Con un buon quattro anni di ritardo abbondante, l’Università di Princeton dice che la pubblicità è morta; Newsweek non esce per la prima volta in agosto per mancanza di pubblicità; Prima Comunicazione va in edicola con in copertina il volto spaventoso di Darth Vader a simboleggiare la crisi della pubblicità; Giulio Malgara infine, maestro di ottimismi e gran ciambellano della pubblicità italiana, si dice preoccupato proprio per una mia innocua frasetta:
La pubblicità non è viva se fa vendere di più, ma se fa
guadagnare di più; perché il costo pagato dagli inserzionisti necessario a
ripagare l’investimento è sempre più elevato col risultato che i costi finiscono
per superare i profitti generati dalla pubblicità.
Ve ne state convincendo anche voi? Allora fate una cosa, e stavolta datemi retta, partecipate al corso organizzato dal mio amico Mario Pagliaro per il 27-28 settembre prossimi: La fine della pubblicità – Comunicare l’impresa oggi. Credetemi, vi conviene.
la comunicazione politica può imparare qualcosa?
La tua, naturalmente, è pubblicità.
no è informazione.
la quale, se distorta, diventa pubblicità.
non confondiamo.
Piccolo-spazio-niente!
Sarà pure morta, ma io non me n’ero accorto, tanto ormai è pervasiva. Eppure, come dice da tempo Grillo, e come ha ripetuto sul suo blog, per convicere anche i presunti intellettuali “alla Platinette”, è solo uno degli effetti più…