contemporaneamente), dando vita a un percorso in cui verde, acqua, fuoco, terra, vita e morte, divini e mortali si integrano. Una summa onirica e coinvolgente di tutto il suo sapere architettonico, ma anche filosofico storico e sapienziale.
Ci lavora fino al 1976. Nel frattempo, sgomento di fronte a quest’opera, l’establishment culturale e accademico immediatamente e come un sol uomo emargina Tommaso Buzzi e le sue stramberie. A costoro, che gli chiedono ragione di come un architetto serio e importante come lui possa lasciarsi andare a certe cose, Buzzi risponde Quando sono con voi sono vestito, e in cravatta; quando sono qui, alla Scarzuola, sono nudo, e questo non potete sopportarlo.
Per questo di Buzzi e su Buzzi non troverete quasi niente. Per questo chi volesse conoscerlo nudo è bene che si compri questo piccolo preziosissimo libro: Tommaso Buzzi: Lettere, Pensieri, Appunti. 1937-1979
Buzzi lascia incompiuta un’opera incompiuta per sua natura. E’ Marco Solari – della cui insostituibile guida chi voglia visitare la Scarzuola non può assolutamente privarsi! – a riprendere in mano i suoi disegni, e a proseguire l’opera, e ad introdurre con pericoloso entusiasmo i visitatori ai misteri di questo straordinario e teatrale percorso di meditazione e di iniziazione.
Sono andato a visitare un giardino. Ne sono uscito diverso, e non mi era mai accaduto. Adesso siete avvisati, fate voi.
Ho saputo dell’esistenza de LA SCARZUOLA e del suo ARCHITETTO, per caso, dopo una gita scolastica di mia figlia (5° ginnasio).
L’insegnante mi diceva, a proposito del sito e del suo autore, che “…purtroppo, per quanto abbia cercato, non si trova nulla che ne parli…”
Ho capito,senza averlo visitato, che sulla strada del … NOSCE TE IPSUM …per UOMINI NUDI, è un luogo importante, quindi …FARLO CONOSCERE.
…dai Antonio nn fare così..se riesci vieni a Milano fino al 14 apriel in via Moscova n.33 nel Cortile della Seta c’è una mostra ” tomaso Buzzi.Schizzi e ghiribizzi.”..sul corriere della sera di oggi 9 aprile trovi tutto…forse nn tutto è come pensi..ciao sil.
Ho visitato proprio ieri la Scarzuola e ne sono rimasta profondamente colpita! E’ un luogo magico che ti avvolge nella sua bellezza e nella sua armonia regalandoti una pace che e’ difficile trovare nel nostro confuso mondo quotidiano! Grazie a Marco Solari che con il Suo impegno e la Sua passione ha permesso che il pensiero di Bussi si realizzasse, concedendo anche a noi di gustare seppur per un momento di tanto incanto…..E’vero “Sono andato a visitare un giardino. Ne sono uscito diverso, e non mi era mai accaduto.”
Cristina Mochi
Sono andata a visitare la Scarzuola sabato scorso..l’ho scoperta grazie alla tv(strano ma vero!!!)
Non riesco ad esprimere quello che ho provato nel vederla..ma una cosa è sicura:ne sono uscita diversa.
ho visitato la scarzuola con la mia famiglia il 14/08/06, ho due ragazzini uno di 12 e uno di 9 anni, c’erano anche altri amici. e’ un luogo indefinibile e mio figlio pietro alla fine della visita guidata, eccezionale la persona che ne è il responsabile; mi ha detto: babbo dopo tutte queste spiegazioni mi pare di aver capito che bisogna fare come la samaritana, posare la brocca ed scegliere un altra vita. ne sono rimasto colpito e francamente ripensando a quello che ha detto la guida e la parabola della samaritana, è vero bisogna avere il coraggio di lasciare i legami del passato ed affidarsi al futuro.
Posto mediatico e ben mediato dalla sua guida con un senso di indefinitezza e sospeso, di risposte da esaurire e di nuove
doamnde di riporre . Un tuffo in un mondo
di ricerca e meditazione lontani dall’ovvietà
di questo pazzosavio mondo , nello scrigno di
un Rinascimento che si palesa epoca nuova
obnubilato dall’austerità controrifornata.
Interessante sarebbe stata la lettura del progetto originale buzziano, con gli interventi scenici del giardino e delle sue essenze e l’evoluzione e la motivazione delle scelte di realizzazione successive.
ho visitato la Scarzuola in settembre con una gita di oltre cinquanta persone: il luogo è così magico che le ho dimenticate tutte. La guida così efficace che sembrava parlasse soltanto per me. La sua preparazione vasta e profonda mi ha fatto fare un’esperienza culturale davvero insolita per chi è in pensione da quasi vent’anni.
Adua
Siamo capitati alla Scarzuola per caso la scorsa settimana, è proprio come lo descrivi qui, magico, sacro e profano (abbiamo avuto la fortuna di vederlo con un gruppo di pensionati di Cuneo dei quali molti sono rimasti inorriditi, pensando forse di visitare un luogo ascetico).
L’effetto che descrivi, di sgomento e riflessione, non l’ho provato, forse perchè le cose che rappresenta le penso fin da quando ho memoria, invece ho avuto la sensazione di trovarmi a casa, e mi è venuta voglia di vivere in quel posto, e passare le mie giornate a condividere questa “follia” con gli altri.
Mi sono ripromesso di tornare a visitarla al più presto, con i miei amici più cari e con la macchina fotografica!
Ah! per chi già c’è stato, ritornasse a vederla, Marco ha realizzato il teatro e una prua della nave (chi c’è stato sa di che parlo) e forse a breve (ma non troppo) faranno delle rappresentazioni teatrali dove gli attori dovranno vivere dentro la Scarzuola prima di recitare!!
Luca
Ho visitato La Scarzuola per la prima volta Sabato 7 Ottobre 2006 e conto di ritornarci presto e con una preparazione migliore.
Ho bisogno di approfondire il percorso artistico e filosofico che ispira questo meraviglioso e colto progetto.
La imponenza e lo spessore di una realizazione così complessa e proiettata nel futuro mi ha per ora ispirato una voglia di approfondire anche altri temi,altre simbologie.
Sicuramente guarderò con nuovo entusiasmo anche la Sagrada Famiglia, quando in
primavera, come ogni anno, tornerò a visitarla e anche alcune illusioni ottiche di Salvador Dalì.
I legami di Buzzi con Giò Ponti li definirei convergenze parallele e non solo per il loro diverso modo di vivere la realtà sociopolitica del loro tempo pur ritrovando in entrambi elementi decorativi e linee e curve che sicuramente li avvicinano.
I materiali con i quali è costruita la città giardino, la loro fragilità, il loro essere destinati a non durare, a sbriciolarsi, a vivere. Come la vita che ha un inizio e una fine e che continuamente si rigenera anche grazie all’opera di Marco Solari e di che, dopo di lui, in qualche modo avrà cura e svilupperà quei disegni, eseguiti con due mani da Tomaso Buzzi e inseguirà non gli aquiloni ma i sogni e il pensiero di una creatura geniale,
Il cipresso folgorato, piantato el centro di una scenografia metafisica e su un terreno e in una zona dove i fulmini sono attirati dal terreno e dalla conformazione del posto, ci fa capire come altre saette si abbatteranno sempre su altri alberi e su di noi, sempre per rispuntare e svettare verso il cielo e la luce,da vivi e da morti.
Ecc. ecc.
un posto di questa terra che va oltre ..così mi viene di definirlo ; un luogo dove arrivare, entrare e mettersi in discussione diventa immediato e naturale. Un posto dove puoi riflettere per arrivare all’essenza, lasciandoti dietro ogni riferimento spazio temporale del tuo distratto quotidiano. L’Architetto Buzzi, l’uomo del divenire, ha cosi’ realizzato lì i sui sogni che sono percepibili da chi si incammina in questo giardino tra verde, pietre, prospettive, mistiche creature, dove passo dopo passo l’energia che vi si coglie accresce la curiosita’ dell’ospite, sino a condurlo al personale senso del mondo che ciascuno di noi proprio lì puo’ percepire. Quando la visita è terminata ed esci dai confini della Scarzuola, il Tuo orizzonte potrebbe essere cambiato. – Andateci, ma poi raccontate questo luogo solo a chi vi merita. Ciao, e… un vivissimo ringraziamento a Marco Solari .
ho visitato la scarzuola ed è meravigliosa, un viaggio nell’inverosimile.
ho bisogno di contattare Marco Solari, help me!!!!!!
francesca, chiama 0763.837463 e chiedi di lui.
Ho avuto la percezione di essere entrato in una dimensione diversa. In uno spazio nel quale, purtroppo ( o fortunatamente) si muovono in pochi. Se fate il percorso in gruppo, l’atteggiamento migliore e’ quello di chiudere gli occhi ( magari fatevi condurre per mano), ascoltare Marco nel luogo dove vi trovate fino a quando tace e poi aprirli. Sentirete salire dal profondo un senso di riempimento e di soddisfazione che aumenta durante il prosieguo del cammino. Ma se non vi liberate dei pregiudizi, azzerando cio’ che vi sembrava giusto finora, non godrete mai quello che Buzzi ha creato. E creato e’ la parola perfetta.
Ciao sono venuta a conoscenza della Scarzuola per caso , sfogliando le pagine di un giornale. Sinceramente pensando che fosse un opera molto conosciuta e che io ignoravo non ho prestato molta attenzione al nome pensando che sarebbe stato facile rintracciarla …bene tutt’altro ci sono voluti svariati tentativi per risalire al luogoal suo nome e progettatore e confermo quanto scritto nell’articolo , chiedendo a vari amici laureati in architettura , tutti pensavano che parlassi di un progetto mai realizzato e che ignoravano … Bè adesso il nome non me lo scordo più e rimasta incantata dalle immagini del luogo e dalla storia del suo creatore , spero di riuscire a venirla a visitare il prima possibile , sperando che nei prossimi anni tanta bellezza venga svelata agli occhi increduli di chi neanche sa quali tesori nasconde il nostro territorio ,ed amministrazioni o accademici ciechi e sordi che esaltano spesso mondezza del novecento e nascondono o fanno finta di non vedere i veri diamanti della creatività finalmente alzino la cortina della censura , ma la storia non insegna si ripete e forse è il destino di tutti i grandi essere scoperti da generazioni loro lontane! Intanto aspettando di riuscire a visitare questo luogo le cui sole immagini mi hanno fatto tanto sognare cercherò di documentarmi di più sul suo “ignoto ma ben noto” creatore !
Da quando ho letto su “la repubblica” del 4 agosto 2010 un articolo di Franco Marcoaldi sulla Scarzuola di Tommaso Buzzi mi è venuta una gran voglia di visitare al più presto questo luogo affascinante! Grazie..
sono amico di vecchia data di Marco Solari.so bene con quanta tenacia e forza di volontà sia riuscito in grande parte ,a finire lavori bravissimo Marcop è tanti auguri!!!
Ho scoperto l’esistenza della Scarzuola solo una settimana fa e per puro caso! Non vedo l’ora di andarci… Ho letto tutto ciò che c’è su internet, ma se qualcuno avesse altro materiale da darmi ne sarei felicissima!
Ps: grazie a Fabrizia Pastore, ho appena scaricato il pdf della Repubblica del 4 Agosto 2010! Qualsiasi altra indicazione è gradita…
Ho appreso l’esistenza della Scazuola attraverso il racconto di amici. La curiosità mi ha mossa alla ricerca di notizie utili alla comprensione di un luogo che di scontato non ha nulla eccetto il convento. Sabato scorso ho visitato la Scarzuola e grazie alla guida magistrale nella persona di Marco Solari ho compiuto un viaggio in-compiuto in me stessa. I tracciati storici-filosofici-psicoanalitici enunciati da Solari mi sono stati di grande aiuto non solo per la comprensione dell’opera d’arte ma anche e sopratutto per la ricerca del sè attraverso l’arte.
Ho visitato la città ideale qualche tempo fa , sono rimasta affascinata da tanta bellezza e’un luogo incontaminato dove terra e cielo si fondono insieme creando un’energia talmente forte che e’difficile da dimenticare….
Solari è un ottimo istrione, non un illuminato. La scarzuola, con lui passa in secondo piano, diventa il suo palcoscenico. Il luogo meriterebbe una visita in silenzio, senza sproloqui, (molte volte inesatti).Personalmente, il suo delirio solipsistico mi ha guastato lo spettacolo con l’estenuante ciarliera invadenza tipica dei “soffiatori”. per quel che riguarda Buzzi, non è difficile documentarsi ,basta fare ricerca in biblioteca (non su internet), anche questo è un cammino.
Sono stata in visita in questo magnifico ed ascetico posto , poco distante da casa mia insieme alla mia famigliae l’ho trovato veramente affascinante e carico di una profondità che credo non tutti siano in grado di apprezzare. Il suo ideatore (benchè per me fosse pressochè sconosciuto) credo che in questo luogo avesse colto veramente l’essenza del suo essere e che lo vedesse come un foglio bianco dove poter creare e distruggere ciò che sentiva e provava. Uscendo dalla Scarzuola è quasi impossibile non elaborare e riflettere sul percorso fatto nella propria vita e su come si è impostata la propria persona e le proprie certezze. Mi trovo d’accordo con Odo sul conto di Solari quando lo chiama “Istrione” perchè il suo ego e la sua personalità (eccentrica ed egocentrica) rischiano di offuscare il vero senso dell’opera di cui sicuramente non è l’ideatore ma solamente un esecutore, arrivando anche a contraddirsi in alcune inetrpretazioni delle varie scene e risultando a volte maleducato anche nei confronti dei visitatori.