La bella idea del Vino dei Blogger, lanciata da Imbottigliato all’origine qualche mese fa, giunge al suo quinto round. E’ Luca Risso a lanciare il tema della degustazione: un gustoso e opulento Merlot o un nervoso e snobistico Pinot Nero? E se andasse male: un mal riuscito, slegato e goffo Merlot o un diluitissimo magrissimo e diafano Pinot Nero?
Rispondere tutti e due, per le regole poste da Luca, non vale. Questo mi causerà qualche difficoltà. Non sono uno di quelli che si schierano alla Sideways (Merlot è banale, Pinot è cool). Ci sono momenti, cibi, situazioni che mi fanno schierare sul versante Merlot, e altri in cui divento Pinot-oriented.
Altro vincolo posto da Luca: il vino ha da essere italiano. Sarà forse questo a orientare alla fine la mia scelta: ho un’assai bassa stima dei Pinot Neri italiani, credo di averne bevuti non più di due o tre soddisfacenti, e mi sa che lascerò volentieri agli altri amici blogger l’onere e l’onore di cimentarsi alla scoperta di qualche Pinot Nero italiano degno. Dovessi decidere adesso, insomma, mi butterei su un bel Merlot. Ma c’è tempo sino a fine marzo, vi farò sapere…
Il pinot nero stilisticamente non rientra nei miei parametri degustativi, caratterialmente sono piu’ merlottista, anche se ti diro’ che un certo pinot nero di Albani, negli ultimi assaggi mi aveva sorpreso……
Io ho assaggiato un grande pinot nero italiano: Pinot Nero Linticlarus Riserva 2003 di Tifenbrunner. Provare per credere è veramente speciale. Ciao
no dico, e il Marzemino (decantato anche da Mozart) Superiore della Cantina di Isera (TN) lo vogliamo buttare via???
Merlot all the way: il Pinot nero è il massimo vino del pianeta, se lo fanno in Frnacia. Mi ricorda una dark lady: arriva in scena a passi felpati e ti turba ogni fibra, restando sempre al centro delle sensazioni con una presenza quasi indefinibile, come un presagio di fascinosa svenutra che ti ossessiona e ti ammalia, anche quando non è in scena. Ma questo miracolo della persistenza sottile spesso, troppo spesso si tramuta in una presenza invasiva e rompiballe, querula e ciabattona come una soucera. Accade sempre, per la mia limitatissima (ma qualificata) esperienza, con quei vinastri californiani tanto decantati da Sideways, che non a caso è ambientato nell’orrenda Napa valley fatta di mall e vigneti piatti, nulla a che vedere con la poesia assoluta della Sonoma county, una sorta di Chianti californian-messicano con vista sul pacifico proprio accanto all’orrida Napa.
Allora dico Merlot, succo d’uva rotondo e gustoso, delizia dello stomaco più ancora che del palato, cibo e bevanda da masticare a gran sorsate. Vino alla spina, lo chiamo nel nostro lessico famigliare, senza volerlo affatto sminuire: perché è buono quando è tanto, perché ti abbraccia, ti confornta e ti fa sentire nell’abbondanza.
In effetti, sono due mondi completamente diversi a cui secondo me corrispondono anche modi diversi di approcciarsi alla vita e alle persone. Aperti, estroversi, conviviali, esuberanti, diretti, talvolta perfino invadenti i merlottini; introversi, cerebrali, sottili, intriganti, eleganti, talvolta perfino snob i pinottini.
Filippo hai qualcosa contro i primi? :-O)
se si’ ….vengo a trovarti.
Adriano, non sia mai. Io sono dei pesci e come ben sai sono doppio, un po’ merlot e un po’ Pinot. Tu comunque sei senz’altro un Merlottone di quelli … 😉
Mah, io continuo a non capire il vostro manicheismo. Sarà che nasco democristiano, ma insisto: io a volte preferisco l’uno, a volte l’altro. Ah, dimenticavo: a volte perfino tutti e due!