Dieci anni fa, luglio 1995, la strage di Srebrenica, il più grave genocidio in terra d’Europa dopo la seconda guerra mondiale. L’esercito serbo-bosniaco, agli ordini del generale Mladic, pianifica e realizza il massacro dei bosniaci musulmani: separa le donne, i vecchi e i bambini (destinati alla deportazione) dagli uomini (comprendendovi tutti i maschi tra i 14 e i 65 anni)…
Per attirare tutta la popolazione in trappola senza insospettirla si
avvalgono dell’opera dei caschi blu dell’ONU presi in ostaggio, che per
paura o per corruzione, o per entrambi, si mostrano con le loro divise
e le loro bandiere fungendo da esca per le ignare vittime.
I maschi bosniaci musulmani di Srebrenica vengono massacrati con ogni
mezzo, con lo scopo di spegnerne il seme. Una volta uccisi, i loro
resti vengono passati sotto le ruspe, per essere ridotti in pezzi e
rendere più difficile il riconoscimento. La stima più prudenziale,
quella della Croce Rossa, parlò di settemila vittime. Altre stime
parlano di otto, dieci, dodicimila vittime. Ad oggi sono stati
ritrovati nelle fosse comuni, e riesumati, seimila cadaveri, di
cui solo duemila riconosciuti.
Oggi, proprio oggi, a dieci anni dalla strage di Srebrenica, in cui un esercito di cristiani, con la complicità di un plotone di soldati ONU olandesi, dalle conclamate radici cristiane, si rese colpevole del più tremendo genocidio del dopoguerra, massacrando migliaia di musulmani, Giuliano Ferrara decide che Tony Blair non gli piace più. Non va più bene, Blair, perché, nonostante l’attentato del 7 luglio scorso, non ha gridato allo scontro di civiltà e alla guerra tra islàm e occidente cristiano; non ha invocato nessuno stato di guerra né leggi speciali; non ha offerto ai media del mondo immagini forti, con qualche cadavere sbudellato da offrire sul mercato della disinformazione; di quelle immagini che Il Foglio
magari avrebbe impaginato subito alla sua maniera, ingigantendole, per
le quali è tanto grato invece ai terroristi iraqeni che gliene offrono
a piene mani.
Tony Blair, e con lui la regina Elisabetta, si sono concentrati su un solo messaggio: non cambieranno il nostro modo di vivere, difenderemo i nostri diritti. Rivolgendo questo messaggio a tutti i cittadini britannici, ivi compresi quelli che costituiscono la più grande comunità islamica europea.
E pensare che qui da noi, in Italia, eravamo già tutti pronti a
cogliere la palla al balzo per rilanciare a chi la spara più grossa, e
sentirci così pure noi un po’ protagonisti di questa guerra mondiale – come da qualcuno vagheggiato. E mica solo le cose folcloristiche di Calderoli!
No no: anche il serissimo sarcasmo di Cossiga, che di leggi speciali è il nostro superesperto; o i serissimi propositi del ministro Pisanu,
che invece di spiegarci quali misure preventive intende adottare,
invoca pure leggi speciali, e si spinge ad auspicare leggi che premino i pentiti islamici (ve l’immaginate quali verità
potrebbero venir fuori dalla prospettiva di un disperato musulmano cui
vengano fatte sventolare sotto il naso un po’ di banconote…); o dei
vari serissimi politici tutti compunti a spiegarci che costoro, i
terroristi, sono l’islàm che ha deciso di combattere i nostri valori ed
etica cristiana, alimentando così i fondamentalismi di casa nostra. Tutti spiazzati dall’ufficio stampa vaticano che – almeno – si è preoccupato di correggere lo svarione ratzingeriano (aveva definito gli attentati anticristiani, poi la parola è scomparsa dal testo ufficiale), cancellando proprio quella parolina cui Ferrara si era subito attaccato nel suo editoriale [file .pdf] del day after:
Sembra che ora ci provi il Vaticano, che
con Benedetto XVI ha usato ieri per la prima volta una parola desueta
ma significativa (“attentati antiumani e anticristiani”) e con il suo
Segretario di
Stato ha invocato “la fine dello scontro tra civiltà”, il che significa riconoscere che quello scontro è cominciato.
Macché, smentito, rimanendoci, c’è da supporlo, con un palmo di naso.
Figurarsi che Blair e il governo inglese, in questi anni, invece di
occuparsi di leggi speciali e stato di guerra e altre amenità, si sono
preoccupati – anticristiani che sono! – di mettere in atto condotte per la minimizzazione dei danni (riuscendovi) in caso di attentati, effettuando da tempo, ad esempio, esercitazioni
di massa con simulazioni di fuga dalla metropolitana, crisi del sistema
dei trasporti, blackout, emergenza nelle strutture ospedaliere…
Cose laiche, verrebbe da dire, che non accendono alcun entusiasmo in chi è così preoccupato dei valori e dell’etica.
Non ci abbasseremo a tanto, da noi: che si vada avanti blaterando di
guerre culturali, leggi speciali e misure straordinarie. Fino al
risveglio, chissà.
ti linko.
Intervento straordinario!
Hai letto Prodi? Così motiva il no al rifinanziamento della missione in Iraq. E non importa se sì o no, ma mi scandalizza il perché. Roba che neanche Chirac.
“…non siamo stati noi ad appiccare l’incendio, a mettere il paese in situazioni così complicate”.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/07_Luglio/11/prodi.shtml
ciao
Usare i morti di Srebrenica per insistere nelle proprie fissazioni da truama referendario. A dimostrazione che delle battaglie che conducete l’unica cosa che vi interessa è la battaglia stessa e non l’obbiettivo, altrimenti ai morti si porterebbe maggiore rispetto. Il primo commento che mi verrebbe è “che schifo”, ma poi penso che un “poveraccio” sarebbe meglio.
Condivido il disgusto di Harry (a cui faccio i complimenti per il suo eccezionale blog ;)…).
Inoltre ci sono alcune inesattezze:
A)E’ falso che il governo Blair non abbia emanato leggi speciali antiterrorismo dopo l’11 settembre. Il 12 novembre 2001 è stato approvato l’Anti-terrorism, Crime and Security Bill. Il testo è scaricabile qui:
http://www.publications.parliament.uk/pa/cm200102/cmbills/049/2002049.htm
B) Sia nella dichiarazione a caldo dopo gli attentati, sia intervenendo alla camera dei Comuni, Blair non ha affatto detto “difenderemo i nostri diritti”, ma ha espressamente usato il termine “valori”:
“It is important however that those engaged in terrorism realise that our determination to defend our values and our way of life is greater than their determination to cause death and destruction to innocent people in a desire to impose extremism on the world. Whatever they do, it is our determination that they will never succeed in destroying what we hold dear in this country and in other civilised nations throughout the world.”
(A mio modo di vedere il senso della dichiarazione non cambia molto, ma visto che secondo il nostro ospite chi parla di valori è un potenziale dittatore, la precisazione è d’obbligo).